Queen & Slim, recensione: “due cervi impigliati nei rami” (razzisti)

Esordio alla regia per il grande schermo della cubana Melina Matsoukas, Queen & Slim è l’incontro tra i film di denuncia, il road movie ed il dramma romantico. Protagonista è una giovane coppia di afroamericani che a causa di un incidente con un poliziotto dalle tendenze razziste è costretta alla fuga dall'Ohio. Leggete qui la nostra recensione.
Queen&Slim, la recensione: “due cervi impigliati nei rami" razzisti

Negli Stati Uniti di Trump, così come in quelli di Barack Obama prima e in quelli odierni poi, l’aspettativa di una vita comune per una coppia nera si fa sempre più sottile fino a diventare un’utopia quando si inciampa sul razzismo di un poliziotto provocatore. Questa è la storia di Queen & Slim la pellicola presentata al Torino Film Festival 2019, firmata da Lena Waithe, diretta da Melina Matsoukas e approdata il 5 Maggio su Netflix. 

Il film, considerato miglior esordio di quell’anno pre-pandemia, è diventato (soprattutto in America) oggetto di polemiche e dibattiti in un ambiente in cui l’eredità della schiavitù continua ad avere un forte impatto negativo sulla posizione dei neri nella società di oggi. 

La trama: un viaggio al contrario

Conosciuti attraverso l’app di dating Tinder, avvocato difensore Lei e commesso Lui, i due giovani si ritrovano per un (imbarazzante) appuntamento in un diner in Ohio. Nel tragitto di ritorno a casa, la coppia viene fermata da un ufficiale di polizia per presunta guida irregolare. Le provocazioni dell’agente caucasico portano a un diverbio che sfocia nella tragedia: il ragazzo Slim, costretto ad uscire dal veicolo e perquisito senza giusta causa da testa a piedi, per difendere Queen colpisce a morte il poliziotto con la sua stessa arma, utilizzata un momento prima per ferire la ragazza. 

Consapevoli del loro ormai segnato destino e mossi da uno spirito di autoconservazione, i due fuggono attraverso l’heartland statunitense, non solo dalla scena ma anche dalle loro vite precedenti. Punto di incontro tra i road movie, i drammi romantici dai toni pulp ed i manifesti politici, il film è un viaggio al contrario, non verso ovest ma verso est, verso una terra circondata dall’oceano lontana da un ambiente in cui il sogno americano è solo per pochi privilegiati.

Queen & Slim, due archetipi

Queen & Slim, archetipi della loro cultura
Queen & Slim, archetipi della loro cultura

I due giovani fuggitivi  si manifestano attraverso precise immagini e simboli, proprio come due archetipi. Gli archetipi, infatti, hanno un chiaro scopo: sono emblemi, non personaggi individualizzati e fungono da proiettori. Rappresentano quindi le speranze, le velleità, i timori e le animosità di una comunità. 
Sia i soprannomi (Queen e Slim) che i reali nomi dei due protagonisti (Angela e Ernest) vengono rivelati solo verso la fine e mai palesati nelle scene centrali. Questo espediente serve per spostare l’attenzione sul quadro politico e di tragedia generale e non sulla storia passata ed intima dei due, della quale ci vengono forniti saltuari piccoli pezzi.

Un dimenticabile pamphlet?

Una scena dal film Queen & Slim
Una scena dal film Queen & Slim

Il fatto di cronaca di Queen & Slim è tanto inventato quanto verosimile ed attuale ed è stato definito da molti la versione black di opere come Bonnie & Clyde e Thelma & Lousie. L’immaginario ribellistico e sovversivo, però, in questo caso è a testimonianza dell’urgenza della regista di raccontare gli irrisolti di una comunità posizionata scomodamente all’interno di società che sembra cambiare così velocemente e allo stesso tempo mai.  

