Oggi, 19 novembre 2023, l’attore americano Adam Driver attraversa la soglia dei 40 anni. La sua carriera è tra le più sorprendenti che abbiamo potuto osservare di recente ad Hollywood, un’ascesa rapidissima che lo ha portato, in poco più di un decennio, dall’essere un totale sconosciuto a bazzicare di continuo le premiazioni dei più importanti festival del cinema. Il suo percorso artistico è assai inusuale: se è vero che la sua filmografia delinea un’elegante parabola, le vicende biografiche che la precedono appaiono molto più disordinate.
Adam Driver viene rifiutato dalla prestigiosissima accademia teatrale di New York Juilliard appena uscito dal liceo. Dopo l’11 settembre, decide di arruolarsi nei Marines, ma viene congedato dopo soli due anni a causa di un incidente. Si iscrive all’università di Indianapolis, ma resiste per poco prima di tornare alla sua vera passione. Stavolta la Juilliard decide di concedergli una chance, che, come sappiamo, non verrà sprecata. A partire dal 2009, anno del diploma, il successo di Driver cresce in modo esponenziale. Basti pensare che già nel 2014, a soli sei anni dall’inizio della sua carriera, la Disney gli affida il ruolo centrale di Kylo Ren nella nuova trilogia di Star Wars.
Candidature agli Emmy Awards, ai Golden Globe, ai Tony e persino agli Oscar, e in più una Coppa Volpi vinta a Venezia con Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Il talento di Adam Driver meraviglia e sbigottisce: l’attore si è scavato la sua nicchia nel panorama cinematografico attuale e, chissà, forse anche nella storia del cinema. Per il suo compleanno, vogliamo ricordare, in ordine cronologico, i suoi dieci migliori, ripercorrendo passo passo la sua crescita artistica.
Frances Ha (2012)

Nel 2012, Adam Driver ha già conosciuto il grande schermo grazie a ruoli minori in J. Edgar, di Clint Eastwood, e Lincoln, si Spielberg, ma è al piccolo schermo che deve la sua notorietà. Per il suo ruolo nella serie dramedy dell’HBO Girls, Driver ha già ricevuto più di una candidatura agli Emmy. Nel 2012 viene coinvolto nell’ultimo progetto di duo Noah Baumbach e Greta Gerwig. Driver ricopre un ruolo secondario, perché la vera stella del film è proprio la Gerwig, sceneggiatrice e protagonista.
Frances Ha è un vero successo. Prende a piene mani da dalla Nouvelle Vague e da Woody Allen, cita apertamente Truffaut e Leos Carax. Frances Ha è un film fatto da amanti dal cinema per gli amanti del cinema, ma anche per tutti quelli che, passati i vent’anni, devono ancora capire cosa fare della propria vita. Se siete in questa situazione, non disperate: Driver ha iniziato a recitare a 26 anni e, per adesso, non se la sta cavando malaccio.
Paterson (2016)

2016, da Frances Ha sono passati quattro anni e ben otto film. Nel 2014, il volto di Driver è stato drammaticamente rivelato al grande pubblico quando Kylo Ren solleva la maschera, portando molti a chiedersi “e quello chi è?”. Dal 2012, Driver si è procurato un ruolo minore in A proposito di Davis dei fratelli Coen, ha recitato in un paio di commedie romantiche, ha vinto la Coppa Volpi a Venezia con Hungry Hearts ed è tornato a lavorare con Baumbach in Giovani si diventa. Tuttavia, il suo non è ancora un viso universalmente riconosciuto. C’è però da sottolineare un’interessante svolta nella sua carriera: Driver si sta spostando dai ruoli secondari a quelli di primo piano.
Ed è così che ce lo ritroviamo protagonista di Paterson, pellicola di Jim Jarmusch candidata alla Palma d’Oro di Cannes. Adam Driver interpreta Paterson, autista di autobus a tempo pieno e autore di versi a tempo perso. Ispirato all’omonima raccolta del poeta William Carlos Williams, Paterson è stato considerato dalla critica uno dei migliori film del 2016 e la performance di Driver, sottile e commovente, ne ha costituito il pilastro portante.
Silence (2016)

