Turner, recensione: un film romantico ed impressionista

Il film Turner, diretto da Mike Leigh e uscito nel 2014, fa il suo debutto su MUBI oggi. Questo biopic indipendente esplora gli ultimi 25 anni di vita del famoso pittore britannico J.M.W. Turner. Il film crea il quadro di una realtà passata attraverso gli occhi di Turner, che cercava di catturare quel mondo sulla tela.
Turner, recensione un film romantico ed impressionista

Oggi, il 21 Maggio 2023, fa il suo debutto sulla piattaforma streaming MUBI il film Turner. Quest’opera cinematografica del 2014, diretta da Mike Leigh, ci trasporta negli ultimi 25 anni di vita del celebre pittore britannico. Contrariamente alle aspettative, Turner si distingue come un biopic indipendente, sfidando le convenzioni del genere. Il suo intento non è quello di catapultare lo spettatore nella quotidianità dell’artista, né di limitarsi a narrare semplicemente gli eventi salienti della sua vita.

Il film, invece, rappresenta una vera e propria cornice attraverso la quale lo spettatore può osservare la ricostruzione di una realtà ormai tramontata, vista attraverso gli occhi di chi desiderava immortalare quel mondo su tela. La pellicola è considerata dalla critica tra le migliori venti degli ultimi dieci anni di cinematografia mondiale. Se volete conoscere le altre posizioni della classifica, trovate un nostro articolo al riguardo.

Quando le immagini raccontano più delle parole

Una delle tante bellissime immagini del film
Una delle tante bellissime immagini del film

Inaspettatamente, Mike Leigh decide di concentrarsi esclusivamente su un segmento della vita dell’artista, gli ultimi due decenni di William Turner. Nonostante il film affronti solamente una parte della sua esistenza, si avverte un senso di completezza che non tralascia mai nulla. Come un intricato filo di lana, il film si avvia già nel cuore della narrazione, catapultandoci immediatamente nella vita di Turner senza darci respiro. Con l’avanzare della narrazione, il regista è riuscito a farci conoscere il protagonista e, tramite lui, l’intero mondo che lo circonda. 

Una delle regole fondamentali della sceneggiatura è “Show, don’t tell!“, ovvero narrare la storia attraverso le immagini prima ancora che con le parole. È sorprendente come in un film che racconta la vita di un artista, il quale considerava le immagini il suo scopo di vita, siano proprio le immagini a dominare. La maggior parte degli eventi formativi nella vita di Turner sono rivisitati attraverso ricordi fugaci o digressioni brusche e sdegnose. 

Veniamo a conoscenza, in maniera frammentata, che suo padre, la cui morte segnerà molto il pittore,  svolgeva il mestiere di barbiere e sua madre era stata ricoverata in un manicomio; ha intrapreso una relazione con un’amante e ha avuto due figli, successivamente ha vissuto con una donna in un villaggio marittimo nel Kent, per poi trascorrere gli ultimi giorni con lei a Chelsea. Pur essendo uno dei membri più celebri della Royal Academy of Arts, fu comunque insultato dalla regina Vittoria a causa della sua pittura che si avvicinava sempre di più all’astrazione.

Turner, il messaggio è nascosto in una piccola macchia di colore

Turner con la governante
Turner con la governante

Analizzando in dettaglio la filmografia di Mike Leigh, emerge una caratteristica distintiva del regista: nascondere il fