Oggi, 12 maggio, si celebra il compleanno del padre di famiglia più iconico dei cartoni animati, e non solo. Stiamo parlando di Homer Simpson, nato a Springfield nel 1956. Questa informazione la possiamo reperire dall’episodio Ho sposato Marge, nella terza stagione. Qui, in un flashback risalente al 1980, vediamo infatti Homer affermare di avere 24 anni. Se facciamo bene i conti quindi papà Simpson dovrebbe oggi compiere 67 anni.
Tuttavia, se come me siete cresciuti guardando la sit-com dai personaggi gialli dopo la scuola, sarete ben a conoscenza del fatto che numerosi fatti ed eventi non seguono una continuità narrativa. Molto spesso, infatti, i vari episodi si contraddicono e riscrivono se stessi. Ecco l’età di Homer non fa eccezione. Se nelle prime puntate dichiara di avere 36 anni, nella diciottesima stagione risulterebbe invece averne solo 40. Questo però, come dicevamo, non è l’unico elemento di incoerenza nella serie ideata da Matt Groening.
Anche l’evoluzione stessa del personaggio nel corso delle puntate non ha seguito uno sviluppo lineare, il che rende non così semplice delineare un identikit psicologico del personaggio. Di seguito proveremo quindi a farci strada nel collage dei caratteri che costituiscono la personalità di Homer Simpson, aiutandoci con alcuni degli episodi più significativi.
Homer Simpson, simbolo della classe media

Il comportamento di Homer ha subito una serie di variazioni anche a seconda di chi in quel momento si occupava della direzione creativa e dello script. Al Jean, uno dei produttori esecutivi, ha raccontato in un’intervista che Homer era uno dei personaggi su cui gli sceneggiatori scrivevano con più facilità e sul quale preferivano scrivere. Diverse avventure di cui il capofamiglia è protagonista sono infatti liberamente ispirati ad episodi della vita degli sceneggiatori. E questo può di fatto essere identificato come una delle tante ragioni per cui il personaggio ha avuto e continua ad avere successo e presa sul pubblico.
Homer Simpson, impulsività, birra e ciambelle

Ora un non appassionato della famiglia Simpson, se pensa ad Homer, sicuramente visualizzerà come prima cosa gli scatti d’ira, soprattutto verso il figlio Bart, (vedi il corto Family Portrait per assistere al primo caratteristico strangolamento) la sua impulsività e rozzezza. Ma nonostante questo non riuscirà ad odiare e detestare il personaggio. Certamente perché questi elementi sono alla base della sua efficacia comica, ma soprattutto perché contribuiscono alla rappresentazione di un modello culturale e retorico ben preciso.
Homer, con la sua pigrizia, l’invidia verso i vicini e la sua ossessione per birra (rigorosamente Duff) e ciambelle, è l’americano della classe media, padre di famiglia e lavoratore che odia il suo lavoro. Se poi nelle prime puntate Homer prestava una maggiore attenzione all’impressione che suscitava negli altri, con il passare degli episodi questo aspetto viene meno. Homer non ha più nessuna paura e nessuna vergogna nel mostrarsi per quello che è all’interno della società.
Rappresenta l’accettazione di se stessi senza filtri, diventando così a maggior ragione apprezzabile e credibile per gli spettatori. Come disse Jerry Beck il personaggio di Homer funziona in quanto “conosci qualcuno come lui o ti identifichi con lui“.
Homer Simpson, legami affettivi e filosofia di vita

Altri due caratteri che delineano il profilo di Homer sono poi la sua stupidità e l’amore per la sua famiglia. Questi elementi sono poi a loro volta strettamente legati al suo passato e al rapporto con i propri genitori. Il QI di Homer Simpson è di 55 e quindi decisamente al di sotto della media. La genesi della sua mancata intelligenza viene, nelle diverse puntate, attribuita a vari fattori la dipendenza dall’alcol, la presenza nei maschi della famiglia del gene Simpson, traumi ed esposizione a scorie radioattive, sino all’aneddoto del pastello conficcatosi accidentalmente nel cervello.
Ecco quest’ultimo episodio, raccontato in un flashback della dodicesima stagione, viene rappresentato come una diretta conseguenza (come lo è del resto il cibo visto come consolazione) dell’infanzia solitaria di Homer e del complicato rapporto che ha con i suoi genitori. Genitori per i quali Homer prova comunque affetto e sentimenti repressi.
Basta davvero solo provarci?

L’eredità di una difficile e traumatica gioventù, come la definisce lui stesso, si riversa quindi sull’Homer adulto e sulle sue relazioni interpersonali, e in particolare all’interno della famiglia. Homer è tutt’altro che un padre e marito perfetto. La sua non curanza e leggerezza nei confronti del prossimo e delle conseguenze delle proprie azioni lo portano a concentrarsi su di sé e a non sviluppare in profondità il rapporto con i figli. Quante volte Homer si è dimenticato della piccola Maggie o non è riuscito a comprendere la vera natura di Lisa?
Ecco, la narrazione de I Simpson porta però a perdonare e giustificare Homer per le sue mancanze, verso la famiglia e nella vita in generale, celandosi dietro la sua intrinseca stupidità e i suoi tentativi di rimediare in corso d’opera. Quello che conta davvero è provare ad essere un uomo migliore, provare ad essere un padre e marito perfetto. L’amore per la sua famiglia, seppur convenzionale o dato per scontato, è comunque indiscriminato e fa parte di ciò che Homer Simpson è e rappresenta.
Come possiamo dimenticare l’episodio Due cuori due capanne, dove Homer sorprende Marge con il matrimonio dei suoi sogni, o ancora la puntata Lisa la reginetta di bellezza, in cui rinuncia a qualcosa che conta per lui per rendere felice la figlia. Queste parole tratte da I Simpson e la filosofia esemplificano bene la situazione: “Le sue qualità possono anche non fare di lui una persona ammirevole, però in qualche modo lo rendono ammirevole e, cosa più importante, ci fanno apprezzare lui e tutti gli Homer Simpson di questo mondo”. Ma questo è sufficiente per ritenerci soddisfatti?
P.S. Oltre ad Homer Simpson, oggi compie gli anni anche l’attore Rami Malek, leggi qui l’articolo che gli abbiamo dedicato.