Ecco perché Gomorra non deve finire – la nostra recensione della quarta stagione

Si spengono, ancora una volta, i riflettori su Gomorra- La serie e la quarta stagione si è conclusa lasciando tutto lo spazio disponibile per un quinto capitolo. Il finale della terza ci aveva lasciato con il cuore in mano: certi che dovesse finire così, la morte di Ciro (Marco D’Amore) è senza dubbio una delle più strazianti della serie, un po’ per il personaggio stesso, un po’ perché avviene per mano del suo amico fraterno, Genny (Salvatore Esposito). Talmente tanto sofferente che gli amanti della serie, ed in particolar modo di Ciro, non hanno mai creduto a quella morte, sperando in un clamoroso colpo di scena mai arrivato.

Nonostante ci aspettassimo una vendetta spietata da parte di Genny nei confronti di Enzo “Sangue Blu” (Arturo Muselli) per quello che lo aveva costretto a fare nelle acque del mare di Napoli, Genny è cambiato. Non vuole altro spargimento di sangue, non vuole guerre e soprattutto non vuole più essere il boss di Secondigliano. Ormai è cresciuto, ha una moglie, Azzurra (Ivana Lotito), ed un figlio che porta il nome del padre, Pietro Savastano ed il suo unico obiettivo è divenire un imprenditore. È contraddistinto da una calma sana e coscienziosa, riflette prima di agire e cerca sempre il modo migliore per far uscire una situazione pulita, senza rischiare. Non è più il Genny con la cresta alla Hamsik, ma assume le sembianze facciali di Hulk quando perde il controllo.

E man mano che avviene questo cambiamento il paragone con il padre si fa sempre più fitto: il ragazzino goffo ed ingenuo che voleva la motocicletta rossa ha costruito un impero, allineandosi prima e distaccandosi poi dal modello del padre, Pietro (Fortunato Cerlino), l’uomo della camorra vecchio stampo. Ma alla fine di tutto ciò, farà la sua stessa identica fine, chiudendosi come latitante dentro un bunker e dirigendo da lontano la macchina perfetta che ha messo in vita. Insomma, la storia a grandi linee si ripete.

Gomorra

E chi eredita il gioiellino di Secondigliano? Donna Patrizia (Cristiana Dell’Anna), la fedelissima commessa ingaggiata per fare da tramite a Pietro Savastano che ora tenta in tutti i modi di tenere le briglie al cavallo pazzo del sistema. Ma alla Camorra della vecchia guardia piacerà questa decisione? Gomorra oltre all’esaltazione e contemporanea disfatta del male, ci mostra, a suo modo, uno spaccato della realtà malavitosa e come il sistema sia cambiato. Dalla vecchia gerarchia e modalità di fare affari di Don Pietro Savastano, al guadagno degli appalti, fino all’ascesa del potere femminile, il quale non poteva essere contemplato fino a qualche tempo fa.

Le donne che prima si occupavano di fare da mangiare per la famiglia e tacere davanti alle decisioni, come accade per i Levante, ora sono leonesse pronte a combattere per difendere il proprio regno. Patrizia è la reincarnazione a tutto tondo di questo pensiero, come lo era anche Chanel (Cristina Donadio), ed in parte lo è anche Azzurra, la moglie di Genny, che anche se non si occupa direttamente degli affari di famiglia, ha sempre una parola “buona” da dire nel momento opportuno ed assume l’aria del boss sotto mentite spoglie, rimanendo anche discretamente insopportabile agli occhi di chi la guarda. Patrizia non si scompone mai, è marmorea, ancorata alle sue origini, ma allo stesso tempo terribilmente spietata e cinica ed il suo entrare nella famiglia dei Levante, sposandosi e rimanendo incinta di Michelangelo (Luciano Giugliano), figlio prediletto del capo famiglia Don Gerlando (Gianni Parisi), la condurrà ad una lotta senza mezzi termini con tutti loro.

