November – I cinque giorni dopo il Bataclan, la recensione: l’horreur!

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, November - I cinque giorni dopo il Bataclan è il nuovo film del regista francese Cedric Jimenez che ripercorre gli avvenimenti immediatamente successivi agli attacchi terroristici avvenuti il 13 novembre 2015 a Parigi, oscillando tra il thriller ed il reportage documentaristico.
November - I cinque giorni dopo il Bataclan, recensione l'horreur!

Il 13 novembre 2015 dalle ore 21.20 alle 00.58 i boati delle esplosioni e le raffiche di mitragliatori scandiscono il tempo della notte di Parigi, dopodiché… il silenzio. Gli attacchi terroristici colpiscono il X ed XI arrondissement e lo Stade de France a Saint-Denis, provocando 131 morti e 494 feriti. November – I cinque giorni dopo il Bataclan racconta i surreali avvenimenti successivi all’attentato che ha fermato l’Europa ed il Mondo, iniettando la paura che nessuno sarebbe stato più al sicuro. 

Cedric Jimenez decide di non mostrare l’horreuer, come esclamano i giornali francesi e mondiali all’indomani della tragedia. Non viene dato spazio alcuno alle folli azioni dell’uomo, rispettando così vittime e familiari, ma vengono invece mostrate le conseguenze e l’inevitabile caccia all’uomo che ha sancito definitivamente l’inizio delle belligeranze. November è a tutti gli effetti un film dal tratto documentaristico nella narrazione dei fatti ma al confine tra il poliziesco ed il thriller nel mantenere sempre alta la tensione.

November – I cinque giorni dopo il Bataclan: la trama

La scena di apertura sembra sconnessa dal seguito ma invece risulta essere il motore di tutta la vicenda. Dieci mesi prima dell’attacco al teatro Bataclan, il commissario della SDAT (sous-direction anti-terroriste) Fred coordina un’operazione ad Atene nel tentativo di catturare Abdelhamid Abaaoud. Missione fallita. Arriva la notte del 13 novembre, i telefoni squillano, è avvenuto l’impensabile, e l’ISIS rivendica i crimini commessi. I giorni che seguono danno via alle indagini, tra intercettazioni e varie piste che spostano l’azione dal centro di Parigi ai banlieue, fino a che non si fa avanti una testimone.

November – I cinque giorni dopo il Bataclan: cinque giorni di gelo

La SDAT in azione in una scena di November - I cinque giorni dopo il Bataclan
La SDAT in azione in una scena di November – I cinque giorni dopo il Bataclan

Quella delle forze dell’ordine è una corsa frenetica nel tentativo di sventare possibili nuovi attentati ma per certi versi è come se in quei cinque giorni ci fosse una stasi temporale. Dominano tonalità fredde, senza emozioni perché ormai svuotate dal dolore, rianimate solo dal fuoco. Lo spettatore osserva a stretto contatto con le forze dell’ordine, in soggettiva, analizzando ogni possibile tassello mancante intercambiando riprese con la camera a mano a quella con la strumentazione delle intelligence.

November sfuma così in un forse eccessivo realismo che crea un distacco con i personaggi. Non ci sono protagonisti, non ci sono solo gli occhi di Fred, interpretato dal premio Oscar Jean Dujardin, ma quelli di tutti i membri della SDAT impegnati nello sventare un possibile nuovo massacro. Ne fa le spese la caratterizzazione e l’approfondimento più intimo dei personaggi, fatta eccezione per Samia (Lyna Khoudri), la testimone chiave inascoltata proprio come avviene alla protagonista del corto Bataclan di Emanuele Aldovrandi.

Nemico pubblico n.1

La testimone chiave Samia interpretata da Lyna Khoudri
La testimone chiave Samia interpretata da Lyna Khoudri

Coincidenza vuole che il primo lungometraggio sulla mattanza del 13 novembre sia stato presentato al Festival di Cannes 2022 appena un mese prima del maxi processo degli attentatori, ma ovviamente il film non vuole prendere posizione sul caso giudiziario. Jimenez non è interessato a prendere una particolare posizione, rappresenta tutte le difficoltà nell’affrontare una minaccia apparentemente fantasma, pronta a colpire. Tra l’opinione pubblica francese comincia a serpeggiare il pensiero dell’ingenuità di un paese che avrebbe accolto e dato dimora ai propri assassini.

Subentra perciò la cultura del sospetto verso ogni individuo di origine islamica, a prescindere che questo provi a distaccarsi dal movimento jihadista. Perché persino davanti alla possibile cattura dei colpevoli prevale il razzismo indiscriminato, il giudizio prevaricante, generalizzando il nemico pubblico numero uno. Tutti questi elementi conducono lo spettatore alla conclusione più spaventosa di tutte: una guerra spietata e senza scrupoli è appena cominciata.

Una ferita rimasta aperta

Jean Dujardin e Cedric Jimenez sul set del film
Jean Dujardin e Cedric Jimenez sul set del film

Dov’eri la notte del 13?” È la domanda più frequente durante le indagini serrate della SDAT. La maggioranza dei cittadini era innocentemente intenta a guardare la partita in TV. Giocavano i Bleus padroni di casa contro gli storici rivali della Germania, quando al minuto 16 e 24 secondi una prima esplosione sorprende chiunque soprattutto i tifosi sugli spalti. Passano 3 minuti e dirompe un nuovo boato. È quasi la mezzanotte quando il presidente Hollande comunica lo stato d’emergenza.

Le distanze dei popoli sono annullate ancora una volta dagli schermi, proprio come avvenuto l’11 settembre 2001, e November nel raccontare questo segue il percorso cominciato da Kathryn Bigelow con Zero Dark Thirty. A prendere e meritare spazio è l’impegno di forze ed energie nella lotta al terrorismo ma anche l’invito ad una ritrovata umanità nel perseguire la pace.

Con November – I cinque giorni dopo il Bataclan Cedric Jimenez apre la strada ad altri dopo di lui a non dimenticare quei tragici ed interminabili momenti, mostrando chi sono per lui i veri eroi, anche se con qualche macchia. Un film dalla struttura solida e la tensione palpabile, che tralascia la retorica nel trattare alcuni dei giorni più bui della storia recente.

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