Ormai siamo giunti all’ultimo atto. Succession 4 sarà l’ultima stagione dello show e Jesse Armstrong, ideatore della serie, ha deciso andarsene con spari e fuochi d’artificio. Nei soli primi tre episodi sono condensati così tanti colpi scena che viene voglia di dire “ci basta, per noi la stagione finisce qui”. La quarta di Succession si preannuncia assolutamente devastante, tanto per i suoi protagonisti, quanto per i suoi spettatori.
Succession 4: dove eravamo rimasti
La terza stagione di Succession si chiude col brutale tradimento di Tom Wambsgans. Stanco di rivestire un ruolo di secondo piano, Tom rivela al suocero Logan il piano di sua moglie Shiv, Kendall e Roman per ottenere il controllo della Waystar- et tu, Tom? Logan decide quindi di vendere l’azienda all’imprenditore svedese Mattson, lasciando ai figli soltanto i “pochi” milioni delle loro azioni Waystar. Tom e Greg sono ormai passati al team Logan, mentre i giovani Roy sono costretti ad accettare che nessuno di loro sarà l’erede dell’azienda ora che è in mani altrui.
L’alleanza ribelle

Dopo tre stagioni in cui vigeva il motto “ognuno per sé”, ai Roy tocca imparare a fare gioco di squadra. La partita si gioca Team Logan contro l’alleanza ribelle, come Connor chiama scherzosamente i tre fratelli minori. L’obiettivo resta lo stesso fin dalla prima stagione: abbattere il titanico e dispotico patriarca Roy. Adesso che non sono impegnati a mettersi i bastoni fra le ruote a vicenda, Kendall, Shiv e Roman potrebbero avere una reale possibilità di vincere.
Più facile a dirsi che a farsi: le buone intenzioni finiscono per essere fagocitate dalle cattive abitudini e, ben presto, i Roy sono di nuovo intrappolati in una rete di segreti, bugie e infruttuosa competitività con Logan.
L’impero in Succession 4

Nella trincea opposta, le cose non vanno meglio. Tom, che si è dimostrato un utilissimo alleato e un nemico temibile, rischia di perdere la sua posizione di prestigio. Dopo aver tradito la moglie Shiv, qual è il suo ruolo nella famiglia Roy? Greg, con ossequioso servilismo, si ripara all’ombra di chiunque decida di prenderlo sotto la sua ala protettiva, in attesa di un alleato più vantaggioso. Connor persevera nella sua campagna presidenziale con scarsi risultati.
E Logan? Resta da solo, come tutti i grandi tiranni. Il suo impero è cresciuto a spese dei suoi affetti e, sarà forse l’età, forse la paura della morte, sta iniziando ad accusare la solitudine del suo palazzo dorato.
Foto di famiglia
Succession basa il conflitto tra i suoi personaggi sul precario equilibrio tra i loro affetti familiari e le loro ambizioni lavorative, che spesso pende a favore delle seconde. Questa quarta stagione, per la prima volta, dà maggior peso ai rapporti umani e mostra le drammatiche conseguenze del loro sgretolamento. Vincitori e vinti fanno sfoggio delle stesse espressioni amareggiate e sguardi colmi di rimorso. Le scuse arrivano sempre troppo tardi e comunque non sono abbastanza; il passato è una galleria di ricordi dolorosi che non vale la pena rivisitare, sia pur per trovare un senso a tutta quella sofferenza.
Persino i piccoli momenti di gloria risultano (volutamente) stucchevoli, se inquadrati nella loro insignificanza all’interno di esistenze povere di tutto, fuorché di denaro. I personaggi di Succession non sono mai stati così miserabili quanto più si avvicinano a diventare ricchissimi. (Attenzione! Il paragrafo successivo contiene SPOILER del terzo episodio)
The king is dead, long live the king

Jesse Armstrong non ha mai nascosto che Logan avesse problemi di salute. Su questo si basa l’inizio della prima stagione, e poi un colpo di tosse lì, un commento qua, quello svenimento a casa del personaggio di Adrien Brody. È sempre stato lì, siamo noi spettatori ad averne sottovalutato le implicazioni. Quando Logan, nel terzo episodio, si spegne è cronaca di una morte annunciata. Chi scrive aveva giurato di esultare qualora il vecchio Scrooge avesse tirato le cuoia, e invece si è sorpresa a lacrimare. Armostrong, saggiamente, non chiede ai suoi spettatori di provare compassione per Logan, ma sposta la cinepresa sui suoi figli.
È impossibile non commuoversi di fronte alle lacrime dei giovani Roy, ai “papà, papà, ti voglio bene”, alle loro voci tremule, al loro ostinato rifiuto ad ammettere che la figura più importante nelle loro vite, nel bene o nel male, li abbia lasciati. Tuttavia, questo nasconde risvolti inquietanti. Se da un lato è vero che i Roy sono finalmente liberi da una presenza tanto violenta e oppressiva nelle loro vite, hanno anche perso quell’unico nemico comune che li aveva spinti all’alleanza.
Con Logan fuori dai giochi e il destino della Waystar nelle loro mani, quanto aspetteranno prima di scogliere i patti di non belligeranza e riprendere le antiche lotte per l’agognata posizione di CEO? Logan potrà anche essere passato all’altro mondo, ma il suo spettro si aggira ancora per i corridoi della Waystar, chiedendo che il suo successore emerga dal sangue di una lotta fratricida.
E voi state seguendo Succession 4? Chi è il vostro campione per il ruolo da CEO della Waystar? Fatecelo sapere nei commenti!