Re Granchio, recensione: la perla italiana che ha incantato Cannes

Esce finalmente in streaming su MUBI una perla nascosta del panorama italiano, Re Granchio film presentato al Festival di Cannes nel 2021. Diretto dalla coppia di amici-registi Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, la pellicola parte dai racconti popolari culminando in un western dal risvolto magico.
Re Granchio, recensione la perla italiana che ha incantato Cannes

Un film nato dal piacere dell’ascolto, dal passaparola che dalla boscosa Tuscia romana è giunto fino alla capitale balneare del cinema europeo. Re Granchio è il frutto della collaborazione nata tra i banchi di scuola tra i giovani registi classe ‘86 Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis e sbarcata nella sezione Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2021. Una piccola produzione italo-argentina fondata sulla curiosità, sulle storie e le leggende tramandate di generazione in generazione, finalmente disponibile in streaming su MUBI.

Re Granchio: racconto dei racconti

Il figlio del dottore è mezzo matto, col fuoco e col furore giustizia ha fatto”. Una filastrocca, uno stornello di quelli che si canticchiano attorno al focolare o alla tavola imbandita di un rifugio. È la storia di Luciano, il figlio del medico di un piccolo borgo, che per ribellione e per amore della contadina Emma sarà costretto all’auto-esilio nella lontana Terra del Fuoco. Luogo impervio e preda di mercenari alla ricerca di un ricco tesoro misterioso, da trovare seguendo le orme del leggendario Re Granchio.

Un film cresciuto con il passare degli anni, coltivato raccogliendo i racconti dei cacciatori, di uomini fortemente legati alla tradizione orale e connessi alla propria terra in cui vivono, entrambe cose destinate a scomparire. Il legante che conduce dai documentari al primo lungometraggio la coppia Rigo de Righi-Zoppis è la potenza della parola, la sua capacità immaginifica senza limiti. Belva Nera e Il Solengo spalancano la strada ad un’idea di racconto trasmessa e ascoltata dai propri antenati costruita attorno ad una struttura di stampo favolesco.

Alla ricerca dell’identità

Luciano e Emma in una scena di Re Granchio
Luciano e Emma in una scena di Re Granchio

Luciano è molte cose, per molti è un pazzo, per alcuni un nobile, per altri un santo e per tutti un ubriacone, a seconda di chi racconta le sue gesta e delle tracce lasciate nel suo lungo peregrinaggio. Un’avventura del tardo Ottocento mescolata con elementi confusi. Perché le parole viaggiano attraverso le terre e i mari e, proprio come nel telefono senza fili, assumono nuova forma e significato. È questo l’intento di un lungometraggio nostalgico dei tempi in cui erano i nonni o i padri a svelare i segreti del mondo attorno a noi.

Quei racconti che virano dal realismo alla finzione, dalla fonte storica al mito, esattamente come il percorso di Luciano, interpretato dall’esordiente artista Gabriele Silli. Diviso in due capitoli, Re Granchio costruisce lentamente la leggenda di un semplice ubriacone trasandato dalla barba incolta, disprezzato dalla propria gente. Una lunga introduzione che conduce ad un crocevia dopo il quale tutto è ignoto. Le conseguenze del fattaccio di Sant’Orsio portano l’uomo nel culo del mondo dove può morire a sé stesso, rinascere come individuo, creare una nuova identità ed essere coinvolto in una caccia al tesoro senza scrupoli.

Un western di mare sulle tracce del Re Granchio

Una scena ambientata nella Terra del Fuoco
Una scena ambientata nella Terra del Fuoco

I boschi della Tuscia lasciano spazio alla steppa della Patagonia, prende così vita un racconto fatto di tradimenti e colpi di pistola. Re Granchio assume le sembianze di un western di sparatorie ma anche fortemente esistenzialista. Non c’è il selvaggio West ma una terra ancor più sperduta, non ci sono i cowboy ma dei marinai mercenari, non manca però la febbre dell’oro e la cupidigia che rivela la vera natura dell’uomo. La coppia di registi mette in scena una decostruzione del genere arricchita da un elemento magico, un animale simbolo quale il granchio

Subentra una sfumatura onirica che va ad accostarsi alla componente pastorale e avventurosa, arricchita da elementi attorno cui viene costruito il racconto. Un amuleto, un diario ed un granchio portato via dalle acque sono punti di svolta apparentemente innocui che permettono di arricchire con nuove parole la leggenda popolare. Tutto è osservato e sbirciato da lontano, dietro il fogliame o le rocce, con carrellate prolungate e inquadrature che catturano la natura, alternate a primi piani che scrutano lo sguardo di Luciano e si perdono nella barba crespa sporca di vino.

Un film che ha incantato Cannes e conquistato la critica internazionale, ricevendo elogi dalla stampa d’oltreoceano, e che consegna in ambito nazionale una coppia di registi da monitorare. Perché, con Re Granchio, Rigo de Righi e Zoppis confermano di essere giovani autori dalla forte identità registica, pronti a sperimentare nuovi generi attorno alla venerazione della tradizione e della parola. Una vera perla da custodire nel panorama italiano da oggi disponibile in streaming su MUBI.

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