Dalla casa di produzione de La persona peggiore del mondo, la Oslo Pictures, nel 2022 è arrivato nelle sale cinematografiche norvegesi Sick of Myself. Potente opera d’esordio di Kristoffer Borgli, il film è una satira sociale che riesce a trascinare i suoi protagonisti e gli spettatori in un vortice di follia crescente.
Presentato al 75° Festival di Cannes nella categoria Un Certain Regard, Sick of Myself stravolge la quiete di Oslo con un body horror grottesco e sanguinolento. I due insopportabili protagonisti portano sullo schermo l’archetipo del narcisismo e delle manie di successo, e per loro l’esito non può essere che tragico.
Sick of Myself: Trailer e trama
In una Oslo placida e tranquilla vivono Signe (Kristine Kujath Thorp) e Thomas (Eirik Sæther). Giovani e belli, i due sembrano la coppia perfetta. Lui è un aspirante artista che cerca di sfondare nell’ambito della scultura contemporanea, mentre lei lavora come cameriera in un bar della città.
All’improvviso i lavori artistici di Thomas iniziano a essere notati e viene adibita una mostra delle sue opere. Ma Signe non riesce a condividere la gioia per il successo del fidanzato, e sviluppa sentimenti di gelosia e invidia. Durante la cena in suo onore finge un attacco allergico alla frutta secca per far ricadere su di sé le attenzioni degli invitati.
Pochi giorni dopo legge un articolo sulle conseguenze nocive di un farmaco per l’ansia, il Lidexol, e decide di acquistarlo illegalmente e testarlo. Ne prende ingenti quantità, che le provocano gravi eruzioni cutanee sul viso e sul corpo. Ricoverata d’urgenza in ospedale, con il volto fasciato dalle bende, Signe è soddisfatta della sua mostruosità, che le dona una certa fama nei media locali. Ma la situazione le sfugge di mano e il prezzo da pagare sarà molto più alto di quello previsto.
Il dramma dell’eccesso

Sul motivo del comportamento assurdo dei suoi personaggi il regista Borgli ha spiegato: “Chiunque di noi può identificarsi con i protagonisti: a differenza loro, noi però facciamo di tutto per non agire in maniera impulsiva rispondendo a regole sociali e morali. Signe e Thomas, invece, ignorano ogni etica e non si preoccupano delle ripercussioni delle loro azioni: a noi tocca tollerarli e non necessariamente comprenderli.”
Quella tra Signe e Thomas è una battaglia senza esclusione di colpi sul campo dell’egoismo. Entrambi hanno come unico obiettivo il primeggiare sull’altro per guadagnarsi la fama. Le installazioni artistiche di Thomas nascono da mobili rubati e riassemblati tra loro. Signe è una bugiarda patologica, che si autoinfligge una malattia della pelle.
Lo spettatore non può che restare sbalordito di fronte alle azioni della coppia. Non si può provare empatia per Signe e Thomas, che sono l’unica causa del loro male. Portati all’eccesso, i due rappresentano tipi fissi: la stereotipizzazione del narcisismo, del bisogno esibizionistico di attenzione e di ammirazione.
I sentimenti di inferiorità di Signe, la sua vulnerabilità, rappresentano l’altro aspetto del disturbo narcisistico. Non ci sono regole nel mondo in cui si muove la coppia. Borgli ha creato uno scenario esagerato, che ricorda agli spettatori la necessità di avere freni.
La maschera di Sick of Myself

Simbolo del film è la maschera di garza indossata da Signe nella prima fase della malattia. Il tema della maschera nel cinema horror è molto ricorrente. L’espressività fissa e spietata, l’impossibilità di vedere il vero volto del personaggio e la disumanizzazione conseguente sono capisaldi del genere. Opere cinematografiche come Occhi senza volto (Franju, 1960) e La pelle che abito (Almodóvar, 2011, di cui abbiamo parlato meglio qui) hanno mostrato l’orrore del volto sfigurato e il tentativo di ricostruirlo.
Al contrario la protagonista del film, Signe, non vuole che il suo volto torni come prima. Il suo viso diventa per lei mezzo per raggiungere il successo, e più aumenta il suo bisogno di fama più questo viene deturpato e martirizzato. L’esibizionismo la porta a distruggere il suo corpo, a lacerarlo, a renderlo performance artistica molto più delle installazioni create da Thomas.
La machera indossata da Signe inquieta, ma il volto celato sotto è molto più spaventoso. E nell’era della body positive Signe immagina di poter sfruttare ciò a suo vantaggio. Borgli mostra a noi spettatori le fantasie di successo della giovane, il suo piano di diventare una modella di alta moda. Ma nella realtà non tutti sono pronti ad accettare fino in fondo la deformità di Signe.
Cos’è il body horror?
Sottogenere dell’horror, il body horror provoca sentimenti di paura nello spettatore attraverso la rappresentazione di deformità fisiche nel corpo. I temi più ricorrenti sono le mutazioni genetiche, le mutilazioni o le malattie deturpanti, come nel caso della protagonista di Sick of Myself. Di solito la deformità del corpo è accompagnata dalla degenerazione della salute mentale del personaggio. E così più va avanti l’imbruttimento esteriore di Signe, più peggiorano anche le sue bugie e il suo narcisismo.
Il film di Borgli, attraverso il suo eccesso, racconta una società moderna annebbiata dal desiderio di apparire. Come ha dichiarato il regista: “Alla fine, non ne usciranno indenni, motivo per cui considero il film una parabola. Accetto volentieri ogni interpretazione ma per me il mio film, Sick of Myself, è principalmente destinato a prendere in giro gli aspetti più oscuri della vita e delle società moderne.”
Sick of Myself è un film disturbante e crudele, che tiene lo spettatore incollato allo schermo e gli fa domandare se, in fondo, non desideriamo tutti almeno 15 minuti di fama. Nelle sale italiane dal 5 ottobre.