Rami Malek non è certo uno di quei nomi sempre sulla bocca di tutti. Quando si discute di attori e attrici, dei grandi volti dello star system, lui passa spesso (per non dire sempre) in secondo piano. Ma, nonostante la sua fama relativa, quasi di nicchia, nel tempo ha collezionato alcune performance veramente incredibili. E sarebbe un peccato mortale non ricordarle qui, oggi, per festeggiare il suo quarantaduesimo compleanno.
Lo stesso Malek in numerose dichiarazioni si è definito principalmente come attore caratterista, sottolineando come e quanto gli piaccia provare cose nuove, personaggi quanto più diversi da mostrare agli altri. Per prepararsi a un ruolo si immerge in una ricerca sul personaggio per creargli tutto un mondo attorno. Scopriamo allora quali sono le interpretazioni degne di essere ricordate più di tutte.
Il più grande successo di Rami Malek: Bohemian Rhapsody

Questo è sicuramente il film che ha dato più lustro all’attore di recente, premiandolo persino con l’Oscar nel 2019. Il biopic dei Queen è il primo di questa lista in primis per quello che ha rappresentato per la carriera di Rami Malek, e poi anche per l’impatto che ha avuto nel resto del mondo.
Celebrata da tutti, la performance del Freddie Mercury di Malek è sicuramente impressionante e merita assolutamente il trattamento che gli è stato riservato. Vista l’attenzione che l’attore da’ alla fase di ricerca e di approfondimento verso un personaggio, questo è l’incredibile frutto di quel lavoro certosino e della grande abilità che contraddistingue Rami Malek.
Mr Robot = Rami Malek

Il personaggio di Elliot Alderson è indiscutibilmente quello più iconico di Malek. Portato avanti per più di quattro anni (dall’inizio di serie nel 2015 all’ultima puntata nel 2019) questo ruolo è stato IL ruolo dell’attore. Ci era tanto dentro da sembrare veramente un alieno, assimilando simbolicamente sul suo stesso corpo alcuni tratti del personaggio della serie.
Nella serie un misterioso anarchico-insurrezionalista, invita l’abile informatico Elliot Alderson a far parte di un gruppo di hacktivisti conosciuti come Fsociety. Il loro manifesto è liberare l’umanità dal marcio sistema finanziario che li tiene prigionieri e smascherare i corruttori che stanno distruggendo il mondo. Indubbiamente una delle sue migliori performance di sempre, grazie a cui domina come protagonista assoluto nella serie. È stato sicuramente questo prodotto a far fare a Rami Malek il cambiamento più importante: da caratterista principalmente secondario e dedito a ruoli minori ad attore principale in ascesa.
Un piccolo grande ruolo: The Master

Paul Thomas Anderson non ha certo bisogno di presentazioni. La storia è quella di un veterano di guerra che entra a far parte di organizzazione religiosa al cui apice sta una figura fortemente carismatica. The Master è assoluto e imprescindibile, riesce a miscelare una storia universale, un cast monumentale e una tecnica ai suoi massimi livelli per creare un film con la f maiuscola. E anche Rami Malek ci sta benissimo.
Qui Malek, nonostante un duro confronto col resto del cast imponente, con nomi quali Joaquin Phoenix e il compianto Philip Seymour Hoffman, riesce comunque a non sfigurare e portare a casa un’ottima performance. Sulla carta si tratta anche di un ruolo che alla fine ha tutte le caratteristiche per essere nelle corde dell’attore: un pizzico di distacco e disagio, impacciato ma curioso, impostato, e infatti ci si cala benissimo. Questo è uno dei suoi ruoli secondari che ne fanno comunque un grande attore e, anzi, è proprio l’esempio principe di quanto questi siano importanti.
La follia di Buster’s Mal Heart

Un uomo in fuga, l’ossessione di un sogno ricorrente, una realtà che valica i confini della normalità, questo è Buster’s Mal Heart. Il film, praticamente dimenticato e sconosciuto di certo ai più, rappresenta una delle prove più poliedriche di Malek. L’attore riesce anche qui a far proprio un particolare tipo di cinema, il cinema dell’assurdo. Si immerge in un surrealismo grottesco che gioca con il concetto di realtà soggettiva e di esperienza alterata.
È un ruolo da trasformista questo, per cui è costretto a compiere la metamorfosi all’interno dello stesso film. Anche qui si incontrano elementi cardine di alcuni dei personaggi dell’attore: estraniamento, freddezza, dissociazione. Buster’s Mal Heart è di certo un’imprescindibile visione per chi volesse vedere e approfondire la figura di Rami Malek.
Blackout e la voce di Rami Malek

Il DJ di una radio locale si ritrova immischiato in un misterioso blackout che coinvolge la sua piccola ed isolata comunità. In questa serie podcast, solo la voce deve reggere una narrazione diversa da quella a cui si è abituati oggi a vedere su schermo.
Rami Malek dimostra qui ancora una volta la sua abilità nel modulare moltissimi piccoli ma basilari elementi per creare un personaggio. In questo caso il personaggio è la sua voce, costruito minuziosamente con i “pochi” mattoni a sua disposizione. Da godersi a tutt’orecchi questa serie podcast che tocca direttamente le origini del mito di Orson Welles quando, nel lontano 1938, portò La guerra dei mondi sulla terra.
Tra casi conosciutissimi e chicche dimenticate, dovrebbe essere ormai chiaro che Malek non è una di quelle figure attoriali dimenticabili. Queste performance lo dimostrano chiaramente e, se vi è sfuggita qualcuna di queste, recuperatele al più presto. Dopo non potrete davvero più dimenticarvi di Rami Malek. Noi non vediamo l’ora di vederlo nella sua prossima interpretazione in Oppenheimer di Christopher Nolan.