Flashdance, capostipite di un genere tutto Anni ’80 e balli sudati

Flashdance è uscito 40 anni fa, ma ancora non ha smesso di far parlare di sé, né di far ballare vecchie e nuove generazioni. Il film del 1983 con Jennifer Beals è conosciuto soprattutto per la sua colonna sonora da Oscar e per le coreografie pop, ma in realtà Flashdance ha avuto una portata molto più ampia di così; qui vi spieghiamo perché.
Flashdance, capostipite di un genere tutto Anni '80 e balli sudati

Sono passati 40 anni dall’uscita di Flashdance, commedia musicale e sentimentale del 1983 che ha lanciato l’allora ventenne Jennifer Beals e che ha fatto ballare e sognare un’intera generazione. Diretta da Adrian Lyne, si tratta anche della prima produzione cinematografica di Jerry Bruckheimer e Don Simpson, famosi per essere stato il duo produttore di ulteriori grandi blockbusters come Beverly Hills Cop e Top Gun. Per quanto certi aspetti del film possano essere molto distanti dal gusto attuale, è importante invece considerare Flashdance come uno film spartiacque nel genere di film di ballo. Se è vero che un punto di arrivo di un certo tipo di film musicali, è soprattutto un punto di partenza di tutta un’altra corrente.

Storia di una ballerina (quasi) emancipata

Jennifer Beals è Alex in Flashdance
Jennifer Beals è Alex in Flashdance

La trama del film è molto semplice, tanto semplice da aver sempre suscitato opinioni negative da parte della critica, che non ha apprezzato la povertà dei dialoghi e l’assenza di sviluppo interiore dei personaggi. Ma il pubblico ha saputo in un certo senso contestualizzarlo all’interno dell’estetica pop degli anni Ottanta, rendendo la storia della giovane Alex un simbolo transgenerazionale, e facendo diventare Flashdance un film di culto. Alexandra è infatti una operaia in un’azienda siderurgica di giorno, e una ballerina in un locale di notte, ma il suo più grande sogno è quello di diventare una ballerina professionista e di entrare nell’accademia di danza di Pittsburgh.

La storia sa di già visto e può ricordarci una sorta di Cenerentola moderna – di cui Pretty Woman ne diventerà la perfetta traduzione qualche anno dopo. Insomma, una ragazza bada a sé stessa, sostenendosi con due lavori e vivendo col suo cane in un ex magazzino, fino al momento in cui il principe azzurro di turno (incarnato qui dal proprio capo) non le sblocca la strada verso il successo. Storia di un’emancipazione lasciata a metà e che potrebbe stonare, se non fosse che è terribilmente coerente col suo genere di appartenenza, a metà tra il musicale e il sentimentale. Ciò che infatti conta in Flashdance, e senza il quale non sarebbe ancora fonte di dibattito a 40 anni dalla sua uscita, è il suo aspetto musicale e visivo.

Flashdance: una colonna sonora da Oscar

La scena della doccia: uno dei momenti più iconici di Flashdance
La scena della doccia: uno dei momenti più iconici di Flashdance

Sono infatti la sua colonna sonora da Oscar e le sue coreografie volutamente provocanti, a suon di scaldamuscoli e body iper-aderenti, ad essere diventate il suo simbolo. Con una soundtrack in pieno stile anni Ottanta, curata dall’innovatore della musica per film che è Giorgio Moroder (e di cui vi parlavamo di recente qui), esso annovera canzoni come “Maniac” e “Flashdance… What a Feeling” di Irene Cara. Quest’ultima vinse l’Academy Award e il Golden Globe per la Miglior canzone, diventando una hit senza tempo. Ma il film di Adrian Lyne non è il primo film musicale a mescolare musica, ballo e romance. Perché allora è ancora così significativo?

