Pete Davidson negli ultimi anni si è fatto conoscere soprattutto per la sua turbolenta relazione con Kim Kardashian. Il comico e attore statunitense però può vantare una ricca carriera alle spalle, iniziata nel 2013 e consacrata nel 2014 con il suo ingresso nel cast di Saturday Night Live. Tra uno spettacolo di stand-up e l’altro Davidson ha iniziato a farsi strada nel panorama comico statunitense, ottenendo piccole parti in diversi film. Nel 2020 esce Il re di Staten Island, il primo film che lo vede come protagonista e sceneggiatore.
La trama de Il re di Staten Island
Scott è un ragazzo di 24 anni che ha lasciato la scuola e vive con la madre e la sorella a Staten Island. Passa le sue giornate a fumare marijuana e girovagare con gli amici, ai quali fa tatuaggi per fare pratica, sperando di diventare tatuare un giorno. Il padre di Scott, che il ragazzo considera un eroe, faceva il pompiere, ed è deceduto mentre cercava di salvare delle persone da una casa in fiamme.
Questo ha causato un forte trauma in lui, che non riesce a trovare un equilibro nella sua vita, e nella madre, che non è più riuscita ad andare avanti dopo la morte del marito. La vita di Scott inizierà a cambiare quando la madre, che dopo molto tempo ha iniziato a uscire con un uomo, costringerà il ragazzo a trovare un lavoro e ad andarsene di casa. Scott sarà quindi costretto a intraprendere un percorso che lo porterà a diventare responsabile e a capire molte cose su se stesso, su suo padre e sulla vita.
Pete Davidson incontra Scott

A Pete Davidson va riconosciuto il merito di essere riuscito a sceneggiare e interpretare un film incentrato su di lui senza farlo diventare fine a se stesso o scadere nell’egocentrismo. Il re di Staten Island è infatti un film che si potrebbe definire semi-biografico. Scott è una versione romanzata e leggermente – ma neanche troppo – esagerata di Davidson. Il comico, come il personaggio che interpreta, ha perso il padre durante l’infanzia, consumava grandi dosi di marijuana e viveva a Staten Island.
In Scott si ritrova anche la comicità dissacrante e irriverente tipica di Davidson, di cui il film è intriso. È proprio questo tipo di comicità che, unito a una trama semplice ma non banale e a un’ottima scelta di cast rende il film godibile e coinvolgente. Scott ha un’evoluzione lungo tutto l’arco del film, parte come fannullone e finisce con l’imparare valori che gli vengono instillati dai colleghi del padre e, dopo una serie di difficoltà, diventa una persona più matura e responsabile.
Tramite la vita del protagonista, Il re di Staten Island ci insegna diverse cose, ma lo fa a modo suo, al modo di Pete Davidson, che non sarà certo il più convenzionale e politicamente corretto, ma sicuramente funziona.
Staten Island e il suo re

C’è poi Staten Island, il luogo in cui tutto il film è ambientato. Il distretto di New York ha una componente simbolica all’interno della storia: tutti amano viverci e lo ritengono il posto “più bello al mondo”, ma è anche un luogo che prima o poi finiscono per odiare. A Scott e ai suoi amici non piace davvero Staten Island, ma sono ormai rassegnati a una vita mediocre, trascorrono il proprio tempo in uno stato apatico, convinti di non poter avere di più, di essere destinati a sprecare le proprie giornate e vivere di espedienti.
Il film però ci fa capire che non deve essere così, che si può rispondere alla rassegnazione e all’apatia data da un determinato posto o situazione, basta reagire e salire sul primo ferry per Manhattan, senza mai smettere di crederci.
Il re di Staten Island, da oggi disponibile in streaming su Netflix (qui puoi trovare tutte la altre uscite del mese di settembre), è un film che, nonostante alcune imperfezioni, riesce a trovare un giusto equilibrio tra la serietà che si ritrova in alcune tematiche e la comicità dissacrante sparsa lungo tutto il corso della pellicola, senza mai strafare o risultare ridondante.