Wonder: un invito ad essere gentili. La nostra recensione

Il regista di Noi siamo infinito ha portato sul grande schermo Wonder, il bestseller di R.J. Palacio che ha conquistato lettori di tutte le età.

Sono numerosi i casi in cui il cinema si è confrontato con personaggi aventi una condizione di diversità fisica, causata dalla malattia: Freaks di Tod Browning, The Elephant Man di David Lynch e Dietro la maschera di Peter Bogdanovich sono solo alcuni esempi.

Nel nuovo film di Stephen Chbosky, Wonder, è un bambino a dover fare i conti con la propria deformità fisica e a sottoporsi al peso dello sguardo indiscreto e crudele degli estranei. Il protagonista August Pullman, detto Auggie, è un bambino di dieci anni affetto fin dalla nascita dalla Sindrome di Treacher-Collins, una rara malattia che gli ha causato una deformazione al viso. Per questo motivo Auggie ha subìto ventisette operazioni, che gli sono servite per vedere, respirare e sentire senza il bisogno di un apparecchio; la malattia lo ha anche costretto a casa, dove per anni è stata la mamma (Julia Roberts) ad occuparsi della sua istruzione, educandolo e “proteggendolo” dal mondo esterno.

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Noi siamo infinito (con Logan Lerman, Emma Watson ed Ezra Miller), uscito nel 2012 e tratto dall’omonimo romanzo di Stephen Chbosky (pubblicato inizialmente con il titolo italiano Ragazzo da parete), raccontava la fase dell’adolescenza e in particolare la vita del timido e riservato Charlie, chiamato a compiere un passo importante nella propria vita, cioè affrontare il primo giorno di liceo. Con Wonder il regista torna nell’universo dei ragazzi, ma stavolta rivolge lo sguardo all’infanzia, portando sul grande schermo la storia di Auggie che sta per iniziare le medie e per la prima volta metterà piede in una scuola vera.

Wonder è il risultato dell’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di R.J. Palacio, libro di narrativa per ragazzi che è diventato un vero caso letterario ed è rimasto per più di cinquanta settimane nella classifica bestseller del New York Times. Il film è stato scritto dal regista insieme a Jack Thorne (sceneggiatore di Non buttiamoci giù) e Steve Conrad (sceneggiatore di The Weather Man – L’uomo delle previsioni e di I sogni segreti di Walter Mitty).

Il film mantiene la struttura corale del libro, diviso in otto parti, iniziando con il racconto in prima persona da parte di Auggie e poi alternando i punti di vista di vari personaggi che ruotano intorno alla vita del bambino: sua sorella Via, il suo amico Jack e Miranda (la migliore amica di Via). In questo modo il film non rischia di diventare ridondante o pietista nel focalizzarsi soltanto sul personaggio di Auggie, ma permette allo spettatore di immedesimarsi con più facilità nella storia, grazie alla mediazione dello sguardo degli altri personaggi.

Il regista costruisce il film concentrandosi sul rapporto tra Auggie e il mondo circostante. Fin dalla prima scena del film Auggie indossa un casco da astronauta, simbolo del suo bisogno di protezione e della sua volontà di nascondere agli altri la propria diversità. Ma il casco è anche simbolo della grande passione per lo spazio del piccolo protagonista, che sogna di diventare un astronauta e coltiva l’amore per le scienze (materia in cui è il primo della classe).

Da segnalare la scelta efficace del cast, composto dal giovanissimo Jacob Tremblay (il bambino di Room), che si è prestato a un lungo lavoro di trucco che gli modificasse l’aspetto, e da Julia Roberts e Owen Wilson, convincenti nel ruolo di genitori di Auggie, affettuosi e protettivi, ma anche sinceri e risoluti.

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Il mondo esterno è crudele e i bambini guardano, indicano, giudicano, e di questo Auggie è profondamente consapevole; infatti se potesse avere un superpotere sceglierebbe quello dell’invisibilità. A questo proposito è emblematica la scena della serata di Halloween (la festa preferita di Auggie) in cui il bambino indossa la maschera di Ghostface e può aggirarsi tranquillo in mezzo agli altri bambini perché protetto dal travestimento. In questa scena è evidente il richiamo a E.T., dove l’extraterrestre cammina vestito come un fantasma in mezzo agli altri ragazzi e riesce così a non essere scoperto. I riferimenti cinefili continuano anche con il riferimento a Star Wars e la simpatica trovata di inserire nel film delle vere e proprie apparizioni di Chewbecca, un altro personaggio “diverso” scelto da Auggie come proprio eroe.

Wonder è un film semplice, che punta alla commozione dello spettatore, adatto a famiglie con bambini che vanno al cinema nel periodo natalizio, infatti in Italia il film è uscito a ridosso delle festività, il 21 dicembre. Il film appare ben costruito, tranne qualche forzatura nella sceneggiatura, soprattutto in alcune scene edulcorate e poco realistiche e in un troppo facile e scontato happy ending. Importante l’insegnamento alla base del film, che invita ad essere gentili e a guardare gli altri senza superficialità né pregiudizi.

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