La nuova serie Greek Salad del francese Cédric Klapisch è una vera e propria insalata greca di elementi: nonostante i tanti ingredienti di cui è composta, la serie riesce ugualmente a trovare un’armonia tra i suoi vari sapori. E il risultato è delizioso. Uscita il 14 aprile su Prime Video con un’unica stagione di 8 puntate, la serie ideatada Cédric Klapisch e co-diretta insieme a Lola Doillon è lo spin-off de L’appartamento spagnolo, film del 2002 divenuto cult e che si è poi sviluppato in una trilogia. Greek Salad però si spinge più là, parlando di una generazione molto più complessa rispetto a quella dei primi anni Duemila, con la quale non ha quasi più nulla in comune.
La trama (in breve) di Greek Salad
Tra le serie più attese su Prime Video (qui tutto il programma di questo mese), Greek Salad si sviluppa su arco temporale di qualche settimana, e segue le vicende di Tom e Mia, i figli di Xavier e Wendy, protagonisti de L’appartamento spagnolo. Dopo aver vissuto separati per diversi anni, dividendosi tra Parigi e New York e tra un genitore e l’altro, i due fratelli si ritrovano entrambi ad Atene per risolvere una questione familiare. A seguito della morte del nonno George, infatti, Tom e Mia ereditano un edificio nella capitale greca, che diventerà teatro di un loro acceso scontro di opinioni, ma anche di un rinnovato incontro col proprio essere e con il mondo intorno a loro.
Il legame con L’appartamento spagnolo

Il legame con L’appartamento spagnolo è chiaro, se non certamente esplicito: i protagonisti di Greek Salad sono a loro volta i figli dei protagonisti del film del 2002, che passano loro il testimone. Il film, scritto e diretto da Cédric Klapisch, racconta la storia di Xavier, studente parigino che decide di partire per Barcellona in programma Erasmus. Lì vivrà in co-abitazione con vari studenti internazionali, coi quali condividerà qualsiasi tipo di esperienza. Il successo del film è stato tale da volerne creare una trilogia: L’appartamento spagnolo ha infatti avuto due sequel, Bambole Russe del 2005 e Rompicapo a New York del 2013.
E proprio come nella trilogia, anche nella serie al mélange culturale si aggiunge anche il mélange amoroso. Ci sono amori che nascono e amori che finiscono, attrazioni più o meno fatali, rapporti ambigui e tradimenti… Il tutto, per dare un po’ di pepe ad una vicenda altrimenti molto seria e cambiata rispetto a quella originale: alla leggerezza del primo film, ambientato in un’Europa che dava più opportunità, si lascia ora spazio ad un clima di lotta e di riscatto, in cui le nuove generazioni devono gridare per farsi sentire.
Il cast, tra ieri e oggi

Tutti i film della trilogia vantano lo stesso cast, composto tra gli altri da Romain Duris, Kelly Reilly, Cècile de France e Kevin Bishop, che seguiamo in un viaggio dalla Spagna, agli Stati Uniti e passando per la Russia. E nonostante il loro ritorno in Greek Salad con ruoli minori, la serie lascia spazio a nuovi attori dai volti freschi e capaci di interpretazioni credibilissime. Il ruolo dell’ambizioso e tradizionalista Tom è interpretato da Aliocha Schneider, protagonista anche del recente film Music, mentre i panni della ribelle e generosa Mia sono vestiti dalla bravissima Megan Northam, che mette in scena un’interpretazione esplosiva, intensa e soprattutto autentica.
Greek Salad, una serie politicamente attiva

