Il 20 aprile del 2022 Netflix, la prima e più grande piattaforma streaming, ha subito un crollo insolito che ha lasciato il segno. Netflix nasce come classico noleggio di Home Video, ma con un’intuizione in più: consegnare i DVD direttamente a casa, come un deliveroo. Quando poi i moderni mezzi on demand rivoluzionano il settore, il passo per lo streaming è dietro l’angolo.
Dal 2008 attiva il servizio e dal 2013 entra diventa produttore con la prima serie originale, ormai cult, House of Cards. Da qui la piattaforma si è evoluta con grande velocità, stravolgendo il mondo della cinematografia e della serialità. Un’evoluzione che è andata di pari passo con una continua crescita nel numero di abbonati, crescita costante fino al 20 aprile 2022, data storica per Netflix. In quella giornata, infatti, il sogno della crescita eterna di Netflix si è infranto. Il titolo crollò in borsa per una perdita (non così) significativa di utenti (200.000), rispetto alla previsione di crescita.
In altre parole, tecnicamente non ha perso quei 200mila a seguito di mancato rinnovo dell’abbonamento: semplicemente, in quel trimestre, se ne sono aggiunti 200mila in meno rispetto a quanto si aspettasse. Questa unità poi corrispondeva sostanzialmente al solo 0,1% del numero totale degli abbonati (222 milioni a livello globale), eppure le azioni in borsa sono crollate del 38%, quel mercoledì nero di un aprile.
Quali sono i motivi del “crollo”?

Rispetto a quando Netflix è arrivato sul mercato, il mondo dell’audiovisivo è cambiato radicalmente, proprio per il modo con cui il colosso dello streaming si è affermato. In pochi anni sembrava essere diventato indispensabile avere un account Netflix, e il continuo aggiornamento del catalogo, oltre che una serie di prodotti accattivanti, hanno tenuto alto l’interesse del pubblico. A fronte di questo successo, dal 2020 sono nate altre piattaforme che sono riuscite a fare concorrenza a Netflix.
Prime Video, Disney+, AppleTV+ e non solo: la concorrenza
Secondo gli analisti di Vontobel, l’impatto dei servizi streaming come Disney+, HBO Max, Paramount+, AppleTV+, Amazon Prime Video e Hulu ha avuto un peso significativo per Netflix, che si è trovato di fronte ad una numerosa e forte concorrenza. Quelli che erano i punti con cui il colosso aveva conquistato i primi abbonati, come la comodità dello streaming e il prezzo accessibile per una vasta scelta di contenuti, non è più nulla di speciale: a far la differenza è la qualità dell’offerta.
Disney e Amazon in particolare si sono inseriti nel mercato dello streaming con numerosi prodotti di alto livello, acquistando sin da subito un notevole successo. Disney+ ha fatto leva sui nomi più amati dal suo pubblico, creando serie e spinoff su franchise seguitissimi come Marvel e Star Wars. Prima che Disney+ ne prendesse i diritti esclusivi, Netflix aveva prodotto anche diverse serie tv originali con il marchio Marvel (Daredevil, Luke Cage e Jessica Jones, per citarne alcuni).
Nonostante questa concorrenza, che indubbiamente ha contribuito al pesante crollo del 21 aprile, Netflix rimane il più apprezzato: secondo la ricerca pubblicata da Morgan Stanley , il 39% degli americani lo considera il miglior servizio streaming, seguito da Amazon Prime Video e Disney+.
Netflix e lo stop degli account condivisi
Un’altra ragione della crisi è l’interruzione degli account sharing, ovvero della condivisione delle password. Questa è una pratica molto diffusa tra gli abbonati, una sorta di stratagemma per risparmiare sul costo del servizio, condividendo l’account. Per porre rimedio a questa pratica, Netflix voleva introdurre delle regole che limitassero l’uso di un account per nucleo domestico. Nelle ultime settimane la piattaforma ha fatto un passo indietro rispetto ad alcune indicazioni ancora più restrittive, ma sicuramente c’è in serbo un nuovo metodo che riesca a controllare e impedire la condivisone delle password.
Un altro fattore che potrebbe aver influito nel crollo è la scelta dell’azienda di sospendere il servizio in Russia, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Il futuro di Netflix

Netflix non starà a guardare gli altri competitors senza agire: per il futuro è previsto un grande cambiamento. Il 19 gennaio Reed Hastings, cofondatore di Netflix nonché storico amministratore delegato, si è dimesso. L’altro amministratore delegato, Ted Sarandos, verrà affiancato da Greg Peters, e insieme i due vogliono giungere ad una nuova era per il colosso dello streaming.
Anziché puntare tutto, come è stato fatto fino ad ora, sul numero degli abbonati, si cercherà di guardare ai ricavi netti, inserendo la pubblicità. Di fatto diverse piattaforme hanno già proposto al loro pubblico il piano con pubblicità, in cui a fronte di un prezzo leggermente più basso si trovano delle inserzioni pubblicitarie. Nel caso di Hulu, ad esempio, questa scelta è risultata efficace: il 70% degli abbonati ha preferito un prezzo ridotto con l’aggiunta della pubblicità. Inoltre non sarebbe una novità sconvolgente, visto che ormai le inserzioni pubblicitarie sono onnipresenti (Tiktok e Youtube sono ricchi di spot).
Netflix riuscirà, sotto la nuova guida, a confermare il suo primato nel mondo dello streaming e ad evitare eventuali crisi? Voi che dite? Fateci sapere la vostra opinione nei commenti!