Novantadue anni fa nasceva Ettore Scola, uno dei maestri della filmografia nazionale. Il regista fu testimone e attore della rivoluzione cinematografica post-neorealismo, e contribuì al successo del genere nascente della Commedia all’Italiana, insieme ad altri mostri sacri come Dino Risi e Mario Monicelli.
Capace di trattare con leggerezza elementi di radicato cambiamento collettivo, Scola fu un ritrattista minuzioso della società del nostro paese. Il suo cinema si contraddistingue per un alone perpetuo di comicità malinconica, espressione dei tumulti individuali e collettivi degli anni Sessanta e Settanta.
Il tragicomico in Ettore Scola

Ettore Scola è stato uno tra gli esponenti più memorabili dell’eminente movimento della Commedia all’Italiana. Grazie alla creazione di un’ampia selezione di personaggi stravaganti ma allo stesso tempo reali fino all’osso, ha saputo esprimere l’universalità e la ciclicità della disperazione umana.
Contrariamente al Neorealismo ormai lasciato alle spalle, la Commedia di Ettore Scola non cerca il pathos e la commozione, ma scene che colpiscano visivamente e interiormente. I personaggi del regista non nutrono speranza nel futuro: sono piuttosto confinati in uno squallido presente dal quale non vogliono (e non possono) trovare scampo.
Brutti, sporchi e cattivi: la tragicommedia per antonomasia

Brutti, sporchi e cattivi è un’opera circolare e distruggente, perché i personaggi sono confinati in un vortice di bruttezza e violenza, in cui il riscatto non è lontanamente contemplato. La cupola di San Pietro è un elemento preponderante in questo racconto di squallore: i protagonisti possono scorgerla ogni giorno dalla loro baraccopoli a Monte Ciocci.
La veduta alla bellezza monumentale di Roma, però, è routine disinteressata nella vita di Giacinto, pugliese d’origine migrato in città e abitante -insieme alle decine di componenti della sua famiglia-, della favela capitolina. I rapporti familiari sono pressoché inesistenti, e ciò che muove le esistenze del clan sono gli interessi e le necessità, alle volte anche stomachevolmente fisiche. Promiscuità, indifferenza e aridità sono valori condivisi, adottati e reputati normali da tutti.
Il film è un’eccellente prova attoriale per Nino Manfredi, interprete perfetto della sporchezza e abile nel provocare le risate del pubblico. L’umorismo di cui i personaggi si fanno portatori, tuttavia, è per il regista pretesto per un’analisi socio-economica dei fragili anni Settanta.
La tragedia della società italiana in Dramma della gelosia

Dramma della gelosia (Tutti i particolari in cronaca) è uno dei film meglio riusciti di Ettore Scola; storia di un mènage à trois esemplificativo delle trasformazioni della società italiana e della crisi politica che in quegli anni affliggeva il Bel Paese. Mastroianni e Giannini sono due militanti comunisti che si conoscono per caso alla Festa dell’Unità.
L’incontro con l’audace Adelaide interpretata da Monica Vitti è galeotto per la nascita di un triangolo composto dai personaggi che, fra bugie, segreti e rimorsi tentano un improbabile rapporto amoroso a tre, che lascerà in loro solo grande insoddisfazione.
Un rapporto a tre metafora dell’Italia anni ’70

Attraverso dei sagaci flash-forward, la storia è narrata al contrario: da uno scontro tra i tre, fino ad arrivare alla genesi del loro rapporto. L’analisi dell’innovativa situazione passionale è in realtà una profonda disamina della condizione politica italiana, in un tagliente ritratto dell’Italia del 1970, scissa fra impulsi di modernità e tradizioni impermeabili al cambiamento. Ettore Scola mostra una fotografia persuasiva delle fragilità economiche e morali di un intero Paese.
Anche in un racconto cangiante a livello di narrazione e di punti di vista, ancora una volta, è evidente l’aura di rassegnazione che pervade i personaggi, volta a sottolineare l’impossibilità di riscatto e redenzione delle classi non abbienti, nonché una tragica rappresentazione premonitrice del percorso della Sinistra Italiana.
L’Ettore Scola di Una giornata particolare

Quello di Una giornata particolare è un caso a sé stante. Il film si discosta dai precedenti poiché manca del tutto l’elemento comico, ma risulta piuttosto confacente al corpus di Scola per la disperazione dei personaggi in una situazione senza ritorno. Siamo al 6 maggio del 1938, giornata storica contraddistinta dalla visita di Adolf Hitler a Roma (qui un’analisi del film in prospettiva storica). In piena dittatura fascista, le esistenze di Antonietta e Gabriele si consumano nella solitudine e nella rispettiva miseria.
Ancora una volta, ma ora in veste più esplicita e meno sottesa, Scola racconta un’Italia fatta di stenti e privazioni. Il contesto è qui storicamente chiaro, e il legame stretto dai due dirimpettai diventa l’unica via d’uscita dalla repressione del regime e dall’emarginazione sociale alla quale sono costretti.
Una giornata particolare è un film straordinario e attuale; reso tale dalla coppia Mastroianni-Loren, ma soprattutto dalla sconfinata sensibilità del regista. Ettore Scola, con uno sguardo dichiaratamente antifascista, narra gli anni bui di un paese a partire dalla quotidianità e dallo studio di due anime che, seppur diverse, condividono la stessa pena.