Fin dalle sue prime inquadrature, Salade Grecque (questo il titolo originale) ci viene presentata come una serie politicamente impegnata, esattamente come i suoi personaggi. “In politica, più parli e meno agisci” dice Mia, che infatti ha scelto di abbandonare gli studi di Scienze politiche per mettersi in gioco in prima persona, lavorando per Katalipsi Agonas, un ONG che si occupa di dare un tetto a rifugiati e migranti. Il loro attivismo, che non è più solo politico ma anche sociale, si concretizza tuttavia in azioni illegali, come lo squatting in edifici inabitabili.
Questo è inizialmente inconcepibile per Tom, benestante e rispettoso delle leggi, così come per Giulia, studentessa di giurisprudenza che vive con gli altri coinquilini nell’edificio che Tom e Mia possiedono. Nel corso della serie si creano spesso dei momenti di forte contrasto tra i due modi di vivere l’impegno politico e sociale, ma che alla fine collimano in una visione comune di solidarietà. Inoltre, la scelta stessa dei creatori della serie di ambientarla ad Atene è a sua volta fortemente politica: la Grecia ha vissuto diversi momenti crisi – ancora irrisolti – e si è molto esposta nella situazione migratoria, concedendo asilo a decine di migliaia di persone negli ultimi anni.
Il peso dell’eredità familiare

Questo scontro di classe e di opinioni è personificato dal rapporto inizialmente burrascoso tra i due fratelli, cresciuti secondo valori diversi; l’uno ha scelto di considerare la propria stabilità economica come un’opportunità per costruire un progetto di vita, mentre l’altra ha scelto di rinnegarla, vivendola come una colpa e come qualcosa da nascondere. Ecco quindi che la loro eredità familiare, sia di sangue che di denaro, diventa uno dei motori principali dell’azione.
All’interno della serie si prendono in considerazione due concezioni diverse di famiglia. Da un lato la famiglia biologica, che nel suo essere borghese e privilegiata nasconde segreti e menzogne, dalla quale si fugge ma cui infine si fa sempre ritorno. Dall’altro, la famiglia scelta di Atene, quella comunità allargata che pur essendo così nomade e precaria nell’edificio in cui risiede, è invece un riparo sicuro per i due fratelli.
Tra gli ingredienti: melting-pot culturale e inclusione

Una cosa che certamente noterete guardando Greek Salad, è la sensibilità rivolta all’inclusione etica e di genere. Trattando la tematica dell’accoglienza, la serie non può che essere estremamente multiculturale e inclusiva. Grazie ad un cast prevalentemente corale, viene data voce a personaggi di ogni provenienza, con background diversissimi tra loro, dai simpatici coinquilini italiani, croati e cechi, ai rifugiati siriani Reem e Shadi dal passato burrascoso, passando per tutti i volontari e i richiedenti asilo della ONG. Il melting-pot culturale passa anche per una pluralità linguistica molto interessante, con dialoghi che passano fluidamente dal francese all’inglese, dal greco all’italiano.
L’attualità della serie risiede anche nel fatto che si parli di orientamento sessuale e di genere senza che venga considerato un tabù. Lo vediamo soprattutto con la figura di Noam, il ragazzo transgender del Burundi con cui Tom condivide l’appartamento, dichiaratamente bisessuale. A ciò si aggiunge anche, seppur in secondo piano, un esempio famiglia omogenitoriale composta da Isabelle, amica storica dei genitori di Tom e Mia, e dalla figlia Ysé, nata dalla donazione del seme di Xavier. Questa serie propone dunque un modello di integrazione a tutti gli effetti e affronta temi oggi molto attuali, che più che mai hanno bisogno di maggiore visibilità perché si giunga finalmente ad una loro totale accettazione.
Greek Salad: una serie riuscita nell’imperfezione
A scanso di equivoci, vi diciamo che questa serie è piacevolissima ma che non è perfetta: alcuni passaggi sono affrontati troppo rapidamente, certi stereotipi sono mantenuti e c’è qualche elemento un tantino trash, come le sporadiche apparizioni di savi greci come Socrate ed Epicuro che come un grillo parlante donano a Tom delle massime da cui trarre insegnamento. Tuttavia, la serie di Klapisch è moderna, autentica e ben riuscita, accompagnata da una buona fotografia e da interpreti credibili, che parla infine dell’incontro tra persone e del vivere insieme, negli anni più complessi e più belli della propria gioventù.
Fateci sapere se guarderete Greek Salad e, soprattutto, cosa ne pensate! A presto, sempre su CiakClub.