Billy Wilder una volta dichiarò: “Un regista dev’essere un poliziotto, una levatrice, uno psicanalista, un adulatore e un bastardo. Tutto in una volta”
Il regista austriaco ha diretto durante la sua lunga carriera ben 27 film. Più della metà di questi può essere annoverata tra i maggiori capolavori del Cinema. È riuscito a farlo passando con una leggerezza che accomuna solo i grandissimi, da un genere ad un altro senza batter ciglio. Ecco, alla citazione di Wilder che potete leggere in alto, va aggiunta un’altra caratteristica del regista: deve essere un pirata dei generi, proprio come lui.
Nell’anniversario della sua morte avvenuta nel 2002 a Beverly Hills, vogliamo ripercorrere le fasi salienti della carriera del regista austriaco, naturalizzato statunitense.
Grazie alle sue origini mitteleuropee Wilder riuscì a rappresentare l’America con uno sguardo libero e disincantato. Iniziò a scrivere sceneggiature durante il suo soggiorno a Berlino, mansione che svolgeva parallelamente all’attività di reporter. Nel 1930 collaborò con Robert Siodmak alla stesura del documentario Uomini di domenica nel 1930. Successivamente scrive ben undici film di intrattenimento per la casa di produzione cinematografica tedesca UFA. Dopo essere stato costretto da ebreo a lasciare la Germania nel 1933 si stabilisce a Parigi dove gira insieme al collega ungherese Alexander Esway il suo primo film Amore che redime nel 1934.
Billy Wilder: L’uomo che inventò il noir H2

Subito dopo si guadagna la chiamata dalla Paramount ad Hollywood, dove viene assunto come sceneggiatore. Per tutti gli anni Trenta collabora con registi come Ernst Lubitsch su cui potete leggere un approfondimento sul nostro sito, Howard Hawks e Mitchell Leisen. Il vero salto verso il successo arriva con La fiamma del peccato del 1944.
Il primo vero grande noir americano. I protagonisti sono Fred MacMurray e la bellissima Barbara Stanwyck che attraversava un periodo lavorativo tribolato, e solo dopo alcuni incontri con Wilder decise di accettare il ruolo nel film. Bianco e nero da infarto a cura di John Seitz, Wilder dichiarò che “Non avevo mai sentito quell’espressione, film noir, quando ho fatto La fiamma del peccato… Ho semplicemente fatto i film che avrei voluto vedere. Quando sono stato fortunato, i miei gusti hanno coinciso con quelli del pubblico”.
Il primo piano di De Mille
Nel 1950 è l’ora di Viale del tramonto, che ricevette ben 11 nomination agli Oscar e si portò a casa ben tre statuette. La vicenda narra la storia di Joe Gillis sceneggiatore di Hollywood che viene assunto dall’ex diva del cinema muto, Norma Desmond, interpretata da Gloria Swanson. Il film si apre con il corpo di Holden esanime nella piscina e la voce narrante dello stesso che ci racconta la vicenda a ritroso, una vera innovazione per l’epoca. Tutta la vicenda a tinte noir è girata in chiave metacinematografica.Gloria Swanson era stata davvero una star del cinema muto, mentre il maggiordomo Max è interpretato dal regista Erich von Stroheim.
I film di guerra

Abbiamo denominato Wilder come un vero è proprio pirata. Ebbene durante la sua prolifica carriera, ha diretto alcuni film di guerra che hanno contribuito ad elevare il genere. Basti pensare a Scandalo Internazionale del 1948 con Marlene Dietrich e Jean Arthur. Il film narra le vicende della deputata americana Phoebe Frost che scambiata per una donna tedesca finisce in un locale dove l’affascinante Erika von Schlütow si sta esibendo. Le due ragazze arriveranno a contendersi l’amore di un uomo. Il film fu criticato e boicottato negli Stati Uniti minandone il successo.
Nel 1943 arriva nelle sale I cinque segreti del deserto, ambientato in Nord Africa durante la seconda guerra mondiale, che all’epoca era ancora in corso. Il film ha come protagonista il caporale John Bramble, l’unico superstite di un equipaggio britannico. Il suo obiettivo è quello di raggiungere un villaggio nel Sahara occupato dai tedeschi. La pellicola è tratta dal dramma Hotel Imperial di Lajos Birò.
Amore e Guerra

