Black Mirror 4, recensione episodio 3: Crocodile

Il terzo episodio di Black Mirror 4 è un thriller tra i più cupi delle stagioni.

Crocodile è il terzo episodio di Black Mirror 4, diretto da John Hillcoat è scritto dal creatore della serie Charlie Brooker. Come il secondo episodio Arkangel, Crocodile torna a parlare di un uso della tecnologia all’estremo, inserito in situazioni paradossali ma credibili, con un tono più simile agli episodi antologici delle passate stagioni, a differenza della prima puntata che aveva sorpreso per il messaggio positivo finale.

L’episodio è ambientato in un’innevata Islanda, cornice dei quadri registici con ambientazioni suggestive creati per dare voce ad un immenso senso di vuoto.

Mia (Andrea Riseborough), la protagonista, è un architetto in carriera, madre di un figlio e felicemente sposata. Una sera dopo una convention da lei tenuta, Mia incontra nella sua stanza di hotel il suo ex-ragazzo Rob (Andrew Gower) che le dice di voler confessare un crimine da lui commesso in passato e da lei coperto. Per la giovane donna questo potrebbe significare la fine di un glorioso percorso lavorativo.

La scelta di Mia sarà drastica, paragonabile al percorso di uno dei personaggi oscuri raccontati da Edgar Allan Poe. Durante un attimo di riflessione turbata, assisterà dalla sua finestra di hotel ad un incidente automobilistico. Shazia (Kiran Sonia Swar) lavora per un’assicurazione e tramite un apparecchio chiamato Recaller riesce a visualizzare i ricordi delle persone che le servono per ricostruire le dinamiche dell’incidente. Shazia risalirà a Mia e questo comporterà un nuovo break emozionale per la protagonista. Cosa sarà disposta a fare per nascondere i suoi segreti?

Black Mirror 4 con questo terzo episodio torna ad essere cupo e angosciante, l’uomo e la tecnologia, l’oscurità dell’anima e quanto le scelte di vita possano avere un risvolto mai pensato prima di quel fatidico momento.

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