“Qual è il tuo film horror preferito?”: I killer cinematografici – Prima Parte

Uno dei ricordi più nitidi della mia infanzia è il rumore delle cassette che inserivo in loop dentro il videoregistratore. Una delle mie preferite era Il Delitto perfetto di Hitchcock: la scena in cui Tony tenta di convincere l’ex compagno di college ad uccidere la moglie, quelle forbici infilzate nella schiena ed il baffo pettinato dell’agente di polizia, tutte immagini impresse perfettamente nella mia memoria. E allora, come tipico di tutte le bambine, iniziai a sfogliare il catalogo delle cassette di Hitchcock e conobbi Norman Bates e lo sguardo di quello che è considerato uno dei primi veri killer cinematografici e pertanto un’icona assoluta.

Gli occhi di Anthony Perkins trafiggevano come una lama lo schermo del televisore e, inevitabilmente, mi colpivano. Ventisei anni, gentile, educato e molto legato ad una madre da cui dipende, ma che allo stesso tempo odia; un ragazzo travestito da donna che uccide con un coltello da macellaio le sue vittime, per poi cadere in un sonno profondo e dimenticare quanto accaduto. Poi, un po’ come tutti gli adolescenti, mi sono buttata sul genere horror e, con un occhio aperto ed uno chiuso, ho iniziato a rovistare fra i killer che avevano delle buone motivazioni per squartare le budella delle ragazze, quasi sempre molto belle, ma troppo sciocche per sopravvivere.

Attendendo l’uscita del secondo capitolo di It, abbiamo deciso di ricordare con due articoli alcuni dei serial killer e mostri cinematografici che hanno segnato la storia del cinema facendo un viaggio attraverso le nostre paure più recondite. Ecco i primi cinque:

Pennywise

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Pennywise, il mutaforma che abita nelle fogne e si ciba degli abitanti della città di Derry assumendo le sembianze di tutto ciò che più li impaurisce. Il personaggio è It, nato dalla fantasia di Stephen King, ed è una creatura che ogni 27 anni si risveglia per sfamarsi. I suoi poteri sono quelli di riuscire a leggere nella mente altrui e captare le emozioni; poteri che gli consentono di assumere qualsiasi forma spaventi chi ha dinanzi, anche se le sue vittime preferite sono di gran lunga i bambini. È una luce arancione che riesce ad entrare e far leva nella nostra parte più intima, per poi ferirci e portarci via. La barchetta del piccolo Georgie che segue la corrente è un incubo (oltre che un pezzo di storia letteraria e cinematografica) che ha segnato generazioni e generazioni. Andrés Muschietti nel 2017 riporta in vita il clown della miniserie del ‘90, che adesso sta per tornare e completare la sua opera. It sta ancora scavando fra le nostre paure.

Freddy Krueger

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Qui si parla di un mostro sacro dello spavento, l’icona degli squartatori, con un numero infinito di poteri e capacità. Si parla del protagonista di Nightmare scritto e diretto in un primo momento da Wes Craven, il quale diede corpo a Freddy prendendo spunto da un barbone che lo traumatizzava da bambino e ricollegandosi a fatti realmente accaduti nei primi anni ‘80. Krueger è personaggio tormentato, figlio di una monaca stuprata, affidato ad un alcolizzato, vittima di bullismo, che nutre un’inevitabile rabbia nei confronti di un mondo ingiusto ed un paese ridotto all’osso della speranza. Freddy compie il reato dei reati: rapisce dei bambini e poi toglie loro la vita. I genitori allora lo bruciano vivo, ma lui, il male, il passato che torna, rimane presente nella parte più nascosta, ovvero la mente e di notte, in sogno, torna a bussare prepotentemente per terminare un lavoro iniziato anni prima, introdotto da una filastrocca cantata che quando la si sente significa è merda. La saga dell’uomo nero completamente ustionato conta un totale di nove pellicole distribuite dal 1984 al 2010.

