Le meraviglie, la recensione: fuori dal tempo con Alice Rohrwacher

Arriva su MUBI Le meraviglie, la seconda opera di Alice Rohrwacher dopo Corpo Celeste del 2011. La regista ci regala una pellicola poesia con protagoniste femminili diverse tra loro ma complementari, alle prese con la gestione della casa, dei legami e di un uomo padre-padrone orgoglioso e ancorato ai pensieri arcaici tipici delle realtà rurali.
Le meraviglie, la recensione: fuori dal tempo con Alice Rohrwacher

Trovare un equilibrio tra il soddisfare la propria felicità e le aspettative dell’ambiente di appartenenza e della propria famiglia è uno di quegli scopi per cui non si smette mai di lavorare. Alice Rohrwacher con Le meraviglie (2014) ci mostra in modo delicatissimo quanto possa essere difficile ed ingarbugliato, catturando, come fa sempre, gli stati emotivi dei suoi soggetti senza tralasciare un solo minimo particolare.

La trama

Gelsomina e suo padre, apicoltori in una scena de Le meraviglie
Gelsomina e suo padre, apicoltori in una scena de Le meraviglie

La storia è quella di una famiglia che, al sicuro tra le acque del Trasimeno, arranca nel processo di identificazione con la modernità del mondo corrotto. Apicoltori, curatori di pomodori e allevatori di un piccolo gregge di pecore, Angelica (Alba Rohrwacher) e Wolfgang (Sam Louwyck) sono anche genitori di quattro eterogenee (per età e carattere) fanciulle: Gelsomina, la maggiore, Marinella (Agnese Graziani ) e le più piccole Caterina e Luna (Eva Lea Pace e Maris Stella Morrow). 

Il loro è un tranquillo e multilingue regno: vivono in un logoro e sgangerato casale della campagna umbra insieme a Coco (Sabine Timoteo), il cui ruolo non ha una collocazione ben precisa nella gerarchia familiare, ma il cui apporto è rappresentato da una prepotente affettività fisica, in contrasto con il distacco generale tra padre e figlie. 

Un piccolo regno che non ammette curiosità

Monica Bellucci nei panni di Milly Catena
Monica Bellucci nei panni di Milly Catena

C’è una chiara deformazione del tempo, regolato esclusivamente dalla successione delle stagioni e dal ritmo di vita delle api mellifere. 

Gli equilibri vengono scardinati in un pomeriggio d’estate da due eventi: l’arrivo di Martin, un ragazzino tedesco affidato alla famiglia per il reinserimento sociale, e l’approdo della troupe televisiva de Il paese delle meraviglie. La presentatrice Milly Catena, interpretata da una fiabesca ed affascinante Monica Bellucci, copre la quota mistica e magica del film e si fa portatrice di possibilità e sogni. Gelsomina, affascinata dalla superficialità di quel mondo mediatico, inizierà così a formarsi e a capire che c’è di più oltre l’alveare (famigliare).

Le meraviglie dell’età di mezzo di Gelsomina

Gelsomina in una scena del film
Gelsomina in una scena del film

Gelsomina è la giovane protagonista intorno alla quale gira tutta la storia. Vive sospesa in quella che si chiama età di mezzo. Vacilla tra l’ammirazione delle piccole cose dell’infanzia e l’incertezza scomoda dell’adolescenza. 

Interpretata da un’eccezionale Maria Alexandra Lungu, è una protagonista silenziosa e dotata di una spiccata sensibilità, premurosa nei confronti del padre, responsabile per e con la madre. Risulta sfuggente nei confronti del nuovo componente della famiglia, ma curiosa e pronta a spaesarsi in senso letterale e profondo. 

La famiglia per lei rappresenta un caldo rifugio ma anche crudele mutilatore di sogni e prospettive. Un microcosmo i cui confini imposti dalla figura paterna iniziano a farsi sempre più labili fino a scomparire, fino a diventare punto di partenza per i propri sogni. 

Il rapporto padre e figlia

Posso fare qualcosa babbo?” in questa domanda c’è la disperata e sofferta ricerca di affetto e rassicurazione di una figlia che rincorre il burbero padre. Un padre che dopo un litigio, si sente deluso nelle (sue) aspettative e smette di riconoscere la figlia ed il suo ruolo. 

Gelsomina, ama Wolfgang, lo sostiene con il suo enorme senso di responsabilità ma sente il bisogno di vivere una vita diversa da quella pianificata dall’uomo. Tedesco ed apicoltore proprio come il padre della stessa regista. 

La loro storia è anche il racconto del perdono. Perdono per la mancanza di adeguate attenzioni, perdono per la negligenza, perdono per l’incapacità di vedersi vicendevolmente, perdono per i propri difetti che lasciano trapelare un passato complesso. 

Genealogie femminili

Mamma Angela, Marinella, Gelsomina, Cocò
Mamma Angela, Marinella, Gelsomina, Cocò

Il modo di fare cinema di Alice Rohrwacher risulta sempre coerente dal punto di vista autoriale, tematico e di stile. Ci restituisce sempre un’idea di collegialità super definita, intesa non come espressione di omogeneità ma come il continuo alternarsi di rispecchiamenti e differenze. 

Il suo rapporto con la sorella Alba (che interpreta la madre) e con la figura femminile più in generale, si riflette benissimo nella storia. 

Mamma Angelica, ad esempio, non rispetta le convenzioni dei racconti contemporanei di donne. Si adegua al nuovo e, a differenza del marito, riesce a reggere l’unità domestica con la figlia più grande. 

All’interno delle dinamiche famigliari, delle quali sono un po’ vittime e un po’ artefici, le quattro sorelle si identificano tra di loro e divergono allo stesso momento. Ci sono tensioni e conflitti, ma c’è anche il riconoscimento delle differenze altrui e il potere di leggerle in chiave positiva, considerandole preziosissimi strumenti di scambio. C’è una differenza di corpi, di età, ma una parità in termini di gerarchia e di ruoli. 

La tessitura dei legami è affidata unicamente alle donne che infrangono e ricompongono gli equilibri. 

Le meraviglie: speculiarità nell’immagine dell’alveare

Alice Rohrwacher e il cast sul set de Le meraviglie
Alice Rohrwacher e il cast sul set de Le meraviglie

L’opera seconda di Alice Rohrwacher non è autobiografica, ma personale. Le tipologie di persone raccontate ed il paesaggio sono elementi che la regista conosce. La sua visione è corale e si erige sulla comunanza di persone. Proprio come per un alveare, qualsiasi agente esterno può rappresentare una minaccia (mortale) oppure uno strumento per ricavarne il nettare. 

Le meraviglie ha vinto il Gran Premio della Giuria al festival di Cannes del 2014 e ha ottenuto diverse nomination ai premi di Donatello. È un gentile ritratto di quello che oggi si chiama gap generazionale, vale la pena vederlo, è schietto, esteticamente intenso e raffinato. L’emozionante astrazione poetica della giovane regista toscana è ora disponibile su MUBI

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