Prima: da La febbre del sabato sera…

Tony Manero (aka John Travolta) ne La febbre del sabato sera
Tony Manero (aka John Travolta) ne La febbre del sabato sera

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo innanzitutto considerare i film che lo hanno preceduto, e che possiamo definire come “film di ballo”, genere ibrido a cui appartengono tutte quelle pellicole rette dal loro apparato musicale e danzante, ma su musica registrata e sulla quale loro si muovono. Per capirci, non siamo più all’epoca dei classici musical hollywoodiani in cui gli attori interrompono l’azione per iniziare a cantare; ci stiamo allontanando da Cantando sotto la pioggia, per dirigerci invece verso film come La febbre del sabato sera (1977). Il film che rese famoso John Travolta e che parla del culto della disco-dance anni ’70, per certi aspetti è molto simile a Flashdance. Sia Tony Manero che Alex sono giovani lavoratori scontenti, che si sentono liberi soltanto quando ballano.

…a Saranno Famosi

Una scena tratta da Saranno Famosi
Una scena tratta da Saranno Famosi

Ciò che cambia è sostanzialmente il decennio di riferimento e la disinibizione molto maggiore del film con Jennifer Beals, che non riesce ad evitargli dei momenti trash che invece non appartengono molto a Saturday Night Fever. Un altro film a cui Flashdance si ispira è Saranno famosi (1980), che ruota intorno alle vicende di un gruppo di ragazzi talentosi che studiano canto, ballo e recitazione alla Scuola di Performing Arts di New York. Anche questo film ha ricevuto l’Oscar per la Migliore canzone, “Fame”, e cantata sempre da Irene Cara, ma ancora una volta si differenzia da Flashdance perché privo della componente erotica che caratterizza quest’ultimo, e perché è impostato più che altro come college-movie a capitoli.

Dopo: ci si sporca con Footloose e Dirty Dancing

I balli si fanno proibiti con Dirty Dancing
I balli si fanno proibiti con Dirty Dancing

Dopo Flashdance invece il sistema di riferimento cambia: il film diventa il riflesso dell’epoca d’oro di Mtv, canale televisivo musicale nato nel 1981, e si declina in un’estetica ad esso relativo, fatto da un forte gioco di luci, montaggio veloce e riprese sexy. Insomma, tutto si traduce in uno stile di videoclip dalla musica catchy e che fosse il più attrattivo possibile per un pubblico sia maschile dallo sguardo erotizzante, che femminile dallo sguardo di riscatto. Questo format verrà ereditato da Flashdance e adoperato in film successivi dello stesso stampo: da Footloose (1984) a, soprattutto, Dirty Dancing (1987), che fa ancora più leva sul fattore erotico da un lato, e sulla storia d’amore dall’altro, con la celebre coppia Patrick Swayze e Jennifer Grey.  

Anni 2000: la saga degli Step Up

Channing Tatum e Jenna Dewan in Step Up
Channing Tatum e Jenna Dewan in Step Up

Tutto il genere si è poi evoluto in prodotti in cui la narrazione diventava sempre più superflua rispetto alla quantità e alla qualità dei pezzi di danza, che diventano centrali: parliamo di film come Save the Last Dance (2001), Honey (2003) o ancora dei franchise di Step Up (cominciato nel 2004) e Stomp the Yard (2007). Niente più disco-dance anni ’70 o trasgressione anni ’80; la maggior parte di questi nuovi film sono incentrati sull’hip-hop, sulla breakdance e sulla street dance più in generale, hanno coreografie di gruppo strabilianti ma perdono l’iconicità che potevano acquisire i primi prodotti di questo genere.

Flashdance vive inoltre di molte citazioni nella cultura contemporanea, da Montgomery Burns che balla sulle note di “What a Feeling” nell’episodio “La paura fa novanta XXVII” dei Simpsons, all’ultimo episodio della quarta stagione di Boris, in cui René Ferretti ricrea per intero la celebre audizione finale. E se l’imitazione è la forma più sincera di ammirazione, dobbiamo riconoscere a Flashdance il merito di farci ballare di generazione in generazione, da 40 anni.

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