“Scelgo personaggi femminili semplicemente perchè mi piacciono le donne”.
In realtà molte delle eroine di Miyazaki forse non possono considerarsi ancora delle donne nel senso stretto del termine. Alcune di loro sono bambine, altre appena adolescenti, eppure molto spesso dimostrano di avere già quella maturità e quel senso del dovere tipico di una Donna con la D maiuscola.
Principesse Guerriere
Partiamo dalle due principesse guerriere: Nausicaa e San. Entrambe abili combattenti, accomunate da un amore verso la natura quasi viscerale. Nausicaa è l’eroina Miyazakiana per eccellenza. Volutamente idealizzata dal regista, ne incarna tutti i suoi ideali, dall’ecologismo, al pacifismo fino ad arrivare alla passione per il volo. La giovane Principessa della Valle del Vento, campionessa di virtù, trionfa laddove gli adulti falliscono, accecati dall’odio e dal loro egoismo. La sua dolcezza abbinata ad una fermezza di carattere non comuni, la rendono una delle eroine più amate dagli spettatori. Lo stesso Miyazaki mi ha confidato, in un bar del varesotto, che se fosse costretto a scegliere la sua eroina preferita, la scelta ricadrebbe proprio su Nausicaa (forse questa scena me la sono solo sognata).

Il profilo caratteriale dell’altra principessa guerriera, San, è invece più complesso. Se Nausicaa sembra essere celestiale e aggraziata, San è il prototipo della ragazza selvaggia e a tratti spietata. La sua, fantastica, entrata in scena dove succhia il sangue della Lupa Moro nel tentativo di guarirla è l’emblema di questo suo lato sanguinario. Tuttavia è pur sempre un personaggio partorito dalla mente di Miyazaki, dunque non esente ad empatia e dolcezza. Questa dolcezza va ricercata nelle carezze che San rivolge ai suoi fratelli lupi e allo stambecco Yakul, nel modo amorevole con cui si prende cura di tutti gli animali che popolano la foresta e dello stesso Ashitaka, unico umano che ha il privilegio di far breccia nel cuore della nostra Principessa. Questa sorta di dualismo caratteriale della protagonista è il punto di forza di tutto il film. Princess Mononoke è un film che parla di guerra, morte, dolore e distruzione. Un film violento in cui scorre sangue e vengono mozzate teste, ma nonostante questo la pellicola è continuamente ricoperta da un alone di poesia, di amore e di speranza.

San è forte ma anche fragile. Nel corso del film la possiamo vedere rassegnata di fronte agli eventi, attanagliata dal dubbio di non sentirsi né umana né un lupo, come invece vorrebbe essere. Non è un caso Che in “Nausicaa della Valle del Vento” il personaggio maschile del film riveste un ruolo di contorno, mentre Ashitaka è il vero protagonista di “Princess Mononoke”, colui che rappresenta un’indispensabile figura salvifica sia per la protagonista sia per le sorti della foresta e di tutto l’ambiente circostante. Nausicaa invece non ha bisogno di Asbel per capire la strada giusta da intraprendere, lei stessa possiede tutte le doti necessarie per farcela in maniera autonoma.
Alla Scoperta di se stesse
Passiamo ad un’altra coppia di eroine, protagoniste di due film molto importanti della filmografia del Maestro giapponese. Chihiro de “La Città Incantata” e Kiki di “Kiki, Consegne a Domicilio”. Il primo sicuramente il film sicuramente più famoso, il secondo forse il più sottovalutato. Entrambe le protagoniste si trovano nell’età pre-adolescenziale in cui hanno a che fare per la prima volta con dubbi e incertezze riguardanti loro stesse e il mondo che le circonda. Il percorso di crescita che dovranno affrontare le renderà più mature e fiduciose in loro stesse.
Questo percorso per Chihiro è abbastanza lineare. La ragazzina pigra e svogliata di inizio film lascia spazio nel finale ad una nuova Chihiro, più consapevole e più matura. Il mondo in cui viene catapultata è molto pericoloso e pieno di insidie, tuttavia esperienza dopo esperienza, frame dopo frame, la Nostra acquisisce sempre più fiducia e autostima. Il traguardo interiore raggiunto da Chihiro lo possiamo riscontrare sul finale grazie ad una scena molto significativa: il viaggio in treno intrapreso dalla protagonista con lo scopo di salvare il suo caro Haku. Da un punto di vista tecnico ed emozionale Miyazaki ci regala la sequenza forse più bella di tutto il cinema d’animazione. Le parole lasciano spazio alla colonna sonora sognante di Joe Hisaishi, una manciata di minuti di minuti di pura suggestione ed emozione. All’interno del treno che scorre a pelo d’acqua, notiamo che lo sguardo di Chihiro è cambiato, non è più la ragazzina di inizio film.

