Quanto influisce la fotografia nella buona riuscita di un film? Alcune volte (relativamente) poco, altre volte moltissimo. Mentre altre ancora ne diventa elemento talmente fondamentale da essere il vero e proprio cardine di un’opera. E Roger Deakins, che oggi compie gli anni, è il massimo esponente di una fotografia innalzata ad arte a sé stante. Capace di elevare la qualità di un film attraverso giochi di luce, sfruttamento dell’ombra e veri e propri momenti in cui le scelte fotografiche diventano (co-)protagoniste delle opere.
Il DOP britannico, che ha iniziato la carriera in patria per poi essere assunto a tempo indeterminato da Hollywood, ha dimostrato una capacità incredibile di dare spessore a tutte le sue opere. Una qualità che gli ha permesso di iniziare a lavorare con la pellicola ma di mantenersi con successo anche col digitale. Oltre che di lavorare con alcuni degli autori più acclamati degli ultimi trent’anni, con film molto diversi tra loro ma mantenendo una costanza di ottimi risultati davvero impressionante.
Roger Deakins: la nostra classifica

In occasione del compleanno, noi di CiakClub.it abbiamo tentato di fare una classifica dei suoi migliori film, rigorosamente dal punto di vista fotografico (dunque, non stupitevi dell’assenza di grandi film quali Barton Fink – È successo a Hollywood, Il grande Lebowski o A beautiful mind, grandi film dalla fotografia però più “lineare”).
Non è stato facile fare ordine nella carriera di un uomo candidato a 12 premi Oscar (di cui due vinti), oltre che dalla filmografia prestigiosissima e molto estesa. Dunque, anche per questo, abbiamo deciso di dividere le sue opere migliori in fasce di cinque in cinque film. Alla fine della fiera, ognuno ha la sua opinione e i propri gusti ma il fatto oggettivo è il grande lavoro di Roger Deakins. E noi siamo qui proprio per celebrarlo.
Dal 15° all’11° posto: tra cult, Mendes e Scorsese
Già in queste posizioni iniziali troviamo alcune delle collaborazioni storiche di Roger Deakins, come quella con il regista britannico Sam Mendes e con i fratelli Coen. Maggiori collaboratori in senso assoluto con il direttore della fotografia. Ma scopriamo quindi le prime (ultime) cinque posizioni.
Unbroken (2014)
In Unbroken, la fotografia di Deakins accompagna perfettamente le immagini selezionate da Angelina Jolie. Sebbene non sia il capolavoro di fotografia di Deakins, le scene di prigionia del protagonista fanno scuola. Scritto dai fratelli Coen (e, pertanto, ulteriore tassello indiretto alla loro collaborazione).
Le ali della libertà (1994)
Le ali della libertà è un film la cui storia parte in sordina per poi diventare nel corso degli anni uno dei più amati della storia del cinema. L’opera prima di Frank Darambont ha segnato il debutto di Deakins nel mondo hollywoodiano (a livello di premi) ed è un gioiello, anche grazie al lavoro del suo DOP. Ancora una volta, Deakins riesce a restituire perfettamente il realismo della prigionia, sottolineando con giochi di luci e ombre l’umanità dei prigionieri.
Il grinta (2010)
Il Grinta è la prima, fruttuosa, collaborazione Coen-Deakins sulla nostra strada e la prima (ma non l’ultima) grande rappresentazione delle zone più sconfinate e incontaminate d’America della nostra classifica. La ricerca di vendetta della giovane Mattie è accompagnata dai continui cambi di ambientazione e di luminosità, con l’alternanza giorno-notte che diventa un elemento chiave, anche a livello narrativo.
Kundun (1997)
Dall’America incontaminata al Tibet. Kundun segna la prima e unica collaborazione Deakins-Scorsese, oltre che la conferma della capacità del direttore della fotografia di uscire dalla sua zona di comfort e di adattarsi ad un’ambientazione ben lontana dai suoi canoni. Il film, incentrato sulla figura del Dalai Lama, vede infatti alcune riprese fortemente suggestive, capaci di immergere lo spettatore nell’ambientazione asiatica. Fino quasi a sentirne odori e sapori. Quasi sinestesia visiva.
Skyfall (2012)
Deakins nei blockbuster? Sembra un’accoppiata molto lontana. Ma, in realtà, con Skyfall, il DOP ha dimostrato la sua capacità di dare un tocco di autorialità anche ad un film come quello incentrato su James Bond. Diretto da Sam Mendes, il film infatti si fregia con classe della fotografia calda-fredda di Roger Deakins, rendendo l’avventura del James Bond interpretato da Daniel Craig più che epica.
Dal 10° al 6° posto: Roger Deakins tra western, guerra e il bianco e nero
I film che abbiamo posto in questa sezione si identificano soprattutto in due categorie. Film di guerra e film di stampo western. Con questi due generi che, spesso, anche grazie alla fotografia di Deakins, sembrano mescolarsi e confondersi, dando ai film un tono ancora più ampio.