GomorraIspirato al personaggio di Micky Corleone de Il Padrino, Michelangelo è l’unico dei fratelli ad essersi allontanato dalla sua terra di origine ed aver studiato, per poi tornare inevitabilmente a Napoli e divenire il marito della regina di Secondigliano ed un nascente camorrista: soggetto negativo per i suoi affari nell’ecomafia, ma dalle sembianze non troppo distruttive. A fare da contorno a tutto ciò, ci sono le ambizioni di Genny, il quale vuole costruire il suo aeroporto e condurre una vita lontana da questi schemi, Enzo, che perde pezzi ogni giorno di più e alla fine rimane praticamente solo, Donna Patrizia che per tutta la serie sembra non svegliarsi mai e far sgretolare tutto, recuperando solo nelle ultime due puntate, ed i Capaccio, ormai dimezzati.

Tutti hanno un buon motivo per nutrire rancore e vendetta: tutti hanno un buon motivo per uccidere. Ma solo Genny riuscirà a sistemare le cose chiedendo aiuto al Maestrale, ispirato ad il boia delle carceri, Pasquale Barra, alleato di Raffaele Cutulo, il quale dilaniò in prigione il nemico e poi azzannò il suo stesso cuore negli anni ‘80. Personaggio di cui però ancora non si è visto il volto. Genny, un po’ come il figliol prodigo, torna a casa e riporta il suo cognome, Savastano, ancora in alto, confermandone la grandiosità e sterminando senza pietà Don Gerlando, il quale, oltre ad aver fatto una sequela infinita di sbagli, si dà esso stesso il colpo di grazia dicendo l’unica cosa che fa da sempre perdere il lume della ragione a Gennaro: “pat’t tenev tanta difiet ma er n’omm che sapev vere, tu no e chest o’ sapeva pur iss”.

Una seconda stagione intera verte sulla sofferenza di Gennaro nel dimostrare al padre che anche lui è in grado di operare e che è cresciuto, ed ora, dopo tutto, Don Gerlando osa sminuire la sua maestosità? Genny non ci pensa due volte: un camion che blocca la strada e un numero improponibile di caricatori sfondano il corpo del rivale. Genny è tornato. Ma non sono solo i Levante a darci l’addio, ma anche la donna a cui ci eravamo tanto affezionati in questi anni, Patrizia. Il suo personaggio, oltre a rappresentare la novità del potere femminile, compie un percorso piuttosto classico che vede un’ascesa al potere ed una lenta ed inesorabile misfatta. Inserita nella rete del sistema dallo zio Malammore, Patrizia conquista prima la fiducia di don Pietro e poi di Genny, il quale inizialmente le affida la sua Secondigliano insegnandole a non fidarsi mai di nessuno e poi, alla fine di tutto, le toglie la vita assieme a Michelangelo.

GomorraGomorra è una delle serie che più divide: chi la considera l’esaltazione della Camorra e creatrice di modelli sbagliati per i giovani, e chi non può fare a meno di amarla. E se uno dei tanti rischi delle serie che vanno per le lunghe è quello di risultare scontate e di perdere il loro fascino dopo un po’, Gomorra questo pericolo non lo corre. Gli intrecci creati non risultano mai banali, sono frizzanti, carichi di pathos ed al passo coi tempi, quindi contemporanei. Gomorra vince ancora una volta, nonostante in molti volessero che con la morte di Ciro si chiudesse il sipario della serie onde evitare di distruggere la bellezza della stessa.

Invece no, il cerchio non si chiude e lascia l’amaro in bocca quando passano i titoli di coda e sappiamo a quel punto di dover aspettare ancora parecchio tempo prima di vedere come Genny sterminerà il resto della famiglia Levante e se Enzo, nonostante lo abbia obbligato ad uccidere Ciro, rimarrà ancora vivo o (finalmente) avrà la sua giusta fine. Intanto possiamo consolarci sapendo che a Natale uscirà il film dedicato a Ciro, L’Immortale. Lunga vita a Gomorra, e che Genny s’ repigl tutt che è ro sue.

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