Donald Glover è tornato sul piccolo schermo e, questa volta, con la sua prima collaborazione Amazon Prime Video. La mini-serie uscita sulla piattaforma il 17 marzo si intitola Sciame, è composta da 7 puntate da circa mezz’ora l’una e la protagonista è interpretata da Dominique Fishback. Similmente a quanto ha fatto con Atlanta, Glover ci proietta in una realtà deviata e distorta. Questa volta succede entrando nella vita di Dre, la giovane donna la cui ossessione sarà al centro di tutto ciò che succederà nella serie.
La trama di Sciame
Siamo in Texas nel 2016. L’universo in cui ci troviamo è uguale al nostro tranne che per un piccolo ma fondamentale dettaglio. Ni’jah è la più grande pop star attualmente vivente. Cantante dalla fama internazionale e dalla devotissima fan base, questo personaggio fittizio si rifà alla figura di Beyoncé, artista che, nel mondo reale, ha a sua volta una cerchia di ammiratori estremamente devoti che si fanno chiamare BeyHive, ovvero “alveare”. Considerando che i fan della cantante nella serie si identificano come, appunto, lo Sciame e altre chiare similitudini, il parallelismo avviene di conseguenza, consapevolmente.
Dre è una giovane donna che vive con la sua amica del cuore Marissa, interpretata da Chloe Bailey. Condividono molto, ma in particolare sono sempre state parte dello Sciame, devote fan della pop star che sin da ragazzine le fa cantare. Ma Ris è cresciuta, lavora e vorrebbe far carriera, è fidanzata e ha intenzione di andare a convivere. Dre no. Lei è rimasta ad uno stato pre-adolescenziale in cui l’unica cosa che conta davvero è la regina Ni’jah. Una passione invalidante, destinata a lasciare la giovane donna afroamericana fondamentalmente sola con la proiezione del suo idolo.
Poi capita un fatto. Uno di quei fatti crudeli e spietati, che forse potevano essere evitati ma la cui realtà ci lascia, per forza di cose, a cercare delle braccia amate nelle quali rifugiarci per consolazione. Ma Dre è sola. Per lei c’è soltanto Ni’jah. La ragazza allora partirà come vagabonda a bordo di un’auto per gli Stati Uniti, con delle conseguenze brutali sulla sua vita e su quella delle persone che incontrerà.
Ogni riferimento a persone esistenti è intenzionale

La premessa di ogni puntata di Sciame è che le sue similitudini con il mondo reale sono intenzionali. Addirittura per un momento la serie vuole farci credere che sia tutto basato su una storia vera. I fatti che vediamo capitare sullo schermo non sono ispirati a una storia vera, ma c’è del vero in quasi tutto quello che succede. E’ tutto verosimile, ma proposto in modo surreale.
Regia e scrittura di Sciame
Il surrealismo di Glover e della sua co-autrice Jannie Nabers è messo in scena in un modo quasi perfetto. La camera si muove sinuosa tra i personaggi, spesso rimane bassa, sembra nascondersi, si infila, prende le distanze. Ogni singolo quadro riesce a mantenere un’elevata carica artistica, alternando una deviata fotografia tragi-comica a momenti di puro horror anni ‘10 del 2000, con qualcosa che sembra uscito da un film di Ari Aster. Il sonoro è incredibile, come se fosse a sua volta un personaggio sempre presente, al limite tra il diegetico e l’extra-diegetico, in grado di anticipare cosa potrebbe star per succedere, senza però cadere in prevedibili cliché. Ciliegina sulla torta la colonna sonora originale composta da Childish Gambino, l’alter ego musicale di Glover.
Dominique Fishback è altrettanto formidabile e sulla sua recitazione a 360° regge una buona parte dello sviluppo narrativo della serie Prime. Uno sviluppo che trova concretizzazione in diversi espedienti narrativi e tecnici degni di nota. Immagini distorte e oniriche spesso accompagnano le azioni della protagonista, senza mai sembrare forzate ma anzi preparando lo spettatore per il prossimo colpo di scena, di cui la serie è ricca.
Le prime cinque puntate proseguono simili, la sesta stravolge la narrazione a cui ci eravamo abituati e la settima, la conclusiva, non mantiene le aspettative create. Non è il finale narrativo a deludere, di quello si può discutere, ma i tecnicismi stilistici dell’ultima puntata che, al netto di quanto successo nelle precedenti, sembra più un episodio di Dahmer piuttosto che un moderno Lynch afro-surrealista.
L’afro-surrealismo di Sciame

La serie non è propriamente incentrata sul rapporto tra idolo e fan e di quanto questo possa risultare pericoloso. Il protagonista di Sciame è il senso di vuoto e di non appartenenza di Dre che non ha un posto nel mondo, il che ci porta a pensare al manifesto dell’afro-surrealismo. L’unica cosa in cui si culla è la sua lenta ascesa a mostro, in netta contrapposizione alla figura idilliaca del suo idolo, regina e dea indiscussa e indiscutibile. Dre è un antieroe per cui non tifiamo. Vorremmo per lei che raggiungesse la pace, ma la sua posizione antipoda a quella di Ni’jah forse è proprio ciò che crea quell’armonia cosmica dal perfetto bilanciamento. Uno Ying-Yang che deve crearsi e mantenersi tale, costi quel che costi.
Sciame è un lavoro come se ne vedono pochi ultimamente, curato e ricercato. Propone spunti di riflessione ed è aperto a interpretazioni. Purtroppo la frettolosità della puntata conclusiva che, pur non essendo una brutta puntata, interrompe la cavalcata stilistica della serie, le impedisce di essere perfetta. Ma, nonostante ciò, le 7 puntate su Prime Video sono assolutamente da recuperare, essendo questo un titolo di cui, siamo certi, si parlerà per un bel po’. Donald Glover non delude mai e il suo nome sta diventando sinonimo di capolavoro e genio.
In onda su Prime Video dal 17 Marzo, Sciame è una serie ideata da Donald Glover e Jannie Nabers con protagonista Dominique Fishback. Voi l’avete già guardata? Fateci sapere nei commenti se vi è piaciuta e continuate a seguire CiakClub.it per altre recensioni sulle ultime uscite.