Il Cinema BDSM: Guida pratica alle trasposizioni cinematografiche del genere

In occasione dell’uscita di 50 Sfumature di Rosso, la redazione di Ciakclub.it si è interrogata sul Cinema BDSM, o meglio, riguardo la trasposizione cinematografica di quelle pratiche relazionali identificate con l’acronimo BDSM e ha redatto una guida pratica per riconoscere e apprezzare i titoli che ne forniscono un quadro autentico.

Per molte inconsapevoli fanciulle, domani sarà il giorno in cui potranno finalmente vedere sul grande schermo, la rosea conclusione di questa fiaba romantica in tre capitoli nota con il titolo di “50 Sfumature di..”. La degna conclusione di una fiaba – la Disney insegna – deve necessariamente prevedere un abito bianco e grandi sorrisi. Tutto secondo lo spartito, se non fosse che nel corso di questi tre film, abbiamo visto i protagonisti maldestramente inciampare in un paio di manette, impiccarsi (no?) con qualche corda lasciata lì per caso o confondere la frusta con ciò che, lontana dall’essere una pratica erotica è più che altro un sentimento: la frustrazione. Viva e tangibile nel cuore degli incauti spettatori, cultori di questo genere e, con molta probabilità, di queste pratiche BDSM.

Con ciò non intendo assolutamente dire che il BDSM non abbia alcuna attinenza con l’amore, tutt’altro. Il rapporto tra Dominatore e Sottomesso è un rapporto consensuale che implica, per forza di cose, una cieca fiducia tra i due partner. Ciò che intendo dire è:

A chi spetta dire che l’amore debba essere morbido e gentile”

(Secretary di S. Shainberg, 2002)

Cinema BDSM

A prescindere da quanto l’amore sia stato confezionato e proposto come qualunque altra merce, esso è in verità più soggettivo di quanto si creda. L’atto spontaneo attraverso cui l’amante dona il proprio corpo all’amato, è spesso condizionato dalle esigenze dell’amore e dai capricci del piacere, qualunque forma, l’amore e il piacere, assumano:

Ella amava tutto ciò che le veniva dal suo amante. Ella apparteneva al suo amante attraverso tutti gli estranei a cui l’aveva concessa”

(Storia di O, Just Jaeckin 1975)

Spesso, ma neppure questa è una regola, le pratiche BDSM tendono a considerare il corpo “involucro dell’anima”: mero feticcio esposto ai più elementari bisogni, teso, stiracchiato all’autoconservazione e risentendo, per questo, dei più insulsi stimoli e, tanto da costituire già di per se stesso, nell’espressione delle più banali esigenze fisiologiche, un’umiliazione nei confronti della complessità della mente, della superiorità dello spirito, della grandezza smisurata delle passioni che si agitano nel petto di un uomo. L’umile, modesto abitacolo di un’umanità più grande.

Mi piace molto invece. É fantastico entrare nella pazzia delle persone! É così intimo!”

(Maitresse, B. Schroeder, 1975)

Cinema BDSM

Il limite principale, di gran parte della cinematografia di genere, è quello di trattare il BDSM come l’abitudine bizzarra di qualcuno agli occhi di un neofita. Ciò comporta che la narrativa del film è per buona parte tesa a dare una spiegazione, talvolta, una giustificazione della bizzarria delle pratiche mettendo da parte quello che, a mio parere, sarebbe la migliore trattazione: la dinamica di coppia.

Ma cosa significa BDSM?

  • Bondage e disciplina (B&D)
  • Dominazione e sottimissione (DS)
  • Sadismo e masochismo (S&M)

Per ciascuna di queste varianti, che possono coesistere o meno, abbiamo identificato il Film che ne fornisce la migliore espressione cinematografica.

Bondage & Disciplina

– L’Histoire d’Oh, Just Jaeckin (1975)

Era amore si diceva, che fosse di Renée o di un altro non aveva importanza: ciò che importava era che fosse per amore. Era importante che riuscisse ad estraniarsi dal proprio corpo, sentirlo vilipeso e oltraggiato, questo mero involucro dell’anima”

O inizia questo viaggio di scoperta del piacere e del dolore come atto di devozione e obbedienza nei confronti del suo amante. Un viaggio intrapreso al solo scopo di compiacerlo, di mostrargli quanto incrollabili fossero i sentimenti per lui, capaci di sottostare alle regole di quel cerimoniale complesso e, apparentemente, privo di uno scopo.

