Alfred Hitchcock aveva la FOMO? E altre 9 fobie nei suoi film

Ci lasciava oggi Alfred Hitchcock, maestro dell’horror e della suspense. Abbiamo così deciso di omaggiarne la memoria tramite 10 titoli e…10 fobie. 10 fobie più o meno universali, dieci paure che accomunano noi spettatori e che vediamo riflesse ed esorcizzate tramite la vastissima filmografia del regista.
Alfred Hitchcock aveva la FOMO? E altre 9 fobie nei suoi film

Alfred Hitchcock, maestro della suspense in giacca e cravatta, ci lasciava il 29 aprile del 1980. Celebrarlo ricordando la sua sconfinata carriera sarebbe un buon modo per tenerne vivo il ricordo, sì, per altri, forse. Per Hitchcock meglio fare diversamente. Lo ricordiamo dunque tramite quelle stesse fobie e incrinature che lui ha portato su schermo, con 10 titoli.

Acrofobia in Vertigo (1958)

Alfred Hitchcock e Vertigo
Alfred Hitchcock e Vertigo

La paura dell’altezza, l’acrofobia, è al centro del capolavoro Vertigo. John assume l’incarico di sorvegliare una donna dalle forti tendenze suicide, ma le vertigini sviluppate continuano a seguirlo. E raggiungono anche noi, nelle alte salite di San Francisco come nella scena del campanile, in cui le scale vanno giù, sempre più giù, e si avvicinano a noi, spaventati attraverso il cosiddetto dolly zoom (uno zoom in avanti e una carrellata indietro e viceversa).

Verrebbe quasi da chiedersi se la rigida educazione cattolica con cui il regista è cresciuto abbia lasciato in lui quache traccia di paura delle suore, visto l’epilogo del film, ma questa, è un’altra storia, o meglio, un’altra fobia.

Alfred Hitchcock e la ceraunofobia ne Gli uccelli

Alfred Hitchcock e Gli uccelli
Alfred Hitchcock e Gli uccelli

In Gli uccelli la ceraunofobia, ovvero la paura dei fenomeni naturali, passa attraverso i tagli sul volto e il sangue sulle ginocchia di Melania, Mitch e il resto della baia, che subisce un’aggressione da parte di stormi di gabbiani, corvi, merli. Un attacco reso magistralmente tramite uccelli addestrati, cartonati e l’effetto Disney: anticipando il green screen, gli uccelli venivano fatti muovere su uno sfondo giallo, illuminati da una lampada a vapore di sodio che facilitava il ritaglio dei contorni. È la rivolta della natura contro l’uomo e gli uccelli sembrano placarsi solo quando c’è pace tra i protagonisti.

La FOMO ne La finestra sul cortile (1954)

James Stewart in La finestra sul cortile
James Stewart in La finestra sul cortile

Ma Hitchcock aveva la FOMO? O meglio, l’aveva Jeff in La finestra sul cortile? La FOMO (Fear of Missing Out), è la paura di perderci qualcosa, di rimanere tagliati fuori. È l’istinto che ci spinge a controllare continuamente il telefono per osservare le vite degli altri, come Jeff, che è costretto in casa per una gamba rotta e che invece di aprire un libro o fare qualsiasi altra cosa, decide di osservare i vicini dalla finestra, fino a convincersi che siano colpevoli di omicidio. E noi come Jeff, incollati allo schermo per scoprirne di più. 

Alfred Hitchcock e l’aptofobia in Marnie 

Una scena da Marnie
Una scena da Marnie

L’aptofobia è la paura del contatto fisico, spesso sviluppata a seguito di eventi traumatici. Lo stesso avviene con Marnie. Bella, cleptomane, e con disturbi evitanti della personalità: nessun uomo riesce ad avvicinarsi a lei e la ragione verrà rivelata solo dopo un raptus che le permetterà di comprendere l’origine del suo dolore.

