Il Gattopardo, 60 anni del felino elegante di Visconti: la recensione

60 anni fa la prima proiezione de Il Gattopardo, il capolavoro storico di Visconti in grado di raccontare la società di un tempo in maniera così contemporanea da sembrare quella attuale. I ritmi della famiglia Corbera ed il loro desiderio di conservazione scorrono lenti in epoca risorgimentale, tra costumi e paesaggi che sono opere d'arte.
Il Gattopardo, 60 anni del felino elegante di Visconti: la recensione

Il 27 Marzo 1963 al cinema Barberini di Roma veniva presentato per la primissima volta al pubblico Il Gattopardo, un film che ancora oggi rappresenta un caposaldo di quel cinema italiano in grado di ritrarre minuziosamente un preciso periodo storico come quello del risorgimento italiano. 

Diretto da Luchino Visconti, il regista cultore della decadenza e della bellezza, Il Gattopardo è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, così fedele nei dialoghi e nelle ambientazione da esserne quasi la trascrizione su pellicola. Un film storico di certo, ma che può considerarsi anche l’analisi di un osservatore attento degli aspetti più nascosti ed interiori dei suoi protagonisti. Per questo rivoluzionario.

Il Gattopardo, la trama e le ambientazioni

Le giubbe rosse di Garibaldi, Ivo Garrani, Terence Hill e Giuliano Gemma
Le giubbe rosse di Garibaldi, Ivo Garrani, Terence Hill e Giuliano Gemma

La collocazione storica è precisa: è il 1860, Garibaldi è appena sbarcato con le sue giubbe rosse a Marsala e la classe latifondista sta per essere soppiantata dalla nuova borghesia. 

Il sole perpendicolare si espande su vaste distese coltivate e sul mare compatto ed inerte di una duplice Sicilia. Quella considerata come “una pozione magica che viene versata quotidianamente”, priva di misteri, fatta di profumi, splendidi paesaggi floridi, terra d’origine da curare e preservare.  E quella irrecuperabile, omertosa, condannata all’arretratezza e al degrado, fondata sul culto dell’apparenza, in cui gli sfarzi vanno a braccetto con la miseria (di spirito) più totale. 

Protagonista delle vicende è la famiglia Corbera che, guidata da Don Fabrizio (Burt Lancaster) principe di Salina, disillusa assiste ma non reagisce al suo stesso disgregamento e al cambiamento degli eventi. 

Il marchese di Donnafugata, padre di 7 figli, tre maschi e quattro femmine, è un uomo dagli occhi chiarissimi, orgoglioso e il cui intellettualismo è in contrasto con la sensuale  faciloneria. Vive in un perpetuo scontento alimentato dalla consapevolezza passiva dell’imminente rovina del proprio ceto e  circondato da persone non attente, egoiste,  superficiali e devote ai dogmi imposti dalla chiesa e ai paradigmi connaturati alla società. 

L’amore per il nipote

Nonostante si abbia per tutto il film l’impressione che il padre di famiglia sia profondamente distante dai suoi figli distratti, l’amore irrazionale ed incondizionato lega Don Fabrizio al nipote Tancredi Falconeri, interpretato da un Alain Delon bello come il sole

Il giovane beffardo ed affascinante crede in tutto ciò che minaccia il benestare dello zio e la classe dominante, a partire dal suo amore per Angelica (Claudia Cardinale) figlia di un arricchito borghese e donna spavalda e non convenzionale per l’epoca. Insolente e spregiudicato Tancredi prende parte alle battaglie guidate da Garibaldi, ma nonostante la scelta di una vita alternativa alla piatta rassegnazione dei cugini, non viene mai ostacolato dal Principe di Salina. 

Il nobil uomo, infatti, dopo una vita vissuta nella convinzione che la tradizione possa conservarsi per sempre, si rende conto che il tentativo di sottrarsi al tempo storico è del tutto invano. 

Il Gattopardo: tra scene altamente estetizzate ed arte

Scena del picnic in campagna e Colazione sull'erba di Monet a confronto
Scena del picnic in campagna e Colazione sull’erba di Monet a confronto

Ciò che più colpisce de Il Gattopardo è la sublimazione estetica. Un tratto tipico del regista, che in film precedenti come Senso ha dimostrato di saper raccontare il reale confezionandolo nella bellezza. Le vicende, che scorrono lente come i ritmi della vita aristocratica siciliana, si sviluppano all’interno di scenografie curate nei minimi particolari. Gli arredamenti barocchi ed i banchetti opulenti esaltano il fasto e la ricchezza.

Un’estetica che quasi ingabbia i protagonisti , ma che rispecchia la loro psicologia, ad esempio, attraverso i costumi. Pietro Tosi, costumista storico del regista, ha effettuato una ricerca dettagliata sui tessuti dell’epoca in cui è ambientata la vicenda, in modo da cucire sull’abito il carattere di ogni personaggio. 
Un forte legame è anche quello con l’arte pittorica. Nel film infatti ci sono riferimenti ad opere d’arte come Garibaldi a Palermo di Giovanni Fattori, nelle scene di battaglia, e Colazione sull’erba di Claude Monet, nella sequenza del picnic in campagna. In entrambi i casi alcuni dettagli come le gradazioni di colore e le pose  sono gli stessi dei dipinti, ma c’è una nuova disposizione degli oggetti nello spazio e nel tempo.

Il Gattopardo: un film invecchiato benissimo

La famiglia Corbera
La famiglia Corbera

Facendo una somma dell’impatto culturale che un film del genere potrebbe avere oggi, Il Gattopardo riesce senza sforzi, se giustamente contestualizzato, a sostenere il peso dei 60 anni di storia e di cambiamenti. 

Don Fabrizio è sicuramente legato ai suoi valori, ai suoi privilegi, ai soldi e alla distinzione classista fondata su una forte gerarchia dei ruoli, sia in termini di genere (quindi donna-uomo), sia in termini di impiego (quindi lavoratore-padrone). Ma nonostante ciò si accorge del cambiamento, se n’è accorto da tempo e lo dimostra la sua riprensione nei confronti della moralità sterile della chiesa alla quale, al contrario delle classi sociali, è stata fatta “esplicita promessa di immortalità” poiché destinata ad avere sostenitori in qualsiasi epoca e condizione futura. 

Il racconto storico ma di una società attuale

La società rappresentata all’interno del film potrebbe benissimo essere lo specchio di quella attuale, in cui generazioni differenti che si confrontano. 

Lo spirito riottoso, ribelle e propenso alle novità di Tancredi è quello che oggi ritroviamo nella cosiddetta generazione Z o comunque nella fetta più giovane del paese. Mentre tutta la cornice familiare è tutto ciò che anche oggi, un’epoca in cui normalizziamo qualsiasi cosa, non si riesce a superare: tabù, ideologie ed incasellamenti prestabiliti. Le figlie e la moglie, infatti, risultano estremamente legate ai valori religiosi, non come credo spirituale, ma come dogmi da seguire e che innescano questa infinita paura verso il minimo cambiamento.

Il Gattopardo è un’epica del tempo passato, ma attualissima nella sua critica verso la credenza che nulla potrà mai cambiare. Il film ha vinto la Palma d’oro come miglior film al 16º Festival di Cannes e lo potete trovare in streaming su Prime Video. Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!

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