O è obbediente. Appartiene al suo amante e soggiace ad ogni suo desiderio ed ama persino l’espressione violenta e crudele dei suoi desideri. Ama gli uomini a cui lui la concede, tace, sopporta la frusta e, in questa tacita obbedienza, il terrore si mescola alla dolcezza, forse all’orgoglio nei confronti di questo suo spirito fiero e indomito, che affronta ogni tribolazione in nome di un amore candido, puro, ingenuo.

O è un oggetto, O è un orfizio di cui l’amante si serve liberamente, poiché “Puoi concedere solo ciò che ti appartiene”.

La luce accarezza il bellissimo corpo di O e appiattisce tutto il resto. Le ragazze che solidarizzano con lei, quanto gli uomini che hanno parimenti diritto a goderne, incombono come ombre nere proiettate sui muri. La splendida colonna sonora, esalta il lirismo della fotografia, straordinariamente misurata e preziosa.

Cinema BDSM

Dominazione e Sottomissione

– La Venere in Pelliccia, R. Polanski (2013)

In amore, come in politica, solo una delle parti deve avere il potere, come fossi l’incudine e lei il martello. Si serva del suo amante come lui si servirebbe di lei “.

Su un palco parigino si ambienta la trasposizione teatrale dello scandaloso romanzo di Leopold von Sacher-Masoch: La Venere in Pelliccia.

Thomas, regista e adattatore del testo è deluso poiché nessuna donna intervenuta sembra incarnare il ritratto di questa languida dominatrice. Finché non arriva Wanda, un’improbabile signora di mezz’età, piuttosto volgare, che sul palco subisce una trasfigurazione: attraverso un languido gioco di sottigliezze, ammiccamenti, piccole provocazioni, ella diventa la proiezione dei desideri del regista, che in virtù di questa finzione letteraria, è in grado di camuffare quel corpo sgraziato e grossolano, in un carismatico santuario di sensualità e bellezza.

Thomas è vinto dal suo stesso desiderio, non nei confronti della donna che ha di fronte a sé, ma della Wanda letteraria, per cui, il potere di cui la investe e che, invero promana da sé, si estende su entrambi i piani della narrazione, realtà e letteratura, che si mescolano, in un sapiente gioco di rimandi.

Wanda interrompe, di tanto in tanto, il gioco della seduzione per insinuare l’elemento dissonante: un linguaggio triviale, una battuta cinica che rivelino la futilità di questo gioco di potere che si basa sull’assunto, sempre valido, che la donna non è altro che l’oggetto su cui si riversano le fantasie maschili, qualunque forma esse assumano.

Cinema BDSM

Sadismo & Masochismo

– La Pianista, Michael Haneke (2001)

Sognano di avere cose che non hanno e si confortano con il bene e con il male. Ma, poi, al mattino sarà tutto svanito”.

La pianista è il film delle contraddizioni, dell’ipocrisia. Tipico di questo regista è mostrare la verità, l’ulcera sotto il velo candido dell’apparenza. La nostra insegnante di piano è una donna algida, integerrima, incorniciata da una fotografia bianca e fredda. Apparentemente, non prova nessuna emozione, nessun coinvolgimento. La musica, una mera questione di spartito, tecnica e esercizio.

La verità, che si apre dietro questa parvenza è il ritratto impietoso della sofferenza umana che si annida dietro la spessa coltre della repressione. Questa donna cela dentro di sé delle passioni violente, una struggente sete di abbandonare il proprio imperturbabile controllo nelle mani di un altro essere umano, che la domini, la soggioghi, la picchi, la umili.

Quando un uomo, improvvisamente, entra nella sua vita, ella tenta disperatamente di calare la maschera, abbandonare le reticenze e lasciarsi conoscere da quest’uomo, quest’uomo che sostiene di amarla, idealizzando l’amore fino al punto da crederlo capace di comprendere la luce, quanto l’ombra. In una lettera rivela tutte le sua violente fantasie. L’uomo, che se ne professerà sempre indignato, maturerà gradualmente una contraddittoria tensione nei confronti di queste fantasie masochistiche, ne sarà ripugnato e affascinato, senza mai avere il coraggio di confessarlo a se stesso. Finirà con l’assecondare queste fantasie, in maniera oltremodo violenta, scaricando sulla donna la stessa frustrazione che ormai avvertiva crescere in sé.

L’algida pianista oggetto del suo amor romantico, ormai, gli appare come il demonio che ha risvegliato esecrabili pulsioni dentro di sé e, la mano che la colpisce è il gesto catartico, che lo libera dal senso di colpa e lo trasforma, suo malgrado, nell’attore di un gioco sadico.

Cinema BDSM

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