Le proteste in Francia: 5 film che raccontano l’esprit révolutionnaire

La Francia è scossa da settimane da proteste e rivolte per l’approvazione della riforma delle pensioni. I francesi scendono in piazza a gridare il loro malcontento: ma la loro è anche una questione culturale. Scioperare fa parte della vita francese da sempre, e anche il cinema ne ha parlato: scopriamolo attraverso 5 film da noi selezionati.
Le proteste in Francia: 5 film che raccontano l'esprit révolutionnaire

Se avete acceso i telegiornali nelle ultime settimane, o meglio ancora, se come la sottoscritta vi trovate a Parigi, vi sarete accorti delle rivolte che stanno scuotendo la Francia. Disagi nei trasporti, università occupate, proteste in strada con centinaia di migliaia di persone, cassonetti dati a fuoco. Il motivo? L’approvazione della riforma delle pensioni, che prevede che l’età pensionistica minima si alzi da 62 a 64 anni (nonostante il calcolo reale venga poi fatto su una base trimestrale).

La situazione è estremamente complessa, resa tale anche dal fatto che Macron abbia deciso di applicare l’articolo 49.3 della Costituzione per approvare la sua riforma alla Camera bassa del parlamento, senza passare per l’Assemblea Nazionale. Lo scontento della popolazione francese è palpabile, lo si vede dal clima che si respira dalla capitale, colpita da continue proteste e manifestazioni, talvolta violente.

Ma è anche vero che lo scioperare fa parte del DNA francese, e che ha delle radici molto lontane: possiamo trovarne le origini già nella Rivoluzione francese, nelle proteste del Maggio del ’68, fino all’exploit di violenza con la crisi dei Gilet gialli nel 2018-2019. Noi a questo spirito rivoluzionario abbiamo cercato di associare cinque film che, in modi diversi, lo raccontano. 

Zero in condotta: rivolta dei bambini in Francia

In Francia, lo spirito di rivolta appartiene già ai bambini: lo vediamo con Zero in condotta
In Francia, lo spirito di rivolta appartiene già ai bambini: lo vediamo con Zero in condotta

La nostra rassegna non poteva che cominciare con un cult del cinema francese: parliamo di Zero in condotta del surrealista Jean Vigo, mediometraggio di poco più di 40 minuti uscito nel 1933, appena un anno prima della sua morte a soli 29 anni. Pur non essendo propriamente incentrato sulle rivolte sociali, il film lascia trasudare ugualmente il senso di protesta che è insito nell’animo francese, sin dalla tenera età.

Dal contenuto parzialmente autobiografico, Zero in condotta parla infatti di un gruppo di studenti di un collegio che si ribellano alle rigide regole impostegli dagli insegnanti, anche grazie all’aiuto del sorvegliante Huguet, creando il caos alla festa della scuola. La lotta in questo caso è tra il mondo degli adulti che si fa portavoce della società borghese che detiene il potere, contro il mondo dei bambini che è invece spinto dalla libertà e dall’insubordinazione.

Vigo inserisce il tutto in un’atmosfera onirica, con virtuosismi tecnici come rallenti e trasformazioni caratteristici della sua (breve) filmografia, nonché avanguardistici per gli anni 30 in cui si colloca. Il regista maledetto racconta il tutto schierandosi dalla parte dei bambini: ci sta dicendo che per poter sfogo alla propria creatività, è necessaria della disobbedienza. E si pensi che all’epoca il film fu addirittura censurato, perché considerato antifrancese. Oggi però la critica francese non sarebbe certo dello stesso avviso, anzi: può essere considerato un film manifesto del loro spirito di rivolta.  

Parigi, tutto in una notte

Una scena tratta da Parigi, tutto in una notte
Una scena tratta da Parigi, tutto in una notte

La traduzione italiana non rende giustizia a quello che è invece il titolo originale del film diretto da Catherine Corsini, La fracture. Un titolo metaforico ed esplicativo del senso profondo di questo film, uscito nel 2021 e presentato al Festival di Cannes, che l’ha premiato con la Queer Palme. 

La fracture infatti racconta l’incontro tra Raf, una intellettuale che si sta separando dalla compagna Julie, e Yann, un camionista che è stato ferito dalla polizia durante la partecipazione a una protesta dei gilet gialli, e una infermiera che, come ci avrebbe detto Almodovar, è sull’orlo di una crisi di nervi. Il tutto accade in un pronto soccorso preso d’assalto dai manifestanti e si risolve in uno scontro tra gli universi lontani dei protagonisti, in lotta tra loro, tra loro stessi e con una Parigi in rivolta.

In un film che per la ricchezza di dialoghi e per l’unica ambientazione dell’ospedale potrebbe essere una pièce teatrale, le riprese rapide e talvolta claustrofobiche ci danno l’impressione di essere su un terreno di guerra. Ed è in fondo questo il tentativo del film: rappresentare uno scontro di classe tra i singoli individui, interpretati da una splendida Valeria Bruni Tedeschi, da Pio Marmaï, Marina Foïs e Aissatou Diallo Sagna, sullo sfondo di una Parigi che zoppica e che è la vera frattura del film. 

Athena: il dramma della banlieue in Francia

Abdel e i suoi nel film Athena, sul dramma della banlieue in Francia
Abdel e i suoi nel film Athena, sul dramma della banlieue in Francia

Il lungometraggio Athena di Romain Gavras, sceneggiato insieme a Ladj Ly (lo stesso regista de I miserabili), si addentra con forza nel tema della violenza della polizia, raccontando la situazione di disagio in cui si trovano alcuni quartieri popolari della banlieue parigina.

