Esponente del cinema di Hong Kong dalla poetica visionaria, Wong Kar-Wai è tra i registi più apprezzati e influenti dal post-moderno ad oggi. Il suo stile riconoscibile, romantico e malinconico al confine con l’onirismo, conquista grazie alla forza magnetica dei suoi personaggi, all’ambientazione esotica e al suo interesse per temi quali amore, tempo e perdita. Il suo modo di fare cinema è unico, fatto di lunghe pause ma anche di periodi di lavoro intensi, motivo per il quale l’autore oggi 65enne ha portato al termine “solo” 10 titoli. Proviamo quindi, non senza difficoltà, a classificarli dal migliore al capolavoro.
10. My Blueberry Nights

Il primo film del regista in lingua inglese dopo vent’anni di carriera, con protagonisti Norah Jones, Jude Law, Rachel Weisz e Natalie Portman. Una produzione che conserva i tratti distintivi dell’autore ma che risente dello snaturamento a stelle e strisce. Il triangolo amoroso alla base del racconto emoziona, la narrazione è asciutta e segue i continui spostamenti del personaggio della Jones, all’interno di un road-movie statico, senza macchine ma attento alle distanze. Non si può dunque definire il peggior film del regista ma quello meno deciso, nonostante un’estetica sempre valorizzante, che ribadisce i propri stilemi.
9. As Tears Go By, l’esordio di Wong Kar-wai

È il 1988 quando, dopo l’esperienza accumulata come assistente, Wong debutta alla regia. As Tears Go By riprende lo stile noir di Hong Kong, rifacendosi molto al modello scorsesiano di Mean Streets. Il film segue le vicende di un criminale appartenente ad una triade che rimane infatuato della propria cugina, decidendo di cambiare vita. Iniziano ad essere così gettate le basi per i titoli a seguire, mostrando da subito la sua attenzione per i dialoghi, per il montaggio ricercato tra ralenti e step printing (la classica sfocatura utilizzata dal regista) e le vibes romantiche.
8. The Grandmaster

L’ultimo lungometraggio del regista e, per questo, quello meno radicato nella memoria di molti. Il melò assume la forma del biopic, raccontando la vita di Ip Man, leggenda delle arti marziali e maestro di Bruce Lee. Un confronto tra generazioni, uno sguardo sull’eredità del paese passando per diversi momenti storici, sfruttando ellissi temporali. I duelli tra il maestro ed i suoi rivali sono spettacolari, paragonabili ad una sinuosa danza sotto la pioggia. Un film da ruminare e comprendere, intriso della sua personalità registica.
7. Ashes of Time, un wuxia shakespeariano

Tratto liberamente dal romanzo The Legend of the Condor Heroes è comunemente associato al wuxiapian (film di arti marziali in costume) ma ovviamente Wong sfrutta il genere per dirigere e scrivere un film collocato al di fuori del tempo e dello spazio. Protagonista è un ex spadaccino, un eroe dimenticato, divenuto mercenario che si interfaccia con storie diverse all’interno di un’atmosfera onirica nella quale regna il rimpianto. Non mancano i duelli ma sono solo il contorno di un film dai colori saturati. In sintesi è “Shakespeare che incontra Sergio Leone in cinese”, come affermato dallo stesso Wong.
6. Days of Being Wild, Wong Kar-wai incontra Christopher Doyle

Il secondo film del regista hongkonghese sfocia nel melodramma, con un intreccio amoroso alla ricerca della propria identità che analizza la realtà di Hong Kong immersa nella vacuità del tempo. Continua il sodalizio con Maggie Cheung mentre inizia il rapporto di collaborazione con un altro attore feticcio di Wong, ovvero Tony Leung. È da molti considerato il primo capitolo (il meno blasonato) di un’ipotetica trilogia che proseguirà con In the Mood for Love e 2046. Segna inoltre il fondamentale ingresso di Christopher Doyle come direttore della fotografia in un film elegante e scritturalmente impeccabile.
5. Happy Together, Wong Kar-wai in “esilio”

