Per gli amanti della Nouvelle Vague e in particolare di Jean-Luc Godard è arrivata, il 4 dicembre una grandissima opportunità di approfondirne la storia ma soprattutto il metodo di lavoro, nel suo studio.
Dopo tanti anni in cui si è cercato di convincere lo storico regista finalmente Fondazione Prada riesce ad aggiudicarsi la possibilità di ricreare il suo studio dove lavorava per poterlo rendere accessibile a chiunque e appena salite le rampe strette dell’ala sud della fondazione si accede a questo spazio riempito da tappeti persiani, spunti cinematografici come immagini e stampe fino ad arrivare agli schermi costantemente tappezzati da ulteriori immagini e parole.
L’installazione del suo atelier è stata denominata Le Studio d’Orphée e riprende una citazione di Histoire(s) du cinema : – Anch’io avevo creduto per un momento che il cinema autorizzasse Orfeo a voltarsi senza far morire Euridice. Mi sono sbagliato. Orfeo dovrà pagare.-
Non è da poco riuscire ad accedere al suo atelier perché il regista si è confinato in un borgo svizzero da oltre quarant’anni ma è proprio questo il cuore del montaggi dei suoi film da una decina di anni circa, dove le immagini parlano principalmente per ispirazione come Pirandello, Virginia Wolf, Kafka ma anche un gatto nero o un bassotto.
Questa installazione è davvero interessante per poter accedere al metodo di lavoro del regista di film come Prénom Carmen e Fino all’ultimo respiro qui ha creato e montato il suo ultimo film Le Livre d’image che ha vinto il Premio della giuria speciale a Cannes 2019.
Entrando in questo mondo ci rendiamo conto che è molto vicino a noi, che ci sono elementi opposti tra loro, oggetti che chiunque può possedere come una poltrona, uno stereo alternati agli schermi per il montaggio e per il Final cut proprio per questo si rivela una grande opportunità per chi è appassionato ma anche per chi non conosce questo mondo o nello specifico come lavora oltre che un regista, un artista.
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