Decision to Leave non va agli Oscar: esclusione che fa scandalo

Decision to Leave è il primo sconfitto della prossima edizione degli Oscar 2023. Il film di Park Chan-wook, presentato allo scorso festival di Cannes e vincitore del premio alla Miglior Regia, ha avuto il plauso della critica ma non è riuscito ad entrare nella cinquina finale nella categoria Miglior Film Internazionale.
Decision to Leave non va agli Oscar: esclusione che fa scandalo

Lo scorso Maggio, Park Chan-wook ritornava sulle scene con una nuova pellicola, in grado di conquistare da subito il cuore dei presenti al festival di Cannes. Il suo ultimo gioiello, Decision to Leave, si è infatti aggiudicato il premio alla miglior regia e ha ricevuto il plauso della critica.

Le aspettative erano molto alte, ed è valsa la pena aspettare lo scorso 2 Febbraio (giorno di distribuzione in Italia) per poter vivere sul grande schermo una delle storie d’amore più strabilianti degli ultimi anni. Perchè se Park Chan-wook ci aveva abituato a pellicole pregne di vendetta, azione e violenza, con il suo ultimo lavoro, invece, attua un cambio drastico rispetto alla Trilogia della Vendetta (Mr.Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta) e ci racconta un viaggio unico in cui si intrecciano amore e crimine. 

Decision to Leave, una grande esclusione

Nonostante il grande apprezzamento da parte di pubblico e critica, così come le tematiche meno sanguinose dei suoi film precedenti, ha destato grande stupore la scelta di escludere Decision to Leave dalla rosa dei film candidati al premio Oscar come Miglior Film Internazionale.

Il titolo coreano non è stato scelto dall’Academy per entrare nella cinquina finale, dove invece sono presenti Niente di nuovo sul fronte occidentale (Germania), Argentina,1985 (Argentina), Close (Belgio), EO (Polonia) e The Quiet Girl (Irlanda).

Dal momento che un titolo così blasonato e acclamato non rientra tra i migliori film internazionali, o in altre categorie anche tecniche, vi sono delle domande che sorgono spontanee. Quali sono i criteri che determinano l’inclusione di un film nella cinquina per il film straniero? Come mai un titolo da molti considerato come uno dei migliori film dell’anno è stato snobbato per il più ambito riconoscimento cinematografico?

Premi Oscar, come essere candidati?

La statuetta dei premi Oscar
La statuetta dei premi Oscar

E’ ormai risaputo che per poter essere candidato ai premi Oscar un film deve necessariamente rispettare determinate regole. Se è già difficile farlo per un film americano, per quelli stranieri lo è ancora di più: l’iter da seguire è estremamente rigido e selettivo. Per prima cosa, il film deve essere uscito nel paese d’origine prima dell’uscita negli Stati Uniti, deve essere per almeno il 50% parlato in lingua non inglese e deve essere realizzato da un team composto per la maggior parte da persone della nazione d’origine della pellicola. Inoltre, il film deve essere scelto da una commissione istituita nel paese di provenienza. Questo processo in alcuni casi può essere un vero e proprio problema.

L’esempio di Jafar Panahi

Un triste esempio delle conseguenze di questi processi selettivi è quello di Jafar Panahi. Il regista iraniano, liberato qualche settimana fa dopo mesi di prigionia, non può presentare i propri film agli Oscar perché il governo Iraniano gli ha proibito di girare pellicole. Questo è un serio problema, poiché il cinema di ribellione e denuncia di Panahi, colmo di messaggi profondi e universali, non può arrivare ad una grande manifestazione come quella degli Oscar e raggiungere l’attenzione che gli spetta. Dal momento che Decision to Leave, seppur fosse eleggibile nella categoria Miglior film Internazionale, è stato escluso, occorre riflettere sul cinema straniero e il ruolo che ricopre nel panorama statunitense. 

