Tutta la luce che non vediamo, recensione: la speranza nell’oscurità

Tratta dal romanzo premio Pulitzer di Anthony Doerr, Tutta la luce che non vediamo è una miniserie arrivata da poco su Netflix. Di genere storico e drammatico, la serie racconta una storia di legami umani e sentimenti sullo sfondo oscuro della Seconda Guerra Mondiale.
Aria Mia Loberti in una scena della serie tv Tutta la luce che non vediamo

Diretta dal regista Shawn Levy, Tutta la luce che non vediamo è una nuova miniserie prodotta e distribuita da Netflix, arrivata sulla piattaforma il 2 novembre 2023. Costituita da 4 episodi, è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Anthony Doerr, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa nel 2015.

Scritta dallo sceneggiatore di Peaky Blinders Shutter Island Steven Knight, questa miniserie è ambientata nel sud della Francia verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Partendo dal genere storico e approdando al fiabesco, la serie di Levy e Knight porta avanti un racconto di guerra destinato soprattutto al pubblico più giovane.

Una gemma e una frequenza radio

Tutta la luce che non vediamo è una storia di destini intrecciati, che si rincorrono sulle onde radiofoniche. Marie-Laure LeBlanc e Werner Pfenning pur non conoscendosi condividono qualcosa di importante. La prima, nel 1934, è una bambina cieca di sei anni che vive a Parigi con suo padre, dipendente del Museo di Storia Naturale. Per farle conoscere la città e permetterle di orientarsi nello spazio in modo indipendente l’uomo le ha costruito un modellino in scala di Parigi. Molti chilometri più a est, in Germania, il piccolo Werner è un orfano di otto anni. È un bambino brillante con un’abilità naturale nel riparare le radio. Marie e Werner la sera amano ascoltare la frequenza 13.10, dove un anonimo Professore dalla Francia tiene lezioni divulgative sulla natura e sulla scienza. 

Molti anni dopo, quando la Germania invade la Francia nel 1940, Marie-Laure e suo padre fuggono a St. Malo. Da Parigi il padre di Marie ha portato con sé un’importante gemma preziosa, che nasconde un segreto. Si dice, infatti, che la pietra sia maledetta: chi la possiede vive in eterno, ma trascinando in disgrazia tutti i suoi cari. La gemma ottiene l’attenzione del sergente maggiore von Rumpel, uno spietato nazista gravemente malato, che nella speranza di sopravvivere si mette sulle tracce del signor LeBlanc.  

Nel frattempo, il talento di Werner con le radio gli ha permesso di accedere a un severo collegio che insegna valori nazisti ai giovani più brillanti. Diplomatosi, lavora al servizio del Reich, captando le frequenze delle trasmissioni radio ribelli e illegali e localizzandole. Qualche anno dopo, mentre le forze alleate assediano Saint-Malo, Werner resta l’unico sopravvissuto del suo gruppo, e trascorre il suo tempo ascoltando le trasmissioni radiofoniche di Marie-Laure, sempre sulla frequenza 13.10. La giovane ha il compito di leggere il romanzo di Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, scritto in Braille, per trasmettere importanti informazioni alla Resistenza. 

La speranza nel buio

Nell Sutton e Mark Ruffalo in una scena della serie Tutta la luce che non vediamo

Pur ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, la storia tratta dal romanzo di Doerr appare senza tempo. I personaggi si muovono in un’atmosfera fiabesca tra magiche pietre preziose e peripezie. Scappano da Parigi, dalla Germania, cercano rifugio ma non si nascondono. L’orrore della guerra è presente in tutte le 4 puntate, ma non esclude mai la speranza di un futuro migliore. 

Per interpretare la protagonista è stata scelta un’attrice non vedente, Aria Mia Loberti. La sua Marie-Laure è un’eroina classica: forte, intelligente e determinata a perseguire i propri obiettivi con assoluta indipendenza. Il limite della vista è solo un’aggiunta per lei, che le permette di sviluppare meglio gli altri sensi. Marie si muove nello spazio con sicurezza, riconosce le voci come volti, e non ha paura di nulla. Tramite la sua trasmissione radio insegna agli ascoltatori l’importanza di cercare la luce anche quando non al momento sembra non essercene, soprattutto tra le pagine dei libri. Una lezione che ricorda molto quella di Storia di una ladra di libri, l’emozionante racconto con una protagonista molto simile a Marie e che potrebbe essere una storia vera.

Come ha dichiarato il regista Levy, il romanzo di Doerr racconta “un mondo in cui il male esiste, ma l’innocenza in qualche modo sopravvive e il legame umano diventa salvezza”. E sono proprio i legami umani a tessere i fili di questa storia.

I protagonisti di Tutta la luce che non vediamo

Knight porta sullo schermo dei personaggi ben caratterizzati, nonostante qualche difetto. Mark Ruffalo, che riusciamo a conoscere tramite vari flashback, è un genitore premuroso e attento, pronto a tutelare la figlia prima di ogni altra cosa. Hugh Laurie interpreta anche qui un uomo all’apparenza burbero e chiuso in se stesso, con un passato difficile.

Conosciuto al grande pubblico per il suo ruolo nella serie Dark, Louis Hoffman è qui il giovane e geniale Werner, indottrinato ai valori nazisti ma in fondo non del tutto convinto di essere dalla parte giusta. Ma questo aspetto non viene troppo approfondito nel corso degli episodi. Infatti, Knight traccia un confine troppo netto tra giusti e cattivi, eliminando quasi del tutto le ambiguità dell’uomo e della Storia. Per questo motivo la serie potrebbe essere maggior mente apprezzata da un pubblico più giovane, per la visione semplicistica, ma d’effetto, della guerra. 

Tutta la luce che non vediamo è solo una delle nuove uscite di Netflix per il mese di novembre, qui è possibile scoprire tutte le altre interessanti novità.

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