Restiamo sullo stesso anno, ma come non menzionare una collaborazione con uno dei più grandi, forse il più grande, regista vivente? Martin Scorsese dirige Silence, dramma storico ispirato all’omonimo romanzo di Shūsaku Endō sulle persecuzioni cristiane nel Giappone del periodo Tokugawa. Il regista americano divorò il libro di Endō nel 1989 e già dal 1990 aveva iniziato a lavorare ad una sceneggiatura. Il sogno di Scorsese era avere Daniel Day-Lewis, Gael García Bernal e Benicio del Toro, ma tutti e tre gli attori abbandonarono la produzione a causa del ritardo durato 26 anni della lavorazione.
Dalla necessità di un rimpiazzo, spuntarono i nomi di Liam Neeson, Andrew Garfield e, infine, Adam Driver, per cui la seconda volta è sempre quella buona. Silence è spesso stato definito come un lavoro monumentale, molto amato dalla critica, ma non sempre dal pubblico a causa dell’ingente minutaggio – la stessa accusa che molti ora muovono nei confronti di Killers of The Flower Moon. Silence fu candidato agli Oscar e fu inserito dall’American Film Institute tra i dieci film dall’anno (scoprite dove si colloca nella nostra classifica di tutti i film di Scorsese, dal “peggiore” al migliore!)
L’uomo che uccise Don Chisciotte (2018)

In due anni, Driver consolida il suo ruolo da Kylo Ren con Gli ultimi Jedi, partecipa alla La truffa dei Logan di uno Steven Soderbergh nostalgico per gli heist e passa per un cameo in The Meyerowitz Stories con Noah Baumbach. Ma questo è poca cosa in confronto all’uscita de L’uomo che uccise Don Chisciotte, di Terry Gilliam. In quanto a tempi di lavorazione, Gilliam se la gioca col Silence di Scorsese: venticinque lunghi anni, durante i quali successe l’impensabile. Jean Rochefort morì nel bel mezzo delle riprese, nubifragi e alluvioni si abbatterono sui set spagnoli e il cast, afflitto da sostituzioni continue, non riusciva a girare due scene prima del prossimo disastroso imprevisto.
La produzione fu fermata, secondo dichiarazioni ufficiali, per “atti divini avversi”. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarla, e solo un pazzo testardo come Terry Gilliam avrebbe deciso di impuntarsi su un film che proprio “non s’ha da fare” per un quarto di secolo. E dopo Johnny Depp, Colin Farrel e Ewan McGregor, Adam Driver arrivò come l’uomo della provvidenza, il protagonista su cui Gilliam poté fare cieco affidamento. Nemmeno ve lo stiamo a raccontare di che parla il film, ma sappiate che è più pazzo della storia della sua lavorazione. Driver ci regala una performance incredibile, una metamorfosi da regista snob di Hollywood a improbabile eroe cavalleresco.
BlacKkKlansman (2018)

L’assurda storia vera di un poliziotto afroamericano infiltratosi nei ranghi del Ku Klux Klan alla fine degli anni ’70. Spike Lee adatta liberamente per il grande schermo l’autobiografia di Ron Stallworth, il primo detective afroamericano del dipartimento di polizia di Colorado Springs. La star è John David Washington (Tenet), interprete di Stallworth. Driver invece presta il volto al detective Philip Zimmerman, detto Flip, secondo di Stallworth nell’operazione di spionaggio del KKK.
BlacKkKlansman è stato presentato al Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il Grand Prix. Agli Oscar ha raccolto ben sei nomination (tra cui una per Driver come Miglior attore non protagonista), ma soltanto una ha dato i suoi frutti: Miglior sceneggiatura non originale. L’American Film Institute ha inserito la pellicola nella sua classifica dei dieci migliori film del 2018. Spike Lee torna a parlarci di America e minoranze razziali, in una pellicola che talvolta assume i toni di una commedia cupa, ma porta sulle spalle il peso di un dramma più che attuale.
The Report (2019)

Un’altra pellicola che ci parla del lato buio dell’America. Scritto e diretto da Scott Z. Burns, The Report copre l’investigazione di Daniel Jones, membro dello staff della senatrice americana Dianne Feinstein, sul “programma di detenzione ed interrogatorio” adottato dalla CIA dopo gli eventi dell’11 settembre, ovvero l’utilizzo di tecniche di tortura da parte dei membri della CIA nei confronti di alcuni detenuti sotto l’amministrazione Bush.
Adam Driver qui ha ruolo di totale protagonista, interprete di Daniel Jones. Quella di Jones è una catabasi all’inferno, una cura Ludovico con lo sguardo puntato sui crimini del governo che Jones ha deciso di servire. Per lo spettatore quanto per Jones diventa sempre più difficile sopportare i giochi di potere degli organi di stato una volta messi di fronte alla più nuda cattiveria umana. The Report non è un film per i facilmente impressionabili, ma porta sul grande schermo una storia che, soprattutto in tempi di guerra, non ci è consentito ignorare.
Storia di un matrimonio (2019)

