Rod Steiger, uno dei villain più amabili della storia, avrebbe compiuto oggi 98 anni. E in occasione del suo compleanno abbiamo deciso di celebrarlo così, con una classifica Top 10 che forse non gli renderà del tutto giustizia, vista la vastità dei ruoli da lui ricoperti, dalla giovane età fino agli ultimi anni. Ma ci abbiamo provato. E lo abbiamo fatto includendo sia la sponda cinematografica americana, che quella italiana, che lo aveva idealmente adottato. Tra i più versatili della sua generazione, passa con facilità dall’essere Napoleone, un papa (E venne un uomo), e persino un prete alle prese con un esorcismo nell’horror Amatyville.
10. La calda notte dell’ispettore Tibbs (1967)

Villain non del tutto villain, ma pur sempre una rappresentazione da Oscar. Il tipico poliziotto di provincia, panciuto, bigotto e razzista, un pò classe redneck, (Bill), arresta un detective afroamericano, Virgil Tibbs, (Sindey Poitier), con falsa accusa di omicidio. “I got the motive, which is money, and the body, which is dead” – l’alibi del denaro e un corpo morto, sono quindi sufficienti. Dalle vicende, però, nasce una collaborazione tra i due e una chimica su schermo che ricorda quella del duo di Giù la testa.
9. Sol è L’uomo del banco dei pegni (1964)

Steiger è Sol Nazerman, sopravvissuto all’orrore dei lager nazisti, almeno con il corpo. Ma dell’uomo rimane solo un arido banchiere di Harlem, pungente verso chiunque osi mettere piede nel suo stesso negozio. Anche in questo caso, non lo abbiamo pizzato al vertice della classifica: più che un villain, si tratta di un antieroe. Un uomo comune, forse proprio per questo ancora più complesso da interpretare, quasi banale. Frutto di quella stessa banalità che il male lo aveva creato, direbbe Hannah Arendt.
8. Rod Steiger in Il dottor Zivago (1965)

Titolo pluripremiato rimasto nell’immaginario collettivo. Diretto da David Lean, raggiunge la luce grazie alla mediazione di Carlo Ponti. Omar Sharif nel cast. Steiger è Viktor Ippolitovich Komarovsky, voltagabbana all’interno della Rivoluzione Russa, doppiogiochista, sciupafemmine, traditore. E per questo, la posizione se la aggiudica in pieno.
7. Villain perfetto: Vento di terre lontane (1956)

Entriamo nel genere western, e anche nel vivo della classifica, dato che Steiger incarna finalmente il perfetto cattivo del genere, cowboy viscido, provocatore, opposto alla classica fazione dei “buoni”, rappresentata da Jubal Troop (Glenn Ford). Steiger si diverte nel convincere Shep, (Ernest Borgnine) che sua moglie lo stia tradendo, innescando la goccia cinese del dubbio. Definito spesso come un Otello western, forse non particolarmente complesso nella storia, ma offre uno Steinger intrigante nel suo essere fastidioso.
6. Passo indietro con Fronte del porto (1954)

Facciamo forse un passo indietro a livello di antagonismo con Fronte del porto, ma l’accoppiata con Marlon Brando è rimasta nella storia, tanto che L’ American Film Institute lo ha inserito tra i 19 migliori film di sempre. La storia di due fratelli, Terry, ex pugile (Brando) e Charley, parte della malavita portuale newyorkese (Steiger). Caino e Abele, Steiger lo tradisce due volte, la prima facendogli perdere un facile match “I coulda been a contender”, l’urlo di rammarico di Brando. La seconda facendolo entrare suo malgrado nella stessa malavita. Accenti stretti e sguardo basso, contraddistinguono uno Steiger non troppo pentito. (Se invece volete addentrarvi in una classifica sulla filmografia di Marlon Brando, qui la nostra Top 10!).
5. Ponzio Pilato in “Gesù di Nazareth” (1974, di Franco Zeffirelli)

