Come si vede scritto sul poster originale del film JFK, il racconto è quello di “a story that won’t go away”, ovvero di qualcosa che difficilmente si dimentica e che rappresenta uno dei capitoli più oscuri e tristi della storia sia americana che mondiale.
Stasera 21 novembre 2023 su Rai Movie alle 21.15 va in onda JFK – Un caso ancora aperto di Oliver Stone, un film tanto famoso quanto discusso che ha diviso l’opinione pubblica tra chi lo considera un capolavoro e chi un lampante, ben confezionato tentativo di fare del complottismo.
Al di là di quanto malizioso e mal pensante possa essere il parere che il pubblico sviluppa a riguardo, è un dato di fatto che questo lungometraggio, facente parte della trilogia presidenziale di Stone (gli altri sono Gli intrighi del potere – Nixon con Anthony Hopkins e W. con Josh Brolin nel ruolo di George W. Bush), ha fatto qualcosa che nel cinema si vede di rado: ha avuto un vero impatto legislativo con la conseguente riapertura di commissioni governative sull’omicidio Kennedy e su tutto il mistero intorno al tema.
JFK gira intorno alla figura del procuratore Jim Garrison che all’epoca dei fatti fece traballare la tesi ufficiale della Commissione Warren, un gruppo parlamentare d’inchiesta di esponenti democratici e dei repubblicani che considerava Lee Oswald il solo ed unico cecchino responsabile della morte del presidente (qui trovi altri dettagli sulla trama da Oscar). Le numerose opacità intorno a questo caso, come quella della famosa teoria della pallottola magica, ovvero che un solo colpo ha inspiegabilmente causato più ferite ai due politici, spinsero il procuratore capo a considerare quantomeno probabile che ci fosse una seconda persona a sparare. Emerse il nome di Clay Shaw, un imprenditore molto vicino alla CIA che lo utilizzò per pianificare l’attentato contro il Presidente. Teoria circostanziale che, però, venne finalmente confermata nel 1979 da diverse testimonianze da parte di esponenti della stessa organizzazione.
Nei primi anni del 1990 e, nonostante gli intralci e gli scontri con le maggiori testate giornalistiche pre e post rilascio nei cinema, Stone con il suo film conquista il pubblico a tal punto da smuovere notevolmente le acque, facendo avanzare vere e proprie richieste collettive di trasparenza sul caso. A seguito della proiezione e del fervore pubblico non fu accettata una nuova teoria al di fuori di quella del secondo cecchino, ma entrò in vigore una legge ufficiale che ha conseguenze anche in tempi più recenti.
La legge pubblica in questione si chiama appunto JFK Records Act, fu approvata dal Congresso degli Stati Uniti il 26 ottobre 1992 e fu firmata dal Presidente dell’epoca George H. W. Bush. Lo scopo principale, non fu l’indagine fu l’indagine sull’omicidio in sé, ma la creazione e l’apertura di un archivio contenente un inventario completo e dettagliato di tutto il materiale riguardante l’assassinio di Kennedy, che fino ad all’ora era in possesso unicamente delle varie agenzie governative americane. Si trattava di dischi, file audio delle interviste, promemoria di registrazioni, documenti sull’assassinio, relazioni e revisioni di quest’ultime. Furono, inoltre, imposti dei tempi di desecretamento e pubblicazione dei file obbligatori. Una rivoluzione se considerato che in casi del genere tutto sparisce magicamente in quella zona di ombra chiamata top secret.
Secondo il decreto solo in specifici e straordinari casi alcuni file secretati potranno essere tenuti nascosti e solo dal Presidente, unica carica che avrà facoltà di bloccarne il rilascio, come hanno fatto sia Joe Biden sia Donald Trump durante i mandati. Le moltissime prove raccolte furono decisive nella dimostrazione delle teorie del complotto. Fu come l’apertura del Vaso di Pandora: prese forma una nuova lettura del caso di Kennedy che considera potenziali cospiratori, oltre ai già accertati Oswald e complice, anche gli agenti del governo statunitense dell’FBI e della CIA. Tutto ciò è chiaramente ufficioso e non confermato dagli organi ufficiali, ma grazie a questa operazione tutta questa teoria FBI-CIA sembra sempre più credibile.
Quello di Oliver Stone è stato un vero e proprio sovvertimento per altre vie. Attraverso JKF – Un caso ancora aperto, si conferma regista lucidissimo nell’analizzare e nel decostruire la storia americana e dimostra quanto un mezzo comunicativo diretto come il cinema possa effettivamente cambiare le cose.