Jarhead (2005)
Probabilmente uno dei titoli più snobbati di Roger Deakins e Sam Mendes, Jarhead è un film che riesce invece ad evidenziare molto bene i lati oscuri della guerra. Realizzato con una fotografia spietata e polverosa, l’opera presenta alcuni picchi di bravura perfettamente funzionali alla storia. Film da riscoprire.
Fratello, dove sei? (2000)
Chicca sottovalutata dei fratelli Coen, Fratello, dove sei? è un gioiello di scrittura e surreale comicità. Supportato alla perfezione dalla fotografia impura e di stampo western di Roger Deakins. Un’Odissea (letteralmente) moderna che coinvolge e affascina.
L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007)
Rivisitazione di una delle storie del mondo western più famose di sempre, L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford è probabilmente il film che più si avvicina al fotografico. Ambientazione da western crepuscolare (Gli spietati, “ricordi”?), il film fa pieno fondamento sulla fotografia di Deakins. Nessun altro, a nostro avviso, sarebbe riuscito a fare qualcosa di simile.
Sicario (2015)
Ambientazione rurale, nel profondo sud degli Stati Uniti, ma tematica profondamente contemporanea. Un po’ sul modello Traffic. A balzare agli occhi degli spettatori di Sicario sono in particolare le scene notturne, in cui i colori del tramonto si mescolano con l’ambientazione brulla e arida dell’America di confine con il Messico. Musica e fotografia si miscelano in una formula quasi perfetta.
L’uomo che non c’era (2001)
L’esclusione più dolorosa dalla top 5 è sicuramente L’uomo che non c’era, uno dei tanti gioielli targati Coen. Come altri, un po’ snobbato da critica, premi e pubblico. Film durissimo, ulteriormente indurito dalla fotografia. Un bianco e nero spietato e orientato verso toni grigi come la morale del protagonista. Una scelta fotografica un po’ dettata dalla necessità, un po’ dalla follia di registi e DOP, ma che rende perfettamente il tema e l’animo dei personaggi. Oltre a rendere il film memorabile.
La top 5 di Roger Deakins: gli Oscar, i Coen e Villeneuve
Eccoci alla top 5. Siamo al culmine dell’arte di Roger Deakins. Non solo per i due premi Oscar vinti per questi film, ma anche per l’effettivo apporto regalato a queste opere. Quasi interamente basate sulla genialità fotografica del DOP britannico. Possiamo dirlo con certezza, senza Deakins questi film non sarebbero stati gli stessi. Magari altrettanto belli, ma non avrebbero avuto quel boost. Scopriamoli.
Blade Runner 2049 (2017)
Non era facile replicare i toni del primo film, talmente caratteristici e noti da rendere il compito difficile a qualsiasi direttore della fotografia. Evidentemente, non per Roger Deakins, che ha optato, giustamente, per fare di testa sua. Restituendo i toni futuristici dell’opera originale, senza tuttavia rinunciare alla realizzazione di innovazioni. Toni caldi e freddi si alternano con successo in Blade Runner 2049, dando all’intero film un tocco assolutamente originale e calando gli spettatori nell’ambientazione.
Non è un paese per vecchi (2007)
Un altro film coi Coen, un altro gioiello. Non è un paese per vecchi, calato perfettamente nell’immaginario western, consente a Deakins di sfoggiare il suo talento al massimo. Ad essere messo in particolare risalto grazie alla fotografia è il personaggio di Javier Bardem, la cui follia è evidenziata in ogni aspetto e in ogni inquadratura. Oltre a questo, le ambientazioni notturne, immerse nel deserto, sono particolarmente suggestive.
Fargo (1996)
Chi scrive ne è consapevole. Fargo in top 5 può fare strano. Ma rendere epico un film praticamente mono- colore, è una impresa incredibile. Renderlo un cult capace di superare l’ostacolo del tempo e dare vita ad una serie altrettanto brillante (almeno nelle prime stagioni) è impresa gigantesca. Attraverso giochi di inquadrature, proporzioni e scelte oculatissime nel creare le immagini, Fargo è un piccolo saggio di semplicità. E solo i grandi sanno quanto la semplicità, a volte, sia la scelta più azzeccata.
1917 (2019)
1917 è stato definito unanimemente un capolavoro di guerra, ma, oltre a questo, c’è dell’altro. Qualcosa che lo rende diverso da altri film del genere. E quell’altro è con ogni probabilità la fotografia di Roger Deakins. Una vera e propria opera di cinematografia monumentale, con l’intero film (o quasi) realizzato in piano sequenza. Ideato dal nostro Roger, in collaborazione col regista. Pazzi, ma geniali.
Prisoners (2013)
Se il genere thriller ha ancora linfa, buona parte del merito è di questo film. Uno di quei film, come si accennava sopra, che non sarebbe stato lo stesso senza l’apporto di Roger Deakins. Prisoners, terribilmente snobbato in varie sedi, sia dal punto di vista di pubblico che di premi, è invece probabilmente uno dei punti più alti della carriera dello stesso Deakins e di Villeneuve (qui un nostro articolo sul suo lavoro). Un genere sulle spalle di due uomini. Ma in Roger we trust.
Una carriera trionfate. E voi, cosa ne pensate dell’opera di Roger Deakins? Quali film preferite tra i suoi? Fatecelo sapere!