Il Trono di Spade, la recensione (spoiler) della 8×04: The Last of the Starks

E nella montagna russa a cui questa stagione de Il Trono di Spade ci sta abituando, la quarta puntata The Last of the Starks, rappresenta un momento di ripresa dal picco tensivo della Grande Guerra. Dopo una terza puntata tutta all’insegna dello scontro e della terrore (qui la nostra recensione di The Long Night), è il momento – ancora una volta – di tirare le somme. La 8×04 riesce ad essere una puntata di passaggio, aggiugendo molta carne al fuoco. Essa ha infatti il pregio di trasformare la sua anticlimaticità, sintetizzando al suo interno la sospensione, la rielaborazione e il fermento in vista dello scontro finale.

L’episodio inizia con un toccante momento di commiato e un ringraziamento ai caduti nella battaglia contro le forze del Re della Notte, primi fra tutti: Theon, Ser Jorah, Beric, Edd e Lyanna. In una scena dal forte impatto visivo, e dopo un accorato discorso di Jon/Aegon (con un Kit Harington che appare più convincente del solito), i cadaveri vengono bruciati alle porte di Grande Inverno. Il funerale diventa un simbolico gesto di unione, visualizzato tramite quel movimento all’unisono che i “capi” del momento (Jon, Daenerys, Sansa, Arya, Sam e Verme Grigio) compiono per accendere le pire.

Il Trono di Spade 8x04

E non appena l’equilibrio sembra essersi ristabilito, la serie ci ricorda immediatamente che il gioco dei troni è ancora in pieno svolgimento. E questo, anche in barba a molte critiche dell’ultimo episodio, sembra ricordarci qualcos’altro. La lotta contro l’Inverno è stata solo una parentesi, determinante e tragica, ma pur sempre una parentesi. Come Daenerys già ci aveva fatto sapere nel trailer della puntata: l’Ultima Guerra ancora non è stata vinta!

E il gioco per il potere si riapre fin da subito. La festa della vittoria in casa Stark risulta essere qualcosa di molto distante da una semplice celebrazione e diventa l’occasione per muovere le proprie pedine. La scena è tutta giocata sull’orchestrazione dei movimenti e degli sguardi tra i personaggi, e ciò rende visibili, anche senza bisogno delle parole, i legami di forza tra i personaggi. E in un modo che risulta astuto, ma sempre più palese, tutti compiono i loro passi. Prima fra tutti la Madre dei Draghi che investe, quasi dal nulla, Gendry con la carica di Lord Baratheon di Capo Tempesta. Un azzardo per portare il bastardo di Robert dalla sua parte, ma che è l’incipit di una distanza che si fa progressivamente più incolmabile.

Perché sì, Daenerys sembra sempre più isolata dal resto del mondo. Le sue truppe sono ormai decimate, e messe sorprendentemente a dura prova anche in questa puntata (la perdita di Rhaegal e di Missandei sono un duro colpo!), e lei stessa ha perso l’unica persona con lei dall’inizio. Non una posizione di favore, in particolar modo con uno scontro in vista. E questa solitudine è enfatizzata anche a livello iconografico. La nostra regina Targaryen è posta in inquadrature che la vedono isolata, lontana da qualsiasi tipo di sguardo altrui, se non quello giudicante di Sansa, e alla ricerca di un contatto che fa fatica ad instaurare persino con il suo amato Jon. Inoltre, l’inquadratura finale sul suo volto irato sembra suggerire a tratti una furiosa sete di vendetta e l’inizio di una profetizzata deriva da Mad Queen.

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Il confronto Dany/Jon, in questa quarta puntata, si fa sempre più impietoso, e onestamente anche fin troppo manicheo. Mentre lei fa più fatica ad integrarsi nel territorio del Continente Occidentale, vediamo il nostro Stargaryen fare breccia nei cuori di tutti, guadagnandosi una fiducia che mai, in realtà, aveva sentito mancare. E in un episodio con un titolo (Gli ultimi Stark) che, a questo punto, diventa una dichiarazione di intenti, è lui stesso a farsi protagonista di un’importante, quanto ingenua, decisione.

Daenerys lo pone davanti ad una scelta: tacere con tutti sulle sue origini per evitare di farle perdere possibili alleati. E Jon, con un po’ di incertezza, propende per rivelare il segreto alla sua famiglia. Una decisione che, per quanto ce la potessimo aspettare, sottolinea uno dei moventi di tutta la serie: l’importanza delle relazioni. E così, sembra ritornare come un mantra quanto già ricordato per la seconda puntata: sono “le cose che si fanno per amore” a far andare avanti la narrazione. Ed è proprio questo il punto debole di Daenerys: la mancanza di legami familiari a Westeros.

Il Trono di Spade 8x04

E di amore se ne parla molto nella puntata. C’è l’amore passionale, ma oltraggiato di Jon e Daenerys, che tirano una corda con ormai troppe incrinature. C’è l’amore puro che Gendry chiede ad Arya, unica persona con cui egli abbia instaurato un vero legame, salvo poi essere rifiutato. C’è l’amore tossico tra Euron e Cersei, ricattatorio e fin troppo interessato, e ora anche minacciato dalla scoperta da parte del Greyjoy che il figlio della regina non è suo. C’è anche l’amore benevolo tra Jaime e Brienne che, in una parentesi forse non necessaria, serve al Lannister per ritornare su suoi “spregevoli” passi (forse?!). Così come infine c’è anche l’amore naturale della gente per Jon, chiamato a dare l’addio a tutto ciò che ha costruito in queste stagioni (Sam e Gilly, Tormund e Spettro).

Le configurazioni dell’amore assumono però sempre di più le sfumature del potere. E questo lo sanno Tyrion e Varys che, dopo qualche stagione di assopimento, tornano a contrastare le grida delle grandi battaglie con i loro sussurri negli anfratti di navi e castelli. È un richiamo a ciò che Il Trono di Spade è sempre stato, e che le ultime puntate hanno accelerato a dismisura: la strategia e il sotterfugio hanno sempre pagato di più della semplice spada.

Il Trono di Spade - 8x04

I due consiglieri si fanno così portavoce di tutti noi in questo momento, ponendosi l’unico quesito che conta. Meglio Cersei, la regina votata alla famiglia e a se stessa (con una magnifica Lena Haedey che in questa puntata ci fa trasparire i suoi contrasti interiori solo dagli sguardi)? Meglio Daenerys, la machiavellica erede Targaryen disposta a qualsiasi cosa per ottenere il trono, pur non sapendo cosa significhi veramente per se stessa? Oppure meglio Jon, un re che non vuole nemmeno governare sui Sette Regni pur sembrandone il “predestinato dal popolo”?

Varys sa bene tutto ciò e ci invita a prendere parte all’unica causa che lui abbia sempre servito. In un discorso che sa leggermente di proto-socialismo, tutto ciò a cui bisogna tendere, secondo il Ragno “che è tornato a tessere”, è il bene del reame e di tutti quelli che ne fanno parte.

 

In definitiva, quello che The Last of the Starks afferma è che quando tutto sembra vertiginosamente evolversi, nulla sta in realtà veramente cambiando. Tutto è ciclico. E come all’Inverno segue l’Estate, un Re succede ad un altro. Le ultime due puntate de Il Trono di Spade dovranno rispondere a questo. Qualcuno riuscirà a “fermare o rompere la ruota” oppure continueremo a girare in questo eterno ed estenuante gioco di poteri?

Il Trono di Spade - 8x04

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