Songbird su Prime: cosa resta del film distopico sul Covid-19?

Come sarebbe un futuro in cui il virus continua a predominare in tutto il mondo senza lasciare via di scampo? Ce lo fa vedere Songbird, in uscita oggi nel catalogo di Prime Video, attraverso l’estremizzazione della situazione pandemica che abbiamo realmente vissuto. Ecco la nostra recensione.
Songbird su Prime: cosa resta del film distopico sul Covid-19?

Durante il periodo più difficile della pandemia da Covid, tutto si è fermato, sia in qualche modo le nostre vite che le varie attività lavorative. Eppure, il regista Adam Mason insieme al principale produttore Michael Bay, hanno deciso di non demordere. In un periodo in cui non si parlava d’altro che del virus e dei suoi effetti, delle regole da rispettare, delle restrizioni e del numero crescente dei contagi, loro hanno deciso di metterlo in scena. Esce così nel 2020 Songbird, disponibile da oggi su Prime Video.

Songbird: la trama

Il trailer di Songbird

Il film è ambientato interamente a Los Angeles, nel 2024. Sono ormai passati 4 anni da quando è scoppiato il Covid, che negli anni ha continuato a mutare e ora viene chiamato Covid-23. Le strade della città sono deserte e le misure di sicurezza che tutti devono rispettare sono restrittive al massimo. Ogni mattina, tutti sono tenuti a fare il test della temperatura. Coloro che hanno l’influenza, vengono prelevati con la forza da casa e portati nei quartieri adibiti apposta per gli infetti.

Il film segue le vicende di pochissimi personaggi. Ma i protagonisti sono Nico e Sara, una coppia che da anni è costretta a vedersi solo attraverso videochiamata, a causa delle misure restrittive applicate a livello globale. Lui è tra i pochi immuni dal virus, quindi si adopera per fare da corriere a domicilio, facendo avanti e indietro per tutta la città. Lei invece, vive confinata in casa con la nonna.

Le vicende diventano più movimentate dal momento in cui il palazzo in cui Sara vive diventa un focolaio. Lei e la nonna quindi sono in pericolo e Nico, l’unico che può godere di una certa libertà, è la sola persona che le può aiutare.

Finzione o realtà?

Lo scenario in Songbird
Lo scenario in Songbird

In questa ora e mezza di film, finzione e realtà si sovrappongono, sconfinando spesso l’una nell’altra. Come accennato, il film è girato interamente a Los Angeles, le cui strade erano davvero semi deserte al momento delle riprese, a causa delle restrizioni in vigore in quel periodo (parliamo di riprese avvenute nell’arco di un mese, tra luglio e agosto del 2020).

Ma di vero qui c’è anche l’ansia del contagio e delle relative conseguenze. Ansia che nel film viene rappresentata in modo esasperato dalla distanza nei rapporti umani, dagli obblighi di confinamento imposti e dall’arrivo di personaggi armati che vengono a prelevare la persona infetta come se fosse un criminale latitante da abbattere. Quest’ansia, sicuramente in forma diversa ma non meno presente, è quella che bene o male abbiamo provato tutti. Dal terrore delle avvisaglie dei primi sintomi, fino alla sensazione di solitudine persistente.

Mentre nella realtà l’unico barlume di speranza è stato dato dai vaccini, il film non fa cenno ad alcuna possibilità di scampare all’avanzamento del virus. L’unico elemento che sembra cavalcare in qualche modo la situazione è uno: la tecnologia. 

Songbird è fantascienza

Una scena del film
Una scena del film

Il ruolo dato all’avanzamento tecnologico nel film è predominante. Nonostante sia ambientato nel 2024 quindi praticamente l’anno prossimo, i cambiamenti a livello di innovazioni che mette in scena sono superiori rispetto alla reale situazione attuale. Intanto, la prima parte del film è girata come se fossimo tutti, anche noi spettatori, perennemente in videochiamata, e questo ci fa vedere le vicende attraverso un costante filtro tecnologico. Ma c’è molto altro.

Gli smartphone sono evoluti, esistono sistemi di scansione della temperatura in grado di inviare avvisi in tempo reale alle forze dell’ordine. Per non parlare dei sistemi di igienizzazione previsti in ogni abitazione per scambiarsi oggetti dal fuori al dentro. E poi c’è il drone. Quest’ultimo, in grado di allontanarsi di parecchi km da colui che lo comanda, tiene tutto sotto controllo e ha pure capacità di intervento in caso di pericolo, come avviene in una scena clou e a dirla tutta un po’ splatter del film.

Insomma, pare che ciò che gli sceneggiatori vogliano far intendere è la capacità dell’elemento tecnologico di vivere e dominare in qualsiasi condizione. Pensiero futuristico? Sicuramente sì, ma comunque al passo con gli avanzamenti che si prevedono negli anni, grazie anche al costante avanzamento dell’intelligenza artificiale

Un film che opprime

La storia d'amore in Songbird
La storia d’amore in Songbird

Tutto in Songbird sembra opprimente. Dai piccoli spazi quasi claustrofobici in cui le scene con i personaggi vengono girate, alle sensazioni che le atmosfere, i colori e le vicende generano. I personaggi stessi sono oppressi, oltre che dalla condizione di solitudine, anche dal capo della sanità, un personaggio immune che non lascia spazio ad alcuna speranza di una possibile guarigione.

In questa cornice, anche la storia d’amore alla “Romeo e Giulietta ai tempi del Covid” sembra un po’ oppressa. Il mix di elementi in gioco infatti la fa sembrare una relazione quasi piatta e che non empatizza poi così tanto con lo spettatore. In effetti, in una storia che racconta di un’emergenza sanitaria che ogni spettatore ha realmente vissuto, simpatizzare per la storia d’amore a lieto fine mentre il resto del mondo rimane nella catastrofe, sarebbe un po’ semplicistico.

Voi invece avete già visto Songbird? Scoprite qui tutte le uscite Prime Video del mese.

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