Detection apprehension in Nodo alla gola (1948) 

I protagonisti di Nodo alla gola
I protagonisti di Nodo alla gola

La detection apprehension è banalmente la paura di essere scoperti, paura che si manifesta spesso tramite l’auto sabotaggio. Hitchcock la riporta in una trama semplice quanto tremenda: due amici decidono, senza nessuna ragione, di uccidere un coetaneo. Brandon, affascinato dalle teorie superomistiche di Nietzsche riportategli dal suo professore, decide di uccidere per la pura estetica dell’atto, per “elevarsi oltre la massa che decide cosa è male e cosa è bene“. 

Brandon però è così fiero dell’operato da dare una festa in onore del morto che tutti stanno aspettando. Si spinge oltre, apparecchiando sul baule in cui è nascosto il cadavere, alludendo continuamente all’omicidio, andando ad auto sabotarsi come Philliph, che dal nervosismo rompe bicchieri e rischia di essere prontamente scoperto.

Il complesso di Edipo in Psycho (1960)

Norman Bates in Psycho
Norman Bates in Psycho

Capolavoro di Hitchcock in cui elemento centrale è la pulsione freudiana che si manifesta come la paura del figlio di dover competere con il padre o con altri avversari per l’affetto della madre.  

C’è un hotel in fondo all’autostrada deserta: meglio fermarsi per la notte, perchè la testa si sta facendo pesante”. Però le voci nei corridoi, quelle di madre e figlio che litigano non danno pace a Marion, ospite del Bates Motel, come nell’Hotel California. Ma Norman, un nome una garanzia, troverà il modo per mettere fine al disagio tra “i tre”, nell’apoteosi (simbolica) della famosa scena della doccia.

Io ti salverò, ovvero l’effetto pigmalione 

Una scena di Io ti salverò
Una scena di Io ti salverò

Ingrid Bergman e Gregory Peck interpretano la dottoressa Costanza e John Ballantyne, affetto da amnesia. John non ricorda nulla, ma è convinto di essere un assassino, perchè il dottor Brulov glie lo ha lasciato credere. È l’effetto pigmalione di Rosenthal, le profezie che si autoadempiono: noi diventiamo ciò che gli altri vedono in noi, nel bene o nel male. Un disturbo, sì, ma che fa di certo paura.

Paura dell’autorità in Il ladro (1956)

Alfred Hitchcock e Il ladro
Alfred Hitchcock e Il ladro

L’authority fear, paura dell’autorità, spesso ricorrente nella filmografia di Hitchcock (il padre lo fece chiudere in un carcere per qualche minuto all’età di cinque anni), si manifesta attraverso Manny, uomo onestissimo, che quando si reca all’agenzia delle entrate viene scambiato per un rapinatore, arrivando all’arresto e alla frustrazione nel veder crollare la propria moralità

Pisantrofobia in Notorious – L’amante perduta (1946)

Una scena di Notorious - L'amante perduta
Una scena di Notorious – L’amante perduta

La pisantrofobia è la paura di fidarsi all’interno di un rapporto. Elena e Davlin, sullo sfondo della fine del secondo conflitto mondiale, si trovano, si amano, ma Hitchcock crea nel rapporto con noi spettatori una nuova paura: il sospetto che tutto possa finire da un momento all’altro, rendendoci sofferta l’intera visione. “We can’t go on together with suspicious minds”.

Tanatofobia di Alfred Hitchcock in Intrigo Internazionale 

Intrigo internazionale: la scena dell'aereo
Intrigo internazionale: la scena dell’aereo

La paura della morte, tanatofobia è forse la più universale. Possiamo solo andare avanti cercando di esorcizzarla come ha fatto Hitchcock tramite il cinema, come facciamo noi oggi, con questa celebrazione, o come Roger, che per uno scambio si trova invischiato in due delle situazioni più mortali rappresentate su schermo. La fuga da un’aeroplano impazzito nel deserto, di cui vediamo continuamente il lato frontale (come in Duel, che abbiamo di recente ricordato in una mega classifica di Spielberg), e la morte scampata nei Monti Rushmore. 

Queste dunque le paure di Alfred Hitchcock. A voi la palla: diteci che film volete e vi diremo che paura siete.

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