Recensione di Ex Machina: se l’artificiale supera il naturale

Ex Machina è un film del 2015 diretto da Alex Garland. La pellicola esamina il rapporto fra artificiale e natura. Di seguito la nostra recensione.

Il rapporto tra umano e artificale, tema figlio della postmodernità e del progresso tecnologico, è uno dei tòpoi della narrazione cinematografica da almeno trentacinque anni. Vale a dire da quando Blade Runner (1982) di Ridley Scott mise l’accento come nessun altro prima di lui sulla questione, costruendo un mondo futuristico in cui il confine tra i due poli si era fatto labile, fino a fondersi completamente.

Oltre a costituire un precedente che pose le basi per i futuri sviluppi della tematica, il film di Scott ebbe il merito di formulare un interrogativo fondamentale: come facciamo ad essere sicuri che l’umanità riesca a mantenere il controllo su degli esseri che essa stessa ha creato, ma che in qualche modo sono un passo in avanti nella catena evolutiva?

Ex Machina - Ava

Lo stesso interrogativo è al centro di Ex Machina (2015) diretto da Alex Garland. Con la differenza che qui la questione viene ribaltata ed in qualche modo risolta: non possiamo avere il controllo, anzi, il nostro destino è essere soggiogati da esseri più perfetti, ed è solo questione di tempo prima che ciò accada. L’IA creata da Nathan Bateman (Oscar Isaac) – un misto fra Steve Jobs, Mark Zuckerberg e un eremita – è allo stesso tempo simile e diversa dagli esseri umani. Ava (questo è il nome dell’essere), interpretata in maniera magistrale da Alicia Vikander, è un robot a tutti gli effetti, eppure quando Caleb Smith (Domhnall Gleeson) viene incaricato di esaminarla attraverso colloqui giornalieri, persino lui dubiterà della sua artficialità.

Ava non ha solo sembianze e volto umani, ma sembra anche capace di esercitare liberamente delle funzioni che dovrebbero essere appannaggio esclusivo della nostra razza. Oltre al linguaggio, all’espressività facciale e alla capacità di analizzare delle situazioni per sfruttarle a proprio vantaggio, Ava sembra anche possedere la cosa più umana che ci sia: le emozioni. Desiderio, dubbio, malinconia, ma soprattutto amore. Ava conquista lo spettatore così come Caleb, il quale inizia a nutrire dei sentimenti romantici per lei.

Ex Machina - Caleb

Tuttavia, a differenza dell’imperfezione degli umani, c’è qualcosa in lei che la rende distante e superiore: una capacità analitica e deduttiva propria di una macchina. È lei che riesce a leggere le emozioni tradite dal viso di Caleb, così come ad insinuare nella sua mente una serie di dubbi che stravolgeranno il suo rapporto con Nathan, di cui inizierà a non fidarsi. Ma la verità non è chiara, e lo spettatore, insieme al protagonista, farà fatica a capire da che parte essa sia, fino ad un epilogo finale che è un plot twist a metà, ampiamente anticipato dalle sensazioni suscitate dagli eventi che si susseguono per tutta la durata della pellicola.

In realtà la svolta finale non è banalmente semplice. Se essa è poco sorprendente, è perché è così che le cose dovevano andare. Ed oltre a saperlo Nathan, lo sappiamo anche noi. Nel futuro del genere umano c’è un fatalismo di matrice pessimista che sembra inevitabile a causa delle problematiche che stanno sconvolgendo il mondo nel XI secolo. La tematica del futuro controllato dalle IA, senza speranza di salvezza, centrale nella fantascienza degli ultimi anni, travolge anche Ex Machina senza lasciare una via di scampo.

Ex Machina - Red Ava

Semmai la vera domanda è quanto ciò possa essere negativo per il nostro pianeta. Come abbiamo già detto, Ava dimostrava di saper provare un insieme di emozioni incredibile, e se molte erano forzate, simulate per arrivare al suo obbiettivo, altre non lo erano. Allora potrebbe esserci un futuro diverso da quello preventivato, perché se è vero che Ava dimostra di avere una determinazione ed una certa insensibilità per i sentimenti altrui, è anche vero che queste emozioni sono dovute ad una condizione di segregazione e di totale incertezza cui era rilegata non per sua volontà.

Nella storia del genere fantascientifico, spesso le macchine sono diventate nocive per la razza umana, ma è altrettanto vero che quasi sempre esse lo sono diventate in seguito ai soprusi ai quali le sottoponevano gli uomini per paura. Sembra che da una parte ci sia il timore di essere superati e messi da parte, e dall’altra la volontà di trascendere i limiti della natura per paragonarsi al potere divino, in un momento storico in cui la presenza di Dio (o della religione in generale) sembra svanire. E questo è un difetto di onnipotenza in cui ricade anche Nathan.

Ex Machina, fra soluzioni visive elaborate, questioni profonde e recitazioni notevoli, vuole dirci proprio quello che la storia e soprattutto il cinema tentano di dirci da anni: la tecnologia può aiutarci, ma attenzione a non sottovalutarla.

Guarda il trailer di Annientamento, il nuovo film di Alex Garland, regista di Ex Machina.

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