Ormai lo avrete capito, ogni due tre anni una collaborazione tra Driver e Noah Baumbach è tappa fissa. Ma Storia di un matrimonio non è un film come gli altri. Definito il “Kramer contro Kramer del ventunesimo secolo”, Storia di un matrimonio è lo struggente racconto di un divorzio, parzialmente ispirato alle vicende personali di Noah Baumbach. Scarlett Johansson e Adam Driver ci regalano tra le migliori performance delle rispettive carriere, il cui inerente valore è stato riconosciuto anche dai detrattori della pellicola.
Ne emergono due personaggi straziati e strazianti, afflitti al contempo da amoroso affetto e rabbia impietosa l’uno nei confronti dell’altra. Nel mezzo un bambino, l’innocente, ad accusare gli attacchi di entrambi i genitori. A fare da sottofondo, le musiche di Company, musical fondamentale di Stephen Sondheim, riflessione sull’amore e sulla vita di coppia in quel contesto alto-borghese in cui Baumbach ama ambientare le sue pellicole.
Annette (2021)

Leos Carax torna al cinema a distanza di quasi dieci anni con una rock opera in lingua inglese insieme al duo musicale degli Sparks. Un triangolo amoroso, una maledizione dell’aldilà e la bambola più inquietante che abbiate mai visto a cinema dai tempi di Renesmee in Twilight: questi sono gli ingredienti di Annette. Adam Driver interpreta il comico Henry McHenry, sfacciato e provocatorio: ha qualcosa di Louis C.K., qualcosa di Gervais, addirittura di Bo Burnham. Marion Cotillard è invece Ann Desfranoux, usignolo dell’opera, da sempre accompagnata al piano da Simon Helberg (Howard di The Big Bang Theory).
Tra Henry e Ann scoppia l’amore, nasce una figlia e tutto sempre andare per il verso giusto, finché l’allegra famigliola non resta vittima di un terribile naufragio. Non vogliamo dirvi troppo, perché Annette è, nel vero senso della parola, un film sorprendente, che spesso va a toccare temi scomodi, come la mascolinità tossica, l’alcolismo e l’abuso infantile.
The Last Duel (2021)

Nel 2021, Ridley Scott ha rilasciato un film recepito molto negativamente di cui hanno parlato tutti e uno recepito molto positivamente di cui non ha parlato nessuno, entrambi con Adam Driver. Il primo, forse l’avrete capito, è House of Gucci, che probabilmente passerà alla storia come la peggior pellicola del regista. Il secondo è The Last Duel, un dramma sull’ultimo duello riconosciuto dalla legge di cui abbiamo documentazione. Francia, 29 dicembre 1386: Jean de Carrouges (Matt Damon) sfida a duello Jacques Le Gris (Adam Driver), accusato di aver violentato la moglie di Carrouges.
Quello che parte come un film di impostazione strettamente storica prende una direzione inaspettata. È Rashomon di Kurosawa, ma ambientato nella Francia medievale. Qual è la versione a cui dovremmo credere? Ridley Scott ci ricorda che la voce da ascoltare, in questi casi, è una soltanto. Il casting di Driver è ineccepibile. Nonostante avesse da poco interpretato in Annette un ruolo moralmente ambiguo, Scott gioca con l’immagine molto positiva che il pubblico associa ad Adam Driver per mettere alla prova la nostra capacità di giudizio. Un film intelligente e ben congegnato, un gran peccato che dal duello contro House of Gucci ne sia uscito sconfitto.
Ferrari (2023)

Concludiamo con un film non ancora uscito in sala (manca solo un mese però, tenete duro!). E come facciamo a dirvi che è un bel film? Perché quest’anno, CiackClub è stato al Festival di Venezia per farsi una scorpacciata di nuove uscite, tra cui il biopic di Micheal Mann sulla macchina più famosa al mondo. Adam Driver ritorna, dunque, dopo House of Gucci, a raccontare una storia italiana, con sommo disappunto di Favino. Driver veste i panni di Enzo Ferrari in persona, coi capelli grigi, invecchiatissimo- peggio che in White Noise di Baumbach un anno fa.
Dopo otto anni di assenza, Micheal Mann torna al cinema con una pellicola divisiva. Volete saperne di più? Qui trovate la nostra recensione direttamente da Venezia! Avremmo voluto parlarvi anche del Megalopolis di Coppola, in cui Driver sarà nuovamente protagonista, ma di quello sappiamo davvero troppo poco.
Alla fine di questa classifica, resta un dubbio. Quella prima audizione fallimentare alla Juilliard: i membri della commissione hanno preso una cantonata, Driver non era ancora abbastanza preparato, si è lasciato prendere dall’emozione? Non lo sapremo mai, ma in soli quattordici anni questo talento sbocciato in ritardo ha già recitato con Scorsese, Ridley Scott, Mann, Coppola. Concedeteci una stucchevolezza allora, concedeteci che la carriera di Adam Driver e questo articolo siano un inno alle seconde possibilità. E concedete a voi stessi una seconda chance, se potete. Potreste farne buon uso.