RECENSIONE NO SPOILER DEI PRIMI CINQUE EPISODI
Davvero qualcuno pensa ancora che la serialità televisiva italiana sia senza speranza, o peggio, che non necessiti di attenzione? Beh, con Bang Bang Baby, è decisamente arrivato il momento di ricredersi. Amazon prime Video, Wilside e The Apartment, con l’idea di Andrea di Stefano, dal 28 aprile, ci raccontano un nuovo modo di fare serialità televisiva, con un prodotto non rivoluzionario, sia chiaro, ma dalla qualità decisamente ottima. Un titolo che, con le proprie peculiarità, si aggiunge alla lunga lista di produzioni che negli anni hanno ampiamente dimostrato come le produzioni televisive italiane abbiano preso a cuore la cura dei vari piani delle proprie produzioni; e i primi minuti di visione possono davvero raccontarcelo. La selezione delle storie, il piano del casting accuratamente ritagliato, la commistione di generi differenti ma complementari nella loro interezza, la sperimentazione sul piano della fotografia e la sceneggiatura coinvolgente – dal sapore popolare – sono solo alcuni degli elementi di qualità presenti in Bang Bang Baby, un vero e proprio vortice, crime pulp da non perdere. Ispirata dal Mafia Princess di Marisa Merico, Bang Bang Baby si cala nel contesto storico della Milano degli anni ottanta, tra crescita economica e criminalità organizzata, quella della ‘ndrangheta, grazie a una prospettiva tanto alternativa quanto interessante. Attualmente disponibile sulla piattaforma con soli cinque episodi, ma con altrettanti in arrivo, cercherà di rispondere alla domanda: cosa è disposta a fare Alice per amore del proprio padre?
Ricordi che vengono a galla: la trama
È il 1986: Alice (Arianna Becheroni) è una ragazza di sedici anni di Bussolengo, città della provincia di Milano. Innocente e timida, è spesso e volentieri bersaglio dei compagni di classe, una costante che a lungo andare la rende insicura e fragile. Fuori dalle mura scolastiche, a prendersi cura di Alice, c’è invece Gabriella (Lucia Mascino), madre, vedova e operaia della Milano riformista e produttiva dei tardi anni ’80. Non tarda però ad arrivare il colpo di scena, il twist; a tormentare il cuore di Alice, arriva infatti la notizia che il proprio padre (Adriano Giannini), creduto morto da alcuni anni – con la complicità della madre – è attualmente detenuto in un carcere per legami con la mafia.
Nasce così per Alice il desiderio di capire le radici della propria famiglia, fuori dal cognome Gianmatteo, che per tanti anni l’ha tenuta legata alla madre. In compagnia dell’amico e compagno di classe Jimbo (Pietro Paschini) – almeno per i primi tempi – la ragazza raggiunge la limitrofa ed elegante Milano, una città ritratta nella sua piena trasformazione economica e sociale. E proprio da qui, Alice tenterà il ricongiungimento con la famiglia paterna: i Barone. Subito cruciale è l’incontro con la nonna, o meglio, donna Lina (Dora Romano), capocchia incontrastato della stessa famiglia e dello spaccio di eroina sul territorio milanese. Ma quello che per Alice è l’incontro della vita, potrebbe anche segnare il punto di non ritorno; ancora ignara del terribile guaio in cui si sta cacciando, la piccola Barone intravede, in questo dubbio riallacciamento di rapporti, la possibilità di ritrovare quell’equilibrio psicologico che da anni vacillava.
Rianimata da un senso di onnipotenza e intoccabilità, la giovane Alice inizia quindi la propria discesa nel buco nero della criminalità, una perdizione totale da cui sarà difficile redimersi.
Bang Bang Baby destinazione Milano: il contesto
Abbiamo visto come alla direzione di questo quadro di provincia sia presente la mano dell’attore, sceneggiatore e regista Michele Alhaique (Senza Nessuna Pietà, Il torneo), che si mantiene saldo dietro la macchina da presa per i primi episodi; lo seguiranno, nel corso delle prossime cinque puntate, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito. Ciò che al momento abbiamo particolarmente apprezzato è stato il contestualizzare perfettamente la vicenda di Alice, raccontando stereotipi del nord e sud Italia. Segue, con un buon risultato, il piano della sceneggiatura animato da Valentina Gaddi e Sebastiano Melloni; la fotografia ammirevole e magnetica di Bang Bang Baby è invece supervisionata del direttore Vittorio Omedei Zorini, già al lavoro negli scorsi anni alla produzione internazionale I Medici.
La qualità di una produzione ragionata e accuratamente pianificata non può certamente prescindere dal contesto in cui andrà a collocarsi; un messaggio che la nuova proposta Amazon Prime Video ha recepito in modo ottimo, quasi centrando la rappresentazione sociale di un paese in fase di transizione. Partiamo dalle ampie e ricorrenti inquadrature sulle strade di provincia e su quelle milanesi, dentro e fuori le fabbriche, tra movimenti sindacalisti e manifestazioni femministe che letteralmente invadono le strade della città. Ma ciò che più apprezziamo di questa rappresentazione contestuale, è la scelta di non invadere più di tanto il discorso di Alice, dando spazio alla storia effettiva.
Abbiamo anche accennato alla sceneggiatura, composta a più mani, con un piano di scrittura che nel corso della varie puntate va a coinvolgere volti sempre nuovi. Ne apprezziamo lo slancio, condiviso anche sul resto degli altri reparti e settori, di muoversi all’insegna dell’internazionalità, senza però dimenticare le proprie radici, ricorrendo spesso e volentieri all’uso del dialetto stretto. Un osservazione che va a braccetto con la formazione del cast stesso, che nella sua compattezza, riesce a dare spazio in egual misura a interpreti più o meno affermati.
Generi ed estetica a colpi di M&M e Big Babol
Sin dalla prima puntata, un elemento in Bang Bang Baby è chiaro: non ci troviamo davanti a una serie dalle classiche venature italiane. E uno dei possibili limiti della rappresentazione, agli occhi di uno spettatore, potrebbe essere la decisione di raccontare al pubblico un’atmosfera trasognata e troppo caricaturale della realtà, segnata dagli stereotipi sociali.
Nel titolo creato da Andrea di Stefano, è poi preponderante un’ispirazione a numerosi generi, dal pulp al noir, e dal mobster fino alla commedia grottesca, il tutto brillantemente sottolineato dalla colonna sonora curata da Santi Pulvirenti, con singoli che vanno dai Blondie ad altri interpreti della scena italiana del tempo.
Al momento però, possiamo dire che, nella sua parte, Bang Bang Baby sta procedendo per il verso giusto. Nulla di ordinario, certo, ma uno step che mancava, un prodotto fortemente votato al mostrare quanto sia grande la voglia di investire sulla serialità televisiva in Italia. Al momento, comunque, le aspettative sono molte, e non vediamo l’ora di scoprire quali svolte si prospetteranno dal 26 maggio. Qui invece trovate il trailer ufficiale proposto da Amazon Prime Video.
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