Nel 1953 Wilder torna ad ambientare il suo nuovo lavoro Stalag 17 nella seconda guerra mondiale, più precisamente in un campo di internamento tedesco. Il film è tratto da una commedia teatrale andata in scena a Broadway, e contiene alcuni riferimenti all’esperienza di Wilder come prigioniero nelle Stalag 17 B in Austria. La vicenda si basa su un infiltrato nazista, che si finge americano per scoprire i piani di fuga e inviarli ai suoi superiori.
Dieci anni dopo il regista austriaco torna a parlare di guerra in Uno, Due, tre! che vede come protagonista un dirigente della Coca-Cola di Berlino interpretato da James Cagney che, durante il periodo di guerra fredda deve accompagnare la figlia del suo capo a visitare Berlino. Arrivati nella capitale tedesca scopre che la ragazza è sposata con un comunista. Il film non ebbe il successo sperato e lo stesso Wilder anni dopo dichiarò che “nessuno aveva voglia di ridere di una commedia sui rapporti tra Est e Ovest ambientata a Berlino, mentre altri berlinesi rischiavano la vita saltando dalle finestre oltre il muro”.
A qualcuno piace Billy Wilder

Immagine
Nel 1954 è il turno di Sabrina, adattamento della pièce teatrale di Samuel Taylor. Il film vede la partecipazione della splendida Audrey Hepburn, William Holden e Humphrey Bogart. Tra il 1955 e il 1959 arriva su schermo una stella destinata a splendere all’infinito come Marylin Monroe, che interpreta la ragazza piena di sogni in Quando la moglie è in vacanza film datato 1955, riconosciuto come una delle commedie più belle di tutti i tempi.
In A Qualcuno piace caldo, invece veste i panni di Sugar, che ne combinerà di ogni con uno dei duo più riusciti e comici di sempre, formato dai leggendari Tony Curtis e Jack Lemmon. Il film ci fa comprendere ancor dipiù come Wilder fosse già avanti di 50 anni, portando su schermo il tema del travestitismo e dell’omosessualità.
Ma è con L’appartamento nel 1960 che si raggiunge il più fulgido esempio di fusione massima tra il Wilder comico e quello drammatico. La coppia formata da Jack Lemmon e Shirley MacLaine è ormai entrata nell’immaginario comune da allora. Wilder scrisse la sceneggiatura del film dopo aver visto Breve Incontro. Alle spalle c’era la volontà di raccontare la realtà del lavoro d’ufficio americano del nuovo decennio e dell’alienazione del ceto medio. Il film si aggiudicò ben 5 Oscar
I giorni perduti nel Cinema

Come avrete capito Billy Wilder fu un vero e proprio precursore di generi e temi nel mondo cinematografico. Non fa eccezione Giorni Perduti diretto nel 1945, con protagonista un immenso Ray Milland nei panni di un alcolista. La vicenda assume i contorni di un vero è proprio incubo anche se la produzione vietò al regista di concludere la storia con un finale tragico e, il Codice Hays non permise di includere chiari riferimenti all’omosessualità del protagonista.
Con Testimone d’accusa del 1957 invece Wilder si cimenta nel legal-drama puro. Gran parte della pellicola si svolge all’interno dell’aula di tribunale, con l’avvocato Wilfrid Robarts interpretato da Charles Laughton, alle prese con i mutevoli inganni della coppia formata da Tyrone Power e Marlene Dietrich. Il film è tratto dal racconto di Agatha Christie che elesse il film come miglior trasposizione cinematografica di una sua opera.
L’asso nella manica di Billy Wilder

Infine è il momento di parlare di L’asso nella manica, con protagonista Kirk Douglas nei panni di un reporter disposto a tutto pur di ottenere fama e successo. Questa sua smania di protagonismo lo porterà a obbligare un uomo a rimanere bloccato all’interno di una vecchia caverna. L’obiettivo sarà quello di salire di nuovo alla ribalta, ma il prezzo da pagare sarà carissimo. Il set del film era grande ben 370 metri e le scene contavano qualcosa come 1000 comparse.
Nessuno prima di Billy Wilder è stato capace di passare da un genere ad un altro con una disinvoltura tale. Inoltre aveva la giusta dose di cinismo per poter raccontare tutte le storture americane, facendole passare quasi sottotraccia anche nei suoi film più smaccatamente divertenti.