Il sol dell’avvenire, recensione: Nanni Moretti insegna ed emoziona

Il sol dell'avvenire è il nuovo film di Nanni Moretti, uscito nelle sale italiane il 20 aprile. Film introspettivo e profondo, riesce a fare emozionare senza mai essere pesante o scontato. Ne Il sol dell'avvenire Moretti esprime se stesso insegnandoci e facendoci riflettere su diversi temi come l'amore, il cinema, la modernità e i cambiamenti.
Il sol dell'avvenire, recensione: Nanni Moretti insegna ed emoziona

In Autobiografia di uno spettatore Italo Calvino racconta di quando da adolescente passava intere giornate al cinema. Lo scrittore descrive come si lasciasse trasportare da quel mondo, tanto che le storie narrate sullo schermo in quel momento diventavano per lui la realtà, mentre ciò che accadeva fuori non esisteva più. Questa sensazione si prova anche guardando Il sol dell’avvenire, si viene assorbiti dal film e durante quei novantacinque minuti esiste solo quello, forse perché nel nuovo lavoro di Nanni Moretti viene raccontata tutta la realtà di cui abbiamo bisogno.

È una realtà affrontata col “senno di poi”, una sorta di riepilogo di quella che è stata la carriera e la vita del regista, di ciò che è adesso e forse anche di ciò che sarà. Giovanni nel film dice “non faccio film pensando allo spettatore”, ed è evidente ne Il sol dell’avvenire, un film profondamente introspettivo che sembra fatto più per se stesso che per il pubblico, quasi fosse un modo per esaudire la necessità di esprimersi e capirsi.

Quando tramonta Il sol dell’avvenire

Nel film troviamo un Giovanni/Nanni che attraversa una crisi. Una crisi coniugale ma anche, se così si può definire, spirituale. Il protagonista è un uomo fermo nelle sue convinzioni, cristallizzato nei suoi ideali, primo su tutti la coerenza. Odia i sabot perché se il piede è coperto davanti dovrebbe esserlo anche dietro, ama la coerenza che si trova nella ripetitività di un rito come guardare Lola con la moglie e la figlia mangiando il gelato.

Ma se la figlia ha un appuntamento e la moglie è impegnata nella produzione di un altro film, il rito si rompe, ed è il momento in cui capiamo che qualcosa inizia a incrinarsi nella sua vita. Cerca in tutti i modi di resistere ai cambiamenti, che però sono inevitabili e alla fine andranno accettati, nella sua vita come anche nel cinema.

Il cinema è cambiato

Giovanni combatte contro il cambiamento che sta subendo il cinema, diventato un mero strumento di intrattenimento, prodotto preconfezionato per un pubblico poco impegnato e non più veicolo di valori e concetti importanti. Crede nella sacralità del cinema, e lo dimostra quando tenta in ogni modo di far cambiare il finale del film prodotto dalla moglie, in cui il giovane regista vuole girare una scena violenta già vista e rivista.

Per fargli capire la barbarità di questa scena Giovanni scomoda Renzo Piano, Corrado Augias, Chiara Valerio e addirittura Martin Scorsese. Ma anche l’intervento di questi personaggi non è sufficiente per convincere il regista, che alla fine la girerà lo stesso come vuole lui.

Il momento what the fuck

Giovanni parla con i produttori di Netflix
Giovanni parla con i produttori di Netflix

Giovanni deve arrendersi al cambiamento subito dal “suo” cinema, e vede lentamente crollare i valori in cui crede. Se ne accorge anche quando, per mancanza di fondi, si rivolge a Netflix per la produzione del suo film. Qui tutto è funzionale al prodotto, l’importante è che sia di impatto e che piaccia al pubblico (ancora una volta riecheggia “non faccio film pensando allo spettatore”).

Il film di Giovanni non va bene perché non c’è un momento what the fuck, non c’è uno slow burner e non si possono usare attori italiani perché in Italia non c’è uno star system adeguato. La modernità annichilisce i valori tanto cari a Giovanni, ma lui, rimanendo fedele alla sua amata coerenza, gira un film politico controcorrente e controtendenza sul partito comunista italiano.

Il sol dell’avvenire ci racconta l’amore

Una scena de Il sol dell'avvenire
Una scena de Il sol dell’avvenire

C’è poi l’amore, che da un lato è rappresentato dal rapporto di Giovanni con la moglie, che vuole lasciarlo. È un amore che sta finendo, ma che, come lui, dà ancora sprazzi di resistenza, come nella scena in cui i coniugi cantano Aretha Franklin in macchina. L’amore è anche quello dei due ragazzi che vede Giovanni e a cui suggerisce cosa dire, la proiezione di quello che vorrebbe fosse l’amore, così puro e libero dai valori moderni che lo stanno avvelenando.

Accettare il cambiamento

C’è poi l’amore di Emma, la figlia di Giovanni, che sta con uomo molto più grande di lei. Inizialmente Giovanni è scioccato, ma quando i due annunciano che stanno per sposarsi si dimostra sinceramente felice: “Se me l’avessi detto un mese fa non so come avrei reagito, però adesso sono contento”. La stoica resistenza di Giovanni alla fine ha ceduto al cambiamento – tanto da decidere di cambiare il finale tragico del suo film – ma alle sue regole e conservando i suoi ideali. Questo non vuol dire rassegnazione, ma accettazione, della vita e di tutto quello che ci sta dentro, compresi i momenti what the fuck.

Nanni Moretti nel suo ultimo film ci dà una visione di ciò che per lui è la vita, ci parla di modernità e di valori, del tempo che passa e del fatto che, a volte, il cambiamento va accettato. E se Giovanni crede che per il cinema moderno ormai non ci sia più speranza, con Il sol dell’avvenire Nanni ci dimostra esattamente il contrario.

Il sol dell’avvenire, uscito il 20 aprile nelle sale italiane, sarà in concorso alla 76esima edizione del Festival di Cannes, che si terrà dal 16 al 27 maggio (qui potete trovare tutti gli altri film in concorso).  

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