Ghostface

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Prima di parlare di Ghostface, vogliamo premettere un elemento: chi scrive ritiene Scream, quello del 1996, uno dei migliori film horror partoriti sulla scena per una serie di motivazioni. Quattro lungometraggi, usciti fra il 1996 ed il 2011 ed una serie televisiva giunta alla terza stagione. L’assassino telefona e comincia a sottoporre la vittima ad una serie di domande; la più celebre di queste è Qual è il tuo film horror preferito? con una voce dal suono meccanico, modificata da un apparecchio. La vittima all’inizio pensa che sia uno scherzo di cattivo gusto di qualche compagno di classe, poi si rende conto che le conviene scappare ed è lì che spunta da un angolo della casa Ghostface, il serial killer di Scream chiamato così per la sua maschera bianca molto simile, per forma, a L’urlo di Munch. Insomma, uno slasher movie esattamente come molti altri anche carico di elementi visti più volte, con la differenza grossolana che però questo funziona. Funziona perché è un film horror con tutti i gli elementi tipici del genere, in cui l’assassino è reale e non è immortale, capace di far emergere una giusta dose di angoscia fin dal primo squillo. Funziona perché è spietato, perché è un gioco in cui si finisce aperti come polli, appesi ad un albero davanti agli occhi dei propri genitori. Il tutto contornato da ragazzi che vanno avanti a modelli, che si comportano per stereotipi e comunicano con continui riferimenti a film, che vivono in una società in cui non importa il movente per uccidere. Una critica racchiusa in un film con cui Wes Craven ha saputo lasciare un segno indelebile (almeno per il primo).

Jigsaw

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Dal 2004 collezioniamo otto pellicole di questo franchise. Otto film che ruotano attorno agli omicidi sottili, studiati e progettati con assoluta cura del dettaglio, ma tremendamente brutali e sadici, commessi da Jigsaw (all’anagrafe dei killer lo trovate come John Kramer), un uomo malato di cancro. In realtà John è un giocatore a tutti gli effetti, che si distingue dagli altri per la possibilità di vita che offre. Non uccide direttamente, ma pone le persone davanti a sfide che potranno superare (e quindi vivere) o meno (e quindi morire). Le vittime sono scelte in base al loro disprezzo per ciò che la vita  ha donato loro e per l’incapacità di afferrare e comprendere il vero valore dell’esistenza. Insomma, si potrebbe dire che Jigsaw ci insegna, in un modo tutto suo alquanto bizzarro, la morale della vita e ad apprezzare anche i particolari inutili dell’esistenza che dinanzi all’odore della morte assumono una forte valenza. John, però, ha un fido compagno: non si tratta dei suoi seguaci che lo aiuteranno a terminare la missione preposta, ma dell’inquietante Billy, una sorta di presentatore su una instabile bicicletta che ha il compito di comunicare ai futuri giocatori, gli obiettivi e le regole del gioco per il quale sono stati scelti.

Leatherface

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Leatherface è l’omicida della saga di Non aprite quella porta; omicida che merita di gran lunga un discorso a parte rispetto agli altri killer cinematografici. Ispirato alla storia di Ed Gein e costruito prendendo in considerazione anche la figura di Elmer Wayne Henley, Leatherface sulla carta di identità è un killer che opera con una motosega, ma in realtà dietro quella maschera c’è un modo assai diverso: non è contraddistinto da una spiccata crudeltà e da un sadismo tipico di altri, ma uccide brutalmente perché disturbato. Iperprotetto da una famiglia malata che lo spinge continuamente a compiere atti, Faccia di cuoio attacca per paura. È un mostro con un volto completamente deturpato, incapace di esprimersi correttamente, nato da un incesto, che non si sente accettato e teme di essere attaccato. Un killer che, se vogliamo, riesce anche ad evocare una certa tenerezza. Purtroppo il personaggio di Leatherface cambia nel tempo, passando anche da innamoramenti e figli, con un tono decisamente splatter che avanza.

Ci vediamo per la seconda parte.

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