Sacha Baron Cohen, il Dittatore dello stato libero di Hollywood

Sacha Baron Cohen è uno degli attori più discussi del panorama cinematografico mondiale. È diventato famoso per la sua totale distruzione dei canoni satirici convenzionali e incorrendo spesso in fermi di polizia. Ma Cohen non è solo questo. Anzi negli ultimi anni ha dato una vera e propria svolta artistica.
Sacha Baron Cohen nei panni di Borat

Sacha Baron Cohen è certamente una delle figure più dirompenti del panorama filmico mondiale. Noi tutti abbiamo nel nostro immaginario quel giornalista kazako capace di mettere in imbarazzo tutto il sistema americano. Quel Borat che, nella sua prima apparizione nel 2006 spaccò l’opinione pubblica tra detrattori del suo modo disturbante e completamente anticonvenzionale di fare black humor, e chi invece lo ha definito genio per i medesimi motivi. 

Se rapire Pamela Anderson non era bastato al reporter kazako, nel 2020 Borat è tornato sul grande schermo con un sequel ancora più efferato, in piena pandemia, toccando tasti estremamente delicati dal punto di vista politico e sociale. E lo ha fatto alla sua solita maniera: distruggendo qualsiasi paradigma della società che gli si parasse davanti. 

Ma nonostante tutto la tempesta satirica proveniente da Borat (che non risparmia donne, bambini, disabili e nemmeno la sua stessa religione ebraica), non tutti conoscono i suoi altri ruoli o personaggi che hanno permesso a Sacha Baron Cohen di non soffrire il confine al suo solo personaggio simbolo. Inoltre siamo in trepida attesa del suo nuovo ruolo nell’universo Marvel.

Non solo Borat, la triade dei personaggi di Cohen

Bruno, Il dittatore Hafez Aladeen e Ali G

Per quanto riguarda Borat, abbiamo brutte notizie per i fan de personaggio kazako. Ma per fortuna, oltre a lui, altri tre personaggi di Sacha Baron Cohen sono passati alla storia: l’aspirante gangsta rapper Ali G, il dittatore africano Hafez Aladeen e il giornalista di moda Brüno. 

Ali G, nel 2002, è il primo esperimento cinematografico di Sacha Baron Cohen. Fin da subito sono chiari gli intenti di giocare con gli stereotipi. Ali G infatti è una caricatura del tipico rapper di strada statunitense con la differenza che invece di cantare, intervista grandi, inconsapevoli personaggi di spettacolo, sport e soprattutto politica. Fin dal primo film dunque, Sacha Baron Cohen introduce il suo format prediletto, l’intervista, fondante anche e soprattutto dei mockumentary di Borat. 

Tra gli intervistati rigorosamente inconsapevoli ci sono nomi di spicco a partire dall’astronauta Buzz Aldrin fino al cestista Shaquille O’Neal, passando per i coniugi Beckham e Donald Trump.

Nell’ordine di fama dei personaggi creati da Sacha Baron Cohen, immediatamente dopo Borat, c’è sicuramente il famoso dittatore militare dello stato immaginario di Wadiya, Hafez Aladeen.

Con questo personaggio, liberamente ispirato alle figure di Gheddafi e Saddam Hussein, Sacha Baron Cohen mette alla berlina innumerevoli figure politiche internazionali, a partire dalla dedica al dittatore nordcoreano Kim Jong-Il (le cui finte ceneri vennero gettate da Cohen addosso al conduttore Ryan Seacrest durante la notte degli Oscar), passando per i generali delle primavere arabe e ovviamente non potevamo mancare noi con l’allora primo ministro Silvio Berlusconi, intento a passare una notte d’amore con Megan Fox.

Ennesima figura giornalistica dopo Ali G e Borat, Brüno è un giornalista austriaco che si occupa di moda. Tutta la pellicola è polarizzata sull’omosessualità di Brüno che è la vera e propria discriminante delle reazioni delle persone intervistate. In molti reagiscono con violenza alla notizia della sua omosessualità, ma ciò non distoglie il giornalista dal suo unico obiettivo: diventare famoso. Per farlo proverà diverse strade: dal fare porno con politici, al farsi rapire dai terroristi, passando per la mediazione nel conflitto israelo-palestinese all’adozione di un bambino nero di nome Mike Tyson.

La svolta drammatica di Sacha Baron Cohen

Sacha Baron Cohen nella serie tv The Spy

Nonostante la sua carriera sia stata costellata di interpretazioni per lo più satiriche (che per altro gli sono valse 2 Golden Globe come miglior attore per entrambi i Borat), Sacha Baron Cohen è un attore a tutto tondo e lo ha dimostrato sia ne Il processo ai Chicago 7 sia nella serie tv The Spy

Nel primo, Cohen non si snatura troppo dal suo tipico personaggio ma ne dà comunque una versione drammatica che gli vale una candidatura agli Oscar 2020. Il suo personaggio, Abbi Hoffman, è un attivista contro la Guerra del Vietnam e nel suo carattere c’è totale irriverenza verso l’autorità e perciò diverse condanne per oltraggio alla corte. 

Per The Spy invece, nonostante il tema lo tocchi molto da vicino e sia stato affrontato in passato da Cohen in modo auto-satirico, la sua interpretazione è più unica che rara. Vuoi per la necessità di discrezione obbligata dal personaggio (è una spia del Mossad infiltrata nel governo siriano), Cohen si mostra come freddo e impostato calcolatore. 

Dove altro l’avevamo già visto?

Sacha Baron Cohen in una scena del film Hugo Cabret

Anche coloro che quando si parla di Cohen non si limitano al solo geniale Borat, arrivano bene o male a elencare Il dittatore, The Spy o qualcun altro sopracitato. A molti sfuggono gli altri ruoli in film divenuti fin da subito cult e legati a grandi registi. Ad esempio le collaborazioni con Martin Scorsese (a brevissimo nelle sale con Killers of the Flower Moon) in Hugo Cabret e con Tim Burton in Sleepy Hollow sono certamente le più rilevanti.

Ma da non dimenticare sono anche la performance Sacha Baron Cohen nel musical I miserabili, al fianco di Hugh Jackman e Russell Crowe e il suo sodalizio con Adam McKay (autore tra gli altri di  in Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno e il secondo capitolo della saga di Anchorman.

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