Ci spostiamo per la prima volta da Hong Kong volando direttamente a Buenos Aires, dove assistiamo ad un tira e molla di una coppia omosessuale in cerca di un futuro insieme. Una storia d’amore che già nel 1997 si eleva sopra l’orientamento sessuale, affrontando le difficoltà, le differenze e la forte attrazione di due innamorati. La canzone dei Turtles intitolata proprio Happy Together scandisce questa relazione passionale e carnale, esplicitata nella scena di sesso ad inizio film in un nostalgico bianco e nero. Un altro film di altissimo livello non lontano da un meritato podio.
4. Fallen Angels

La prosecuzione di Hong Kong Express, concerne sempre due storie che si intersecano ma questa volta anche lungo la narrazione. Un killer tormentato dall’amore per la sua socia ed un muto dal conflittuale rapporto paterno. Il film ribadisce il senso di fiaba del precedente accentuando l’aspetto crepuscolare, pur presentando una sorta d’ironia. Per farlo Wong mescola i colori, esaspera l’utilizzo del grandangolo distorcendo le figure, avvicinando allo spettatore i personaggi che appaiono comunque distanti nell’ampiezza del mondo. Un film di livello assoluto che propone un Wong Kar-wai per certi versi inedito nel rappresentare le consuete persone borderline, angeli caduti.
3. Hong Kong Express, storie di ananas scaduti

Girato tra una pausa e l’altra di Ashes of Time, è tra i più grandi successi al botteghino del regista. Intitolato anche Chungking Express, è costato meno di un milione di dollari e ha guadagnato dieci volte tanto. Un film da sempre nella mente dell’autore, suddiviso in due storie distinte e strutturate che ruotano attorno alla figura di due poliziotti. È il titolo che lo ha definitivamente consacrato, nel quale rappresenta lo scorrere veloce della vita contemporanea e la conseguente difficoltà di coltivare rapporti. Indimenticabile il personaggio di Brigitte Lin caratterizzato da vistosa parrucca bionda e pistola.
2. In the Mood for Love

Il capolavoro per eccellenza di Wong Kar-wai, il suo titolo più conosciuto e citato. Ancora una storia d’amore, questa volta tra due personaggi traditi dai propri coniugi ed intercettati dal destino. Il tempo è il vero protagonista e rende sfuggente ogni connessione. Rispetto a tutta la sua filmografia troviamo una regia più asciutta, elegante, dal ritmo rarefatto che sviscera e critica la forte occidentalizzazione del paese. Una visione dolorosa che ogni volta porta ad immaginare se la storia possa finire diversamente, facendo esplodere la tensione erotica sopita.
1. 2046: il treno dei ricordi

Come forse si è potuto capire, le storie del nostro si intersecano, si sfiorano e si susseguono. 2046 è però l’unico vero sequel, partendo proprio dalla conclusione di In the Mood for Love, dalla fine della non relazione tra i due personaggi. Il numero è riferito alla data in cui Hong Kong tornerà ufficialmente cinese, è la stanza d’albergo dove è nato quel rapporto, ma anche l’anno in cui lo scrittore ambienta un romanzo futuristico nel quale un treno trasporta passeggeri in cerca di ricordi perduti. Rappresenta il viaggio unificato di quanto raccontato da Wong Kar-wai fino a quel momento.
Una classifica che trasuda qualità, passione e rammenta amori passati. Wong Kar-wai è riuscito ad incastonare nel tempo il suo cinema, perché le sue storie, i suoi colori, a differenza delle relazioni tra i suoi personaggi, durano per sempre, non hanno scadenza. E, rinnovando gli auguri al regista per i suoi 65 anni, non possiamo che aspettare la prossima opera dell’autore, attendendo quel treno tra le luci al neon di Hong Kong.