Woody Allen è uno dei registi che ha cambiato la storia del cinema. La sua ricchissima filmografia vanta titoli di grande rilievo e parecchio apprezzati, sia da pubblico che critica. Sicuramente stilare una classifica delle sue pellicole o, addirittura, provare a dire quale sia il suo capolavoro, è questione di estrema difficoltà e delicatezza. Come poter paragonare tra loro titoli unici e indimenticabili come Manhattan, Hannah e le sue sorelle, Crimini e Misfatti e Midnight in Paris? Seppur impossibile, abbiamo pensato di parlare del film che forse, più di tutti, lo ha consacrato tra i grandi maestri e lo ha fatto conoscere al mondo: Io e Annie.
Basterebbero poche e semplici parole per parlare di questo grande film, unico nel suo genere e un nuovo inizio nella carriera di Allen. Tra note di malinconia, sentimento e umorismo, la loro storia d’amore Alvy e Annie diventa un vero e proprio appassionante viaggio nella mente umana, impossibile da dimenticare.
Io e Annie, la trama
Il comico Alvy Singer si è da poco lasciato con Annie Hall, una ragazza con la quale ha avuto una relazione durata più di un anno. Alvy racconta agli spettatori della storia d’amore tra lui e Annie, nata dall’incontro ad una partita di tennis organizzata dal suo amico Rob. Alvy e Annie iniziano a vedersi, frequentarsi e conoscersi meglio. Annie (interpretata da una sontuosa Diane Keaton, vincitrice dell’Oscar per questo ruolo) è una giovane donna, molto intelligente, che ama cantare e vuole affermarsi nel mondo dello spettacolo. Alvy percepisce che lei sia una ragazza al di fuori del comune, essendo lui stato sposato già per due volte, e crede che con lei possa funzionare.
I loro due caratteri opposti, talvolta però tanto affini, li portano a discutere ed affrontare i problemi l’uno dell’altro. Sono proprio le nevrosi di Alvy e Annie che li porteranno ad avvicinarsi, e allontanarsi poi, l’uno all’altra. Cercando di raccontare la loro rottura Alvy finisce per analizzare la loro storia con occhio cinico, cercando di trovare le cause che possano aver portato alla loro rottura.
Io e Annie: la consacrazione di un maestro

L’uscita di Io e Annie, esattamente 46 anni fa oggi, ha segnato un momento decisivo non solo per tutti gli amanti del cinema, ma anche per il regista stesso. Woody Allen, allora quarantaduenne, con questa pellicola ottenne successo planetario e il suo nome da regista si affermò prima di quello come comico. L’eredità di questo film ha segnato, indubbiamente, anche il resto della sua carriera. Le tematiche della psicanalisi, della comprensione di sé, dell’altro e dei problemi sociali, sono tematiche che lo hanno accompagnato in molte storie raccontate e che, proprio in Io e Annie, hanno trovato la massima espressione.
La vita di un amore

La storia d’amore tra Alvy e Annie è una delle più memorabili di sempre, non solo per il fascino del suo contenuto, ma anche per l’incredibile modalità con cui è stata narrata. La scelta di riviverla come un enorme flashback ci consente di scoprire ogni segreto, ogni problema e ogni sensazione dei personaggi, retrospettivamente e a mente fredda (conoscendo come sia finita). L’obbiettivo di Alvy, col suo racconto, è quello di scoprire cosa non sia funzionato tra loro: ci consente di vivere la vita del loro amore, dalla nascita fino alla rottura. Questa possibilità è trasformata da Allen in un vero e proprio viaggio alla scoperta della mente umana.
Un amore vero

L’amore raccontato in Io e Annie ha sorpreso e colpito così tanto perché è un amore vero. Un amore vissuto nella quotidianità dei conflitti e dei successivi perdoni. Di Alvy e Annie conosciamo soprattutto i lati negativi, quelli più intimi e nascosti. Dalle loro nevrosi ai loro problemi personali, la loro vita sullo sfondo della città di New York diventa un modo per riflettere sugli esseri umani e i rapporti sociali, proprio perché loro due rappresentano chiunque, tutti noi. Woody Allen fa emergere la semplicità dell’amore (che spesso al cinema non viene mostrata) che si contrappone ai desideri utopici della coppia perfetta che la nostra società desidera.
In due per condividersi

L’amore, qui protagonista, viene dipinto da Allen come qualcosa di assolutamente sfaccettato, dinamico e non univoco. Amare qualcuno (o “Straamare”, come dichiara Alvy nel film) significa “condividersi”, concedere all’altro ogni parte di te, e con questo anche ció che in noi non va o non funziona. Alvyn cerca di capire il motivo della loro rottura, il perché tra di loro non abbia potuto funzionare. E il motivo, forse lo si trova in quel meraviglioso monologo finale:
Ma era stato grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto che donna fantastica era e di quanto fosse divertente solo conoscerla. E io pensai a quella vecchia barzelletta, sapete… Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: “Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina”, e il dottore gli dice: “perché non lo interna?”, e quello risponde: “e poi a me le uova chi me le fa?”. Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali, ehm… e pazzi. E assurdi. Ma credo che continuino perché la maggior parte di noi, ha bisogno di uova.
L’amore è irrazionale, come molte cose: ha senso continuare a domandarsi come e perché? Forse basta solamente vivere, e continuare ad avere bisogno delle uova.
Un capolavoro sì, ma ex aecquo
Un film, Io e Annie, di una meraviglia senza precedenti, forse IL capolavoro di Allen, che si contende questo titolo con l’altro suo gioiello, Manhattan. Poche cose al cinema hanno significato e catturano l’anima come questo film. Un prodotto di rara bellezza, in cui ogni singolo elemento è messo al posto giusto e concorre alla narrazione della storia. E forse è anche questo il motivo per cui questo film è diventato quello che é.
Io e Annie non può essere ignorato, né tantomeno non essere visto. Non guardarlo significherebbe privarsi di un dono prezioso che è stato fatto all’umanitá. Un dono veramente speciale, da conservare con cura.