Power Rangers: Una volta e per sempre: recensione di un ricordo

Arriva su Netflix, in collaborazione con Hasbro, Power Rangers: Una volta e per sempre, lo special che celebra il trentesimo anniversario dell'iconico frachise. Tornano le caratteristiche più classiche della serie in un prodotto che fa della nostalgia un suo elemento fondante.
Power Rangers: Una volta e per sempre, recensione di un ricordo

In occasione del trentesimo anniversario dello storico franchise, Hasbro e Netflix decidono di produrre lo special Power Rangers: Una volta e per sempre. Torna lo storico cast della prima serie datata 1993, insieme a vecchi nemici e nuovi volti. L’operazione portata avanti gioca sicuramente con un pubblico nostalgico e con un’affezione dei fan che potrebbe far preoccupare. Ma, alla fine, com’è il risultato?

Tutto familiare, niente sorprese

La storicità del franchise è indubbia. Tutti quelli nati tra la fine degli anni ’80 e i primi del ’00 ci sono cresciuti. La loro fortuna è da ricercarsi anche nel materiale da cui attinsero a piene mani: i Super Sentai giapponesi. Si trattava di prodotti relativamente a basso costo, che permettevano di ottenere qualcosa di semplice ma estremamente divertente e apprezzato, soprattuto per il target di riferimento. Quale bambino non andava matto per le trasformazioni, le armi e i robottoni?

E qui si ritrovano (come prevedibile) tutti i classici elementi del franchise, che non ha paura di esagerare e infatti pompa tutto al massimo con super acrobazie, esplosioni, mostri e assurdi marchingegni. Niente di anomalo insomma. Anche la classicissima colonna sonora torna. Viene rimaneggiata, tentando di aggiornarla, ma senza cavarne fuori qualcosa di davvero interessante. Tutto sembrerebbe davvero una copia carbone di ciò che siamo stati abituati a vedere.

Ma com’è davvero Power Rangers: Una volta e per sempre?

Due sgherri de Power Rangers: Una volta e per sempre
Due sgherri de Power Rangers: Una volta e per sempre

Nonostante ci si trovi spettatori di un prodotto molto dinamico, giocoso e divertente, spesso e volentieri si l’esperienza diviene troppo pesante e pedante. La narrazione arranca e a volte sembra quasi fermarsi. La storia a tratti è confusa e forzata, causa forse anche l’eccessiva lunghezza. Sarebbero bastati anche 15/20 minuti in meno per portare a casa un risultato più lineare ed efficace, evitando tutti i riempitivi inseriti per allungare il brodo. Le scene che dovrebbero approfondire i personaggi (si fa per dire) non funzionano e non servono davvero a nulla se non a renderli ancora più piatti.

Anche le interpretazioni sono estremamente altalenanti, si vede che alcuni attori non ci stanno più (o non vogliono davvero starci) in quel ruolo. Altra parte molto povera sono alcune scenografie e ambientazioni (soprattutto quello nel mondo “reale”), proprio non sono all’altezza anche di un prodotto di questo tipo. La fotografia è praticamente inesistente, ma in fondo l’aspetto tecnico non è mai stato il punto forte del franchise (eccezion fatta per il design dei mostri: una chicca nei costumi).

Simpatiche alcune trovate di messa in scena, così come alcune scelte per la caratterizzazione dei nemici e delle loro abilità. Così come molte linee di dialogo: estremamente semplici ma che strappano un sorriso.

Il nuovo che non vorresti

Un'immagine della serie originale del 1993
Un’immagine della serie originale del 1993

La parte peggiore però è sicuramente la battaglia finale col Megazord. La pessima CGI con cui è stata realizzata fa perdere tutto il fascino dei pupazzoni tipicamente usati, calpestando ogni cosa. Si tratta proprio di quelle novità inserite forzatamente e che non aggiungono davvero niente, ma anzi provocano un dissonanza molto evidente.

Seppur con molti difetti e con il chiaro intento di attirare un pubblico più nostalgico che nuovo, questo special ha un’evidente componente d’amore. Non si può non vedere la buona volontà nel cercare di restituire sensazioni e caratteristiche della serie originale (celebrando anche chi purtroppo non c’è più, come l’attore Jason David Frank).

Si tratta, insomma, di un prodotto per ritornare un po’ quel bambino degli anni ‘90. Ma niente di più. E forse è anche sbagliato aspettarsi chissà cosa dai Power Rangers, un prodotto che non ha mai cercato di sembrare qualcosa che non è. Il suo primo e unico imperativo era ed è divertire, e Power Rangers: Una volta e per sempre alla fine lo fa discretamente.

Facebook
Twitter