“Mi chiedo chi è il vero nemico”. Forse tra gli interpreti di Ponzio Pilato che più hanno dato al personaggio una natura sì, indifferente ma anche, forse per solo un momento, dispiaciuta. Un personaggio arguto, così diverso dall’interprete più crudo della versione di Mel Gibson. Zeffirelli raffigura la scena immaginando in realtà le crude immagini dei giorni da partigiano durante il fascismo, l’indifferenza dei soldati nazisti e il perfetto trasfer su un perfetto Steiger.
4. Rod Steiger è Al Capone (1959)

Film di Richard Wilson, sul famigerato gangster. Lo avevamo visto nel 2020 nella versione di Tom Hardy. In questa, invece, Steiger ripercorre davvero tutte le fasi del personaggio, dall’ascesa nella città di Chicago, fino all’arresto, avvenuto in realtà con l’escamotage dell’evasione fiscale. Un film molto dettagliato a livello storico e uno Steiger asciutto, perfetto col suo sigaro e il suo vestiario anni ‘20.
3. Edoardo Nottola di Le mani sulla città (1963)

Regia di Francesco Rosi, con cui Steiger ha lavorato anche su Lucky Luciano. Crolla un palazzo in Vicolo Sant’Andrea, urla, e un bambino viene estratto dalle macerie come un cristo velato tra i palazzi. Ma l’argomento non è all’ordine del giorno, “voi della sinistra speculate anche sulla morte dei cittadini”. Si cerca di far nominare una commissione d’inchiesta per indagare sui brogli edilizi, e ci si riesce pure “appunto perchè stiamo sotto alle elezioni”. Steiger si immerge perfettamente nell’affarista edilizio Nottola, si italianizza nei gesti di quell’Italia trasformista che ricorda tanto quella di Fontamara e i suoi “cafoni”.
2. Rod Steiger è Mussolini: ultimo atto (1974)

Verso la cima della nostra classifica con l’opera maestra di Carlo Lizzani. Chiamarlo villain sarebbe un eufemismo, eppure non si può non rimanere per un attimo affascinati dall’inquietante pacatezza di Steiger nel raffigurare Mussolini, fino quasi a confondere l’immagine di quello reale. Ancora più forte è la scelta di incentrare la storia sulle ore che precedono la fine, quelle che sfoceranno in Piazzale Loreto. Senza però trasformarsi in forma documentaristica, Steiger lavora in sottrazione, riportando la freddezza e il delirio trasognato degli ultimi attimi.
1. Il temibile Miranda in Giù la testa (1971)

E in cima alla Top 10 non potevamo dimenticare il capolavoro di Sergio Leone, Giù la testa, parte della Trilogia del Tempo. Un ritorno nel west: il duo James Coburn (John Mallory) e Rod Steiger (Juan Miranda) si incontrano, loro malgrado, nel bel mezzo della Rivoluzione Messicana di Villa e Zapata. Più diversi di così non potrebbero essere, uno è un idealista, l’altro rappresenta quel popolo che gli stessi ideali hanno mandato a morire. Dopo 9 villain, questo è forse il più reale, più grezzo e pieno di sfumature, e quando glielo si fa notare, ti manda a quel paese con una facilità estrema.
Forse 10 titoli non saranno esaustivi, e infatti vorremmo tirarne fuori uno dalla classifica: Il grande coltello, di Robert Aldrich, storia di un fallito e cadente attore hollywoodiano, non poi troppo distante, pensandoci, dal recente Rick Dalton di DiCaprio. Solo che Steiger ci viene volenieri a girare gli spaghetti western in italia, e piange pure davanti ai messicani, in Giù la testa. Ma da parfetto American Pie, finisce i suoi giorni a Los Angeles, con la scritta “See you later!” sulla bara. Ci vediamo, come non fosse mai davvero andato via.
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