L’azione ruota attorno alla morte del giovane Idir, avvenuta per mano, almeno presunta, della polizia, nel quartiere di Athena. Per rivendicarne l’omicidio, suo fratello Karim incita una brutale rivolta nel quartiere, contro la volontà del secondogenito Abdel e del primogenito Moktar. La rabbia di Karim sfocia nella più infuocata delle sommosse, mentre la città di Athena diventa teatro di una tragedia familiare e collettiva. Presentato al 79esimo Festival del Cinema di Venezia e distribuito su Netflix, il film di Gavras non vi lascerà indifferente: lo amerete o lo odierete.

Per l’esplosività della vicenda, per le riprese nervose in lunghissimi piani sequenza, per la cruda realtà che ha presentato; il film ha infatti ricevuto un’accoglienza controversa. Criticato per l’eccessiva violenza, ma apprezzato per l’aver dato uno sguardo contemporaneo ad un modello di tragedia familiare greca, facendo della rivolta di Athena un simbolo rappresentativo della Francia tutta, segnata da anni da guerriglie interne e sempre sul punto di esplodere. Athena è una sorte di Iliade contemporanea, che da western urbano diventa film di barricata.

I miserabili: due adattamenti del romanzo di Hugo

La locandina del musical de I miserabili
La locandina del musical de I miserabili

Facciamo un ulteriore salto indietro nel tempo, agli anni turbolenti che vanno dalla Restaurazione post-napoleonica alla rivolta antimonarchica del 1832. Ce li ha raccontati splendidamente lo scrittore francese Victor Hugo nel suo romanzo de I Miserabil, dal quale sono stati tratti diversi adattamenti, sia teatrali che cinematografici.

I miserabili, l’epopea hollywoodiana del 2012

Hugh Jackman e Anne Hathaway ne I miserabili di Tom Hooper
Hugh Jackman e Anne Hathaway ne I miserabili di Tom Hooper

Tra essi, uno dei più famosi è il film musicale omonimo del 2012 diretto da Tom Hooper. Questa epopea hollywoodiana si ispira al musical francese del 1980 musicato da Claude-Michel Schönberg, che ha firmato anche le musiche del film. Tra i tanti interpreti del suo cast stellare, brillano Hugh Jackman nel ruolo di Jean Valjean, Russell Crowe in quello del gendarme Javert e una bravissima Anne Hathaway nel ruolo di Fantine, per il quale ha ricevuto l’Oscar alla miglior attrice non protagonista.

Il film è prevalentemente cantato e l’accuratezza storica non è il principale interesse del regista, che piuttosto predilige l’intensità drammatica delle musiche, e degli interpreti, che registra in fitti primi piani. Sullo sfondo di imponenti scenografie di una Parigi del 19esimo secolo, I miserabili è un blockbuster hollywoodiano che sa emozionare. 

I miserabili, nella Francia contemporanea

Una scena tratta da I miserabili di Ladj Ly, un film che è specchio della Francia contemporanea
Una scena tratta da I miserabili di Ladj Ly, un film che è specchio della Francia contemporanea

Un riadattamento contemporaneo de I miserabili è uscito nel 2019, in un film omonimo diretto da Ladj Ly, di cui vi lasciamo qui una nostra recensione. Il primo lungometraggio del regista francese riprende lo spirito patriottico dell’originale, ma lo ricontestualizza ai giorni nostri. Il film di Ladj Ly si ispira infatti ad un incidente da lui filmato il 24 ottobre 2008, quando un ragazzo di colore venne ferito da dei poliziotti nel quartiere periferico di Montefermeil.

Vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes del 2019, I miserabili affronta la questione della violenza della polizia, del razzismo ancora presente in una nazione che si vanta della sua multiculturalità, e della dura vita nella banlieue.  

The Dreamers – I sognatori

Louis Garrel, Eva Green e Michael Pitt ne The Dreamers
Louis Garrel, Eva Green e Michael Pitt ne The Dreamers

Questo film di Bernardo Bertolucci del 2003 è forse il film più rappresentativo dello spirito di rivolta francese. Ambientato nel maggio del 1968, racconta la storia di Matthew, uno studente americano arrivato a Parigi, e dei gemelli Isabelle e Theo, legati da un rapporto morboso e talvolta incestuoso. Tra i tre ragazzi si instaura un rapporto di ménage à trois che li travolge e li aliena, mentre fuori dal loro appartamento scoppiano i moti del Maggio francese.

Il tutto viene inserito in un contesto pienamente cinematografico: Bertolucci ci sta dicendo quanto il cinema faccia la storia, mostrandoci la Cinémathèque française in effervescenza, che protesta contro la cacciata del suo fondatore Henri Langois. Per quanto Bertolucci abbia detto di non aver voluto rappresentare un ’68 storicamente accurato ma un ’68 quasi immaginario, il suo ritratto dei moti studenteschi e della risposta violenta della gendarmeria parigina ci pare estremamente realistico. “Non è un film sulle barricate nella Parigi del ’68, ma sull’idealismo giovanile che le ispirò”, disse. 

Pur concentrandosi sulla deriva erotica del rapporto tra i protagonisti, The Dreamers si fa metafora della nuova Rivoluzione francese, mettendola in scena sia dal punto di vista politico, che soprattutto da quello culturale, in un vortice di libertà sessuale e di eccessi. I giovani Theo e Isabelle non possono sottrarsi al richiamo della rivolta della propria città; la lotta è nel loro sangue, e va portata avanti con i loro compatrioti, mentre l’americano Matthew ne resta estraneo. 

Ci sono altri film sulle proteste in Francia che aggiungereste a questa lista? Noi abbiamo volutamente trascurato qualche titolo; aspettiamo i vostri commenti! Sempre su CiakClub. 

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