Il viaggio di Kiki invece è leggermente diverso, oserei dire più realistico. La simpatica streghetta durante il suo viaggio accusa degli alti e bassi emotivi all’inizio, durante e verso la fine del film. Kiki si distacca dalle altre eroine idealizzate da Miyazaki. Lei è una semplice ragazzina di 13 anni con tutti i pregi e difetti che possono avere le ragazze della sua età. A volte è scorbutica, antipatica, impulsiva, d’altronde cercare di emanciparsi in nuovo contesto sociale senza nessuno al proprio fianco (ad eccezion fatta per il gatto nero Jiji) non è affatto semplice. La streghetta si trova ad affrontare situazioni di vita vera che tutti noi abbiamo provato, sia in ambito lavorativo che relazionale. A tal proposito è quasi commovente il modo in cui Miyazaki riesca a farci immedesimare in una ragazzina di 13 anni, indipendentemente dal sesso e dall’età dello spettatore.
Inoltre è interessante l’uso che fa il regista dell’abilità innata della protagonista. Kiki essendo una strega può volare su di una scopa, tuttavia questo viene visto come un normale talento, non diverso dal saper dipingere o dal saper scrivere. Questo tratto così realistico e umano, unito ad una semplicità caratteriale e di design, rendono Kiki una delle eroine Miyazakiane più amate, nonché la preferita del sottoscritto.

Il Privilegio dell’Infanzia
Future donne, ma per ora ancora bambine, sono le amabili sorelline protagoniste de “Il Mio Vicino Totoro”, Mei e Satsuki. In loro Miyazaki riversa tutta la nostalgia di un Giappone che oramai non esiste più. I grattacieli di Tokyo sono l’immagine del Giappone di oggi, non l’ambiente rurale e di campagna che fa da contorno a questo film. Eppure a Mei e Satsuki basta una casetta diroccata e tutto ciò che la natura può offrire loro per essere felici e spensierate. Solo loro due, essendo ancora delle bambine, possono incontrare Totoro. Agli adulti, immersi nei loro pensieri, non è concesso questo privilegio. Satsuki e la sua sorellina vivono in un mondo dove la realtà lascia spazio alla fantasia, e noi tutti proviamo un po’ di invidia verso di loro perchè infondo un giretto sul gattobus ce lo faremmo volentieri.

Romanticismo nel Mediterraneo
Mi sembrava brutto non inserire nell’articolo le due figure femminili presenti in Porco Rosso, il film più romantico di Miyazaki, a dispetto del titolo. Gina è una donna fatta e finita. Il suo charme francese, pur essendo italianissima, fa innamorare tutti i piloti di idrovolanti del mediterraneo. Un personaggio raffinato e sofisticato ma anche caratterizzato da un profondo dolore e da una tristezza quasi poetica, conseguenza delle perdite amorose che ha dovuto subire nel corso della sua vita.
Raffinata e sofisticata non sembrerebbe essere l’altra figura femminile del film, Fio, ma questo solo in apparenza. Schietta e decisa sì, ma anche sensibile e dai modi di fare tipici dei sognatori. In generale, Fio, è un personaggio che da speranza, anche a chi la speranza l’ha già persa tempo addietro come il nostro maiale preferito, che le riserva una delle frasi più significative del film:” Fio, a guardar te mi sembra che l’umanità non sia poi così da buttare”.
Più ci penso e più sono sicuro che Miyazaki sarebbe fiero di avere una figlia come lei. Sveglia, decisa, intelligente e soprattutto con la passione per il volo e l’aereonautica.

La verità è che non basterebbe un libro per descrivere minuziosamente tutte le sfaccettature di tutti i personaggi femminili di Miyazaki, dalle eroine principali ai personaggi di contorno che hanno sempre un loro senso e una loro valenza nei rispettivi film.
Mi perdoneranno, spero, tutte le altre bambine, ragazze, donne, che popolano l’universo Miyazakiano e che non saranno approfondite in questo articolo. In particolare spero che mi perdonerà la Nahoko di “Si Alza il Vento”, così dolce e sfortunata, il cui unico obbligo imposto al marito amato è quella di tenerle la mano mentre lui disegna. Una menzione anche per Sophie, che ha il merito di rimettere in sesto il lunatico e sfiduciato Howl, e per Sheeta, principessa di sangue ma soprattutto d’animo, il cui spirito avventuriero è pari solamente a quello del suo inseparabile amico Pazu.
Ah! mi stavo scordando della piccola sirenetta a cui piace il prosciutto!

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