Gli Anelli del Potere: Amazon non avrebbe i diritti ed è un problema serio

Da quando abbiamo visto il suo primo trailer trasmesso durante il Super Bowl di domenica scorsa, ci sono state più polemiche che altro su Gli Anelli del Potere, la nuova gigantesca serie prequel de Il Signore degli Anelli. Ma fra le tante, spesso inutili critiche su personaggi ed etnie varie, un vero uragano rischia di investire il titolo per Prime Video da quando un articolo bomba di Vanity Fair ha rivelato che Amazon non avrebbe gran parte dei diritti necessari per adattare la Seconda Era. Il che è un problema serio.

Ripercorriamo la cronistoria degli ultimi giorni. Poco prima dell’uscita del trailer, un lunghissimo articolo di Vanity Fair a firma  e 

Gran parte del materiale originale di Tolkien riguardo questo periodo è contenuto principalmente nel romanzo-mondo Il Silmarillion e in seconda battuta nei Racconti Incompiuti e nell’ultimo dei dodici volumi di The History of the Middle-Earth. Parrebbe ovvio, dunque, che Amazon volesse partire da queste opere, considerando anche che sta mettendo al servizio della serie il più grande budget mai stanziato nella storia del piccolo e del grande schermo: un miliardo di dollari, di cui circa metà in produzione e altrettanti in marketing e promozione.

I character poster de Gli Anelli del Potere
I character poster de Gli Anelli del Potere

A questi costi proibitivi, che coprono però gran parte dell’allestimento dei set permanenti che verranno utilizzati anche nelle prossime stagioni, vanno aggiunti i 250 milioni di dollari pagati da Jeff Bezos a un’asta del 2017 su cui si sarebbe giocato l’adattamento della serie. L’articolo di Vanity Fair cita l’asta in questione, segnalando però che in vendita erano solo i diritti di adattamento sulle Appendici, vale a dire le parti aggiuntive scritte da Tolkien a margine de Il Signore degli Anelli, che coprono ovviamente una sezione infinitesimale del canone. Posto questo, l’articolo non fa parola di altri copyright, lasciando pensare – come molti si aspettavano fin dall’inizio – che Bezos avesse comunque ottenuto le licenze sulle opere della Seconda Era.

Peccato che nell’intervista tenuta dalla Robinson a margine dell’articolo, la giornalista abbia ripreso le parole dello sceneggiatore J.D. Payne, sganciando senza volere una bomba a orologeria: “Non abbiamo i diritti su Il Silmarillion, sui Racconti Incompiuti, sulla History of Middle-Earth… Abbiamo solo i diritti su La Compagnia dell’Anello, Le Due Torri, Il Ritorno del Re, Lo Hobbit e le Appendici. E basta”. Inutile ribadire come appoggiarsi a questi ultimi scritti per adattare la Seconda Era sia come, quei diritti, non averli affatto. Visto che a distanza di una settimana la notizia non è stata ancora smentita, nonostante abbia provocato una vera ribellione da parte del fandom, è probabile che la serie Amazon partirà dai pochi capitoli, stralci e riferimenti sulla Seconda Era, per poi reinventare gran parte del canone, come dimostra l’introduzione di diversi nuovi personaggi assenti in Tolkien.

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