Oggi, 1° ottobre 2023, Brie Larson compie 35 anni. L’attrice è ormai popolarissima per aver prestato il volto a Captain Marvel, nuovo volto dell’MCU. Ma anche prima di essere inglobata dal monopolio Disney, Brie Larson si era fatta notare e aveva dato prova di straordinario talento. Nel 2015, a soli 26 anni, la Larson si è aggiudicata in Oscar come Miglior Attrice Protagonista per Room, toccante dramma di Lenny Abrahamson. Nonostante diversi riconoscimenti e gli entusiasti pareri della critica, Room non riscosse immediatamente un grande successo di pubblico, guadagnando molto poco al botteghino. Room non è un film adatto ai deboli di cuore e le eccellenti performance attoriali acuiscono un profondo senso di ansia e disperazione. Avvertiamo che ci sarà qualche SPOILER.
Room: Il mondo in una stanza

Joy e suo figlio Jack vivono rinchiusi in una stanza. Hanno a disposizione un letto, un armadio, un piccolo bagno, una piccola cucina e un lucernario, da cui fa capolino un tovagliolo di cielo. Joy è stata rapita sette anni prima da un uomo sconosciuto, a cui si riferisce col nome di “Old Nick”, ma Jack, figlio di una violenza di “Old Nick” su Joy, è nato e cresciuto nella stanza. L’unico reale contatto con l’esterno è una piccola tv, ma Joy, per risparmiargli la terribile verità, gli ha raccontato che la televisione mostra solo cose irreali. La stanza è il mondo, al di fuori vi è il cosmo, con i mille pianeti di tv, e poi ancora più su vi è il paradiso: questa è la cosmogonia di Jack.
Ma, nel giorno del suo quinto compleanno, tutto cambia. Joy è ormai allo stremo delle sue forze e “Old Nick”, ormai al verde, sembra tenere sempre meno alla salute dei suoi prigionieri. Joy rivela a Jack la verità sul mondo lì fuori, scatenando in Jack un’immediata reazione di rifiuto della realtà. C’è qualcosa della caverna platonica, le immagini sulla tv null’altro che sagome bidimensionali, imitatrici del mondo vero. Ma lo sfogo di Joy non è senza ragione: madre e figlio devono lasciare in fretta la stanza. Quella che per Joy è una fuga per la libertà, per Jack diventa l’abbandono del solo universo conosciuto e di tutte le sue certezze. Da qui in poi ci saranno SPOILER sul film.
Questione di punti di vista

Una volta che Joy viene liberata dalla stanza, può finalmente tornare a casa. Per Jack è l’esatto opposto: la stanza è casa, la stanza è il mondo intero e tutto ciò con cui viene a contatto, financo la luce del sole, gli è estraneo. L’entusiasmo di Joy cozza orribilmente con l’atteggiamento impaurito e ritroso di Jack, che rifiuta il contatto con chiunque non sia sua madre, l’unica persona con cui ha da sempre interagito. Ben presto, però, diviene chiaro che essere fisicamente tornata a casa dei suoi genitori non ha magicamente tratto in salvo Joy. La ragazza è ancora profondamente instabile e traumatizzata, proprio come Jack, ma si rifiuta di ammetterlo.
Il mondo esterno, poi, è tutt’altro che salvifico: lo stesso padre di Joy si rifiuta di riconoscere Jack, poiché figlio di uno stupro, i giornalisti tempestano la ragazza di domande scomode, e a questo si aggiunge che sette anni della vita di Joy si sono volatilizzati. Da diciassette si ritrova ventiquattrenne, responsabile di un figlio quando a malapena riesce a prendersi cura di se stessa. L’unico a poter comprendere cosa ha passato era troppo innocente per accorgersi dell’inferno in cui hanno vissuto. Anzi, Jack sente nostalgia della stanza, come tutti noi sentiremmo la mancanza della casa di infanzia. Joy non ha ancora lasciato quella stanza e Jack non vede l’ora di ritornarci, entrambi sono ancora stranieri in terra straniera nel mondo esterno.
Amore materno

Il vero perno di Room è il rapporto madre-figlio fra Joy e Jack. La ragazza è diventata involontariamente madre all’età di 19 anni, ma non prova alcun risentimento nei confronti del figlio del suo assalitore. Tanto “Old Nick” appare indifferente a Jack quanto Joy darebbe la vita per il figlio. Ma nessuna madre è perfetta, figuriamoci Joy nelle sue condizioni. Joy è una madre amorevole, premurosa, tenta di restituire al figlio una vita “normale” anche all’interno del bunker insonorizzato, curandosi della sua salute e della sua alimentazione, ma anche di preparargli una torta di compleanno. L’arrivo di Jack nella vita di Joy è un nuovo barlume di speranza, il motivo per andare avanti.
È quindi straziante la domanda di una giornalista sul perché lo abbia tenuto con lei. “Non hai pensato di chiedere a Old Nick di abbandonarlo in un ospedale, per dargli la chance di una vita normale?”. O ancora, di fronte ad un esaurimento nervoso di Joy, sua madre le intima di “pensare soltanto a Jack”. Ma l’essere madre non annulla automaticamente il trauma vissuto da Joy per trasferirlo soltanto su suo figlio. Jack, a piccoli passi, si integra nella sua nuova vita, la stanza diventa un ricordo sbiadito, impreciso. È la sua tenace innocenza a dare forza a Joy, a volte costretta a cercare il sostegno di Jack, in un rapporto madre-figlio tutt’altro che usuale, ma comprensibile per due sopravvissuti ad uno stesso incubo.
E voi avete visto Room? Quali altri film con Brie Larson avete visto (oltre a quelli dell’MCU in continua espansione)? Fatecelo sapere nei commenti!