Animali selvatici

Matthias (Marin Grigore) è impiegato presso un mattatoio in Germania, ma pochi giorni prima di Natale lascia il suo lavoro per tornare a Recia, un villaggio della Transilvania. Lì lo attendono suo figlio Rudi, molto introverso e taciturno, la moglie Ana (Macrina Barladeanu), protettiva ma infelice, trattata da Matthias con sufficienza, e il padre Otto, un pastore molto benvoluto dai suoi concittadini ma ormai malato e sofferente.

I problemi relazionali di Rudi sembrano legati ad una fatto traumatico da lui vissuto nel bosco vicino casa: sostiene infatti di aver visto qualcosa di inquietante, ma mentre la madre Ana cerca di assecondarlo e comprenderlo, il padre Matthias insiste prepotentemente affiché affronti le sue paure di petto (e soprattutto con un fucile in mano).

C’è anche Csilla (Judith State) che lo aspetta, sua ex amante, che ha ora in gestione un importante panificio locale. Quando però assume tre nuovi operai provenienti dallo Sri Lanka per poter avere accesso ad alcuni benefici europei, nel villaggio scoppia l’indignazione. La presunta armonia che legava gli abitanti del luogo, che per sua stessa natura è sempre stato un ponte tra culture – romena, ungherese, gitana, ebraica – viene meno, lasciando spazio all’intolleranza.

La chiusura mentale dei suoi abitanti, capeggiati dallo stesso prete del villaggio, si traduce in violenza sia fisica che verbale nei confronti dei nuovi arrivati, ma anche di chi li accoglie. E come la situazione precipita nell’odio, così anche la salute di padre Otto peggiora pian piano, e i rapporti tra i protagonisti si sgretolano.