L’8 maggio 2023 ricorre il 117º anniversario dalla nascita di Roberto Rossellini. Capostipite assoluto del suo settore, Rossellini, col suo Roma città aperta, mostrò per la prima volta al mondo il movimento progressista del neorealismo cinematografico, che rese l’Italia grande in tutto il mondo.
Nella sua carriera il cineasta è stato innovazione, democrazia, progresso e realtà: tutto filtrato dal suo occhio attento ed esperto, in un cinema profondamente attuale nonostante le evidenti discrepanze storiche e temporali. Un’opera, quella di Rossellini, a tratti documentaristica, che sconvolge tutt’ora in quanto ad asprezza e senza la quale non avremmo, molto probabilmente, gran parte del patrimonio filmico attuale.
Roma città aperta e il neorealismo

1945. Il regime fascista è appena caduto, lasciando alle sue spalle anche la Seconda Guerra Mondiale. L’Italia è un covo di macerie e rovine provocato dal conflitto, e aleggia la volontà di riprendersi. Roberto Rossellini è regista di un’opera di fiducia nel suo paese, registrando in sincrono un momento poi diventato storico (qui la nostra rassegna di film rappresentativi dello spettro fascista).
Secondo il regista Otto Preminger esiste un “prima e un dopo Roma città aperta” in grado di determinare una scissione netta nella storia del cinema mondiale. L’importanza di questo film è inenarrabile dal punto di vista documentario, politico e artistico, e Rossellini spiana la strada ad un intero filone cinematografico di cui lui stesso si renderà protagonista.
La sua è un’essenzialità alla quale è inizialmente costretto per mancanza di attrezzatura adatta (alcune scene sono addirittura girate senza cavalletto e risultano traballanti). Solo in seguito questa semplicità si fa valore portante del neorealismo. Il regista sceglie di proposito Anna Magnani e Aldo Fabrizi: due attori di varietà ancora in grado di mantenere il contatto col popolo sullo schermo. Una produzione cruda e spettacolare nel suo essere realistica, che costituirà le basi del genere vigente del cinema italiano di lì al decennio successivo.
Il Paisà di Roberto Rossellini

Secondo della trilogia neorealista, Paisà si divide in sei episodi che narrano la liberazione dell’Italia dal fascismo dal Sud al Nord tra il 1943 e il 1945. In una sorta di videocronaca, Roberto Rossellini studia la gente e l’aria della Sicilia, passando per Napoli e Roma, deviando per Firenze e l’Emilia Romagna e culminando sul Po.
Tutti i personaggi sono, appunto, paisà: compaesani legati da una circostanza storica in cui essere solidali era la necessità essenziale. Il senso comune è l’attesa; aspettativa di un’inesorabile sofferenza che necessariamente, prima o poi, arriverà. In questo senso, Paisà è prova esemplare di neorealismo, e Roberto Rossellini raffigura in maniera veritiera la bella penisola nella sua dicotomia multiformità-unità.
Ciò che salta all’occhio in un film crudo ed essenziale sono i valori della coesione e dell’umanità. Gli episodi terminano in apocope: in maniera secca, priva di effusione emotiva, così come la pellicola, che emoziona e commuove senza necessità di espedienti scenici o narrativi.
La disperazione di Germania anno zero

Il terzo ed ultimo tassello della trilogia riesce a delineare una situazione ancor più disperata. L’anno zero è il grado di una nazione ridotta all’osso dopo aver distrutto l’Europa intera. Edmond è un giovane ragazzo di Berlino, convinto dal suo professore ad adottare ideali nazisti facendoli permeare nella sua stessa realtà familiare.
Edmond viene studiato con introspezione, e il regista indaga le sue paure ed i suoi sensi di colpa, personificando la Germania post-hitleriana nei rimorsi di coscienza di un ragazzo. Un paese pentito e colpevole porta su di sé un peso insopportabile, riprodotto dai dubbi del giovane, in preda a ripensamenti e rimorsi di coscienza.
Ulteriore innovazione del film -utilissima all’intento (neo)realista- è quella della passeggiata del personaggio. Edmond si rende protagonista di una lunga balade in una scena muta ma ancora oggi profondamente toccante, portatore di uno sguardo rivolto alla sua terra ancor prima che alla sua interiorità.
Stromboli terra di Dio: la collaborazione con Ingrid Bergman

La seconda fase dell’attività di Roberto Rossellini porta il segno di una collaborazione lavorativa ed amorosa fondamentale: quella con Ingrid Bergman. Galeotta fu una lettera che l’attrice svedese scrisse al regista in cui gli proponeva di collaborare.
Stromboli terra di Dio costituisce un nuovo inizio anche dal punto di vista narrativo: Rossellini passa da un’analisi collettiva ad un più intimo studio del singolo (che già era cominciato con Germania anno zero), a partire da elementi di inquietudine e crisi dei suoi personaggi. Anche la cinepresa sembra scovare sempre più evidentemente nell’interiorità della persona.
Decisamente diverso dalle sue precedenti opere neorealiste ma vicino in quanto a crudezza di racconto, il film approfondisce la fragilità di una donna confinata in una Stromboli primitiva e ostile. Con toni veristi e per certi versi affini a quelli verghiani, Rossellini mostra l’estetica dell’isola in bianco e nero, catturando perfettamente il divario con il carattere del personaggio interpretato da Bergman.
L’ultimo Roberto Rossellini: Viaggio in Italia

L’apice della collaborazione con Ingrid Bergman arriva con Viaggio in Italia. Una coppia di coniugi inglesi viaggia in Campania in una vacanza cruciale per l’incrinarsi del loro matrimonio. La Bergman è qui una donna riservata e introversa, che sprigiona una parte inedita di sé quando entra a contatto con il popolo partenopeo.
Roberto Rossellini ricalca lo stile di James Joyce e rende la coppia protagonista di epifanie colpevoli del mutamento dei loro punti di vista. Gli scavi di Pompei e una processione religiosa diventano teatro di riflessione per i due coniugi e metafora di alcune situazioni interiorizzate che lo spettatore riesce facilmente ad associare al contorno. Risiede proprio qui la bravura neorealistica di un regista come Rossellini: la capacità di rappresentare con la fotografia elementi reconditi e intrinsechi dell’essere umano.