La narrazione delle tensioni razziali è resa semplice dal filone romantico di appartenenza. A differenza di altre pellicole che hanno preso in prestito generi lontani per raccontare le dinamiche discriminatorie, come l’horror (Get Out), il western (Django), il supereroistico (Black Panther), il biopic (Selma), il musicale (Paris is Burning) ed il buddy movie (Green Book), la sceneggiatura risulta sfilacciata. Le prime parti del film sono incalzanti e coinvolgenti, ma i ritmi si spengono nel susseguirsi degli eventi che diventano a tratti poco credibili o troppo prevedibili (come la storia d’amore tra i due). 

Se i protagonisti si incastrano perfettamente tra la recitazione di Daniel Kaluuya e la fisicità d’impatto di Jodie Turner-Smith, la caratterizzazione dei personaggi secondari in un contesto realistico, purtroppo, si riduce alla loro versione stereotipata. Una scelta quella degli sceneggiatori, forse, volta a mostrare l’ambiguità di tutti quei luoghi comuni sulla cultura afroamericana che anche il cinema ha rafforzato nell’immaginario collettivo. 

L’arte di protesta

La regista Melina Matsoukas con l'attrice Indya Moore e la costumista Shiona Turini
La regista Melina Matsoukas con l’attrice Indya Moore e la costumista Shiona Turini

A definire il senso tra i luoghi ed i personaggi ci pensano due forme d’arte ed autorappresentazione dal forte eco: la musica e la moda. 

La costumista Shiona Turini unisce i body sgambati, le trecce colorate che sfiorano le ginocchia e le tute da ginnastica alla Puff Daddy agli elementi ispirati alla blaxploitation degli anni ‘70 come i cappelli da cowboy e la pelle nera delle uniformi di protesta decorate con bottoni a spillo. Un vero e proprio omaggio alla cultura afroamericana che passa anche attraverso la colonna sonora. 

La regista newyorchese di origini cubane, infatti, ha raggiunto la notorietà dirigendo i video musicali di artiste come Rihanna (We Found Love, Rude Boy), Jennifer Lopez, Kylie Minogue, Whitney Houston, Lady Gaga e Beyoncé per la quale ha creato un vero e proprio visual manifesto per il brano Formation
La fuga dei protagonisti lungo il Mississippi a bordo di una Pontiac Catalina azzurra, si evolve sui pezzi delle pietre miliari del blues come Devonté Hynes, Ms. Lauryn Hill, Little Freddie King, Syd fino ad arrivare ad artisti più contemporanei come Solange, Megan Thee Stallion, Blood Orange, Ian Isiah e 6Black.

 La forza di Queen & Slim è la comunità

Queen e Slim in fuga lontani da tutto
Queen e Slim in fuga lontani da tutto

Lena Waithe, vincitrice dell’ Emmy per la serie gioiello Master of None (Netflix), ha scritto Queen & Slim a partire da una stesura a due mani con James Frey, autore di best-seller come In un milione di piccoli pezzi, Katerina, Il mio amico Leonard

Facendo da cornice e punto di forza del lungometraggio, la comunità (afroamericana e non solo) decide di stare dalla parte dei protagonisti. Dallo Zio Earl, interpretato da Bokeem Woodbine (Riddick, Wu-Tang: An American Saga), alla coppia di coniugi Shepherd formata dalla candidata all’Oscar Chloè Sevigny (American Psycho, Boys Don’t Cry) e dal bassista dei Red Hot Chili Peppers, Flea (Baby Driver, Boy Erased), tutti diventano complici di un reato che si trasforma in un viaggio culturale alla ricerca di una spesso magniloquente integrazione.

Nonostante la credibilità scricchiolante di alcune scene e qualche dialogo retorico di troppo, il finale è di oggettivo impatto e si poggia sull’estrema conoscenza della regista sul tema in questione. È chiaro che l’obiettivo non era quello di smuovere le coscienze, e ad oggi siamo anche saturi di strumenti per svolgere questo compito. Con Queen & Slim Melina Matsoukas ha cercato di soddisfare il suo personale bisogno di esprimersi e di protestare con una padronanza ed una creatività da considerare.

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