ll 25 Aprile 1945 l’Italia viene liberata dal nazifascismo dopo l’insurrezione dei partigiani del Comitato di Liberazione Nazionale. La domanda che ricorrerà in quest’articolo sarà: “Da che cosa ci siamo liberati?” Per noi che siamo cronologicamente distanti da quelle vicende, il cinema è un mezzo fondamentale per sentirci vicini nel sentimento. Ci permette di condividere un tratto della nostra memoria storica con chi quegli anni li ha vissuti e pagati caro, e ci garantisce una consapevolezza civile necessaria invece per gli anni che verranno.
Dei 10 film che vi proponiamo sottolineeremo gli aspetti del fascismo che in essi emergono, così da comprendere meglio oggi da cosa stiamo festeggiando la Liberazione. Saranno in ordine cronologico, dal più lontano al più vicino al 25 Aprile 1945. Quindi liberi sì, ma da che cosa? Sarà questa la cantilena.
10 giugno 1924: Il delitto Matteotti

In questo film del 1973 di Florestano Vacini il fascismo da cui il 25 Aprile ci ha liberato appare subdolo e prepotente, agli inizi del ventennio. Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti viene sequestrato, dopo aver contestato la maggioranza ottenuta alle elezioni dal Partito Fascista, e il suo corpo martoriato viene trovato soltanto due mesi dopo, il 17 agosto. Mussolini si dichiarerà mandante senza assumersene la responsabilità penale. Il film ripercorre la brutalità di questo fatto e soprattutto ne anticipa le conseguenze: lo scioglimento della Camera e la soppressione della libertà di stampa. Siamo liberi, allora, da un potere che uccide, non accetta opposizioni e reprime, “che porterà la Nazione allo sfacelo” (per citare la voce fuori campo nei titoli di coda).
10 anni prima del 25 Aprile: Cristo si è fermato a Eboli

Cristo si è fermato a Eboli, del 1979, dalla regia di Francesco Rosi ripercorre il romanzo di Carlo Levi del 1945. Lo scrittore e medico torinese, antifascista, viene costretto al confino in Lucania e dai suoi anni di esilio trae lo spunto per scrivere il libro. Un sud Italia dimenticato, fuori dal mondo, in cui superstizione popolare e povertà sono l’unico sostentamento degli abitanti. Un sud Italia in cui chi ha il potere in quelle terre di contadini sostiene Mussolini. Il 25 Aprile ci libera dall’arretratezza e dalla precarietà che reggono il mondo dei contadini di questo film e dal calcio in culo per spedirli il più lontano possibile, nei luoghi in cui nulla ha più valore politico, che veniva dato agli oppositori.
6 maggio 1938: Una giornata particolare

Nel film capolavoro di Ettore Scola, del 1977, guardiamo il fascismo con gli occhi di una famiglia di medio ceto che partecipa, ad eccezione della donna di casa, all’evento del secolo. Tutta l’Italia è ferma e sintonizzata per l’arrivo di Hitler a Roma, e lo stesso vale per il palazzo vuoto in cui si ritrova Antonietta, lasciata a casa dal marito e dai figli piccoli. La donna interpretata da Sophia Loren ci fa vedere quanto il fascismo a certe altezze fosse inconsapevole, rituale e tradizionale ma a volte privo di una reale motivazione che non fosse l’accettazione o il credito alle idee di qualcun altro (in questo caso il marito). Siamo liberi di partecipare ad una cerimonia pubblica anche se siamo donne e dobbiamo sistemare la casa; siamo liberi di non dover essere prima licenziati poi arrestati perché omosessuali; siamo liberi perché da bambini non siamo costretti ad indossare la camicia nera appena svegli.
25 luglio 1943: Il conformista

Il film in questione diretto da Bernardo Bertolucci nel 1970 è tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia. I protagonisti sono il professore di filosofia e spia fascista, Marcello Clerici, e la giovane promessa sposa Giulia. Già il titolo ci lascia intendere da cosa, attraverso Moravia e Bertolucci, capiamo di essere liberi (o quasi) dopo il 25 Aprile. Da una società borghese conformata in ogni suo aspetto, a causa delle restrizioni della libertà che la stringono su tutti i fronti. Soprattutto ci parla molto il finale: assopita nel suo conformismo alla borghesia non è più permesso di guardare alla realtà per ciò che è davvero. Liberi da questo sonno allora, e dalle sue conseguenze velenose.
2 anni prima del 25 Aprile: La Ciociara

Ancora Moravia e poi Sergio Zavattini e Vittorio De Sica, La ciociara è un film sulla guerra, quella guerra che il fascismo ha voluto e portato avanti fra distruzioni e morti. Vediamo rappresentata la violenza degli Alleati e l’annientamento totalizzante della guerra. Siamo liberi, col 25 Aprile, dallo shock di Rosetta, dalla fuga di Michele e dalla fatica di Cesira per garantire una vita dignitosa a sua figlia. Il film che ha portato Sophia Loren all’Oscar è anche una storia di grande forza di quelle donne che, lasciate a casa perché incapaci di combattere la guerra, in quegli anni hanno combattuto dal fronte delle loro case battaglie che necessitavano comunque di coraggio ed intelligenza.
3 settembre 1943: Roma città aperta

“Se non finisce presto ‘sta guerra io divento scemo” dice Agostino nel film di Roberto Rossellini considerato IL titolo del neorealismo italiano, proprio da oggi disponibile su MUBI. Palma d’Oro a Cannes, esordio di Anna Magnani accanto ad Aldo Fabrizi, candidato agli Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale. È ancor più necessario guardare questo film oggi se consideriamo che è ispirato a due personaggi che realmente hanno subito i soprusi e le ingiustizie dell’ingiusto regime fascista. Don Pietro Pappagallo e Teresa Gullace (che diventa Pina nel film) ci aiutano entrambi, al caro prezzo sulla loro pelle, a capire da cosa ci ha liberati il 25 Aprile. Siamo liberi di non dover correre, come il piccolo Marcello, a raccogliere nostra madre in mezzo alla strada dopo che un tedesco le ha sparato perché avrebbe voluto che non gli portassero via l’uomo di cui è innamorata, che però è un oppressore del regime. Basta?
28 settembre 1943: Le quattro giornate di Napoli

Le quattro giornate di Napoli è un film del 1962 diretto da Nanni Loy. Descrive l’insurrezione popolare che dal 27 al 30 settembre 1943 i partigiani napoletani hanno condotto per liberare la propria città dai tedeschi. Siamo liberi di non farlo, ecco perché oggi c’è da festeggiare. Non dobbiamo sacrificare nulla come i partigiani (ad esempio Gennarino nel film) per poter essere al sicuro nelle nostre case. Questo è “il fiore della libertà” che oggi dovremmo saper proteggere almeno per rispettare quanti hanno lottato per farlo nascere senza poterlo veder crescere.
Ancora lontani dal 25 apile: La lunga notte del ’43

Ambientato nella Ferrara di Giorgio Bassani, dal cui racconto è tratto il film, La lunga notte del ’43 è il film d’esordio di Florestano Vancini, del 1960. “Una specie di gerarca fascista… Un poveraccio. Non credo che abbia mai fatto niente di male”: così col senno di poi Franco, nel film, definisce Aretusi incontrandolo alcuni anni dopo la fine della guerra. Un fascismo banale (come sempre il male) quello di chi ha qualche, se pur piccolo, potere. D’altro canto un’indifferenza diffusa e omertosa, figlia invece del fascismo della gente comune, senza incarichi ma immersa in quel clima di crudeltà e paura. Siamo liberi dalla sottomissione passiva a quelle dinamiche, proprio grazie a chi non ha abbassato la testa.
IL 25 Aprile: Novecento

L’inizio di Novecento, il film del 1976 di Bertolucci, è proprio il 25 Aprile 1945 in quell’Emilia cara al regista. Il lunghissimo film (5 ore e 20) ripercorre, in due atti, l’ascesa del fascismo ritornando indietro al 1901. I due protagonisti, Alfredo e Olmo, dal secondo atto in poi assistono ad un susseguirsi spaventoso di violenze, soprusi e ritorsioni da parte di quel fascismo che si è insinuato fra la già arretrata campagna emiliana. Guardando il film numerose sono le volte in cui saremmo tentati di coprirci gli occhi con le mani per la crudezza e la brutalità di alcune scene: ecco da cosa siamo liberi, dall’orrore che Novecento ci fa vedere. E dopo aver visto il finale, ambientato proprio nella giornata che oggi celebriamo, il 25 Aprile nessuno potrà più non commuoversi pensandoci.
Il post 25 Aprile: Mussolini ultimo atto

Mussolini ultimo atto è un film di Carlo Lizzani del 1974 con Rod Steiger (leggi la nostra top 10 dei suoi ruoli). Parte proprio da ciò che il 25 Aprile ha comportato: il disfacimento della Repubblica di Salò, la fuga di Mussolini e degli Alleati e l’arresto sul Lago di Como. il 28 Aprile 1945 a Giulino, in provincia di Como, Mussolini viene giustiziato e con lui muore Claretta Petacci. Siamo liberi dal bisogno di così tanta crudeltà per porre fine ad un dittatura crudele che non ha lasciato spazio ad altro per vent’anni. Siamo liberi dalle esecuzioni di 1984, conseguenza di un regime restrittivo, repressivo e fomentatore di odio.
Oggi è il 25 Aprile e tutto questo è “il fiore del partigiano morto per la libertà“.