La Corea e il cinema occidentale: il fenomeno Parasite

Bong Joon-ho alla cerimonia degli Oscar 2020
Bong Joon-ho alla cerimonia degli Oscar 2020

Negli ultimi anni il cinema coreano ha acquistato sempre più popolarità in Occidente grazie a diversi prodotti, anche televisivi (Squid Game è un esempio perfetto), che hanno portato la cultura del paese al pubblico più generalista. E in ambito cinematografico il film che ha sconvolto il mondo e ha cambiato le carte in tavola è stato senza dubbio Parasite di Bong Joon-ho. Il film del 2019 ha avuto un successo senza precedenti che lo ha portato a vincere 4 premi Oscar, tra cui Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior film Internazionale e, soprattutto, Miglior Film. Quello di Parasite è stato un trionfo senza precedenti: per la prima volta nella storia un film non americano ha ottenuto il premio più ambito e prestigioso di tutti. 

Molti amanti del cinema, grazie a questa epica vittoria, credevano che il cinema coreano fosse ormai stato sdoganato e inserito stabilmente nel sistema cinematografico occidentale. Ma, vista la recente esclusione di Decision to Leave dagli Oscar, ci si chiede se questo sia di fatto avvenuto e se la vittoria di Bong Joon-ho sia stata realmente un punto di cambiamento o solo l’ennesimo caso mediatico del momento.

Tutta una questione politica?

Una scena dal film Decision to Leave
Una scena dal film Decision to Leave

Il fatto che gli Oscar siano una questione politica è risaputo da tempo. Questo non significa che non vincano i film più meritevoli, ma semplicemente che l’Academy favorisce e strizza sempre l’occhio a quei film che più rispecchiano gli standard occidentali e comunicano un messaggio politico forte. E questo aspetto non è solo voluto dall’Academy stessa, ma anche dalle pressioni esterne che ha ricevuto negli ultimi anni. Un esempio di questo è stata, ad esempio, la polemica di qualche anno fa sulla mancanza di attori appartenenti a minoranze nelle rose dei candidati.

Questo tipo di approccio verrà rafforzato ulteriormente dal 2024, quando entreranno in vigore le nuove regole per la candidatura e possibile vittoria a Miglior Film. Saranno premiati i film più inclusivi piuttosto che quelli effettivamente più belli di altri. 

Decision to Leave e il divario da Parasite

Una scena dal film Decision to Leave
Una scena dal film Decision to Leave

Se partiamo da questa considerazione, pare evidente il divario tra Parasite e Decision to Leave. Il film di Park Chan-wook non contiene importanti messaggi sociali o politici e si definisce come un film dai caratteri orientali fin dal primo minuto. E’ una pellicola in cui si sviscera un travolgente amore, ricco di passione e mistero. Parasite, invece, faceva della sua critica alla società capitalista un punto di spicco e grazie ad una messinscena cinematografica di gusto occidentale (e statunitense), riusciva ad arrivare a chiunque.

Quale conclusione si può trarre da questo spunto? Che Parasite sia un film sopravvalutato e i premi Oscar sono fasulli? Assolutamente no. Analizzare i contesti sociali, politici ed economici in cui i film vengono prodotti e distribuiti ci aiuta a comprendere meglio il cinema nella sua generalità. Ci permette di scoprire realmente il valore di una pellicola e il motivo per il quale, ad esempio, ha successo tra il pubblico oppure no.

Il confronto tra due grandissimi film come Parasite e Decision to Leave ci può essere d’esempio per mostrare come, ancora oggi, nel cinema ci sia qualcosa che non funziona. E i Premi Oscar, in questo caso, giocano un ruolo di rilievo, poiché dovrebbero rivedere alcune delle proprie norme che, talvolta, non permettono ad alcuni grandi film di partecipare, o vincere, al concorso ed arrivare a tutti. D’altronde, cos’è il cinema se non uno dei migliori strumenti per conoscere la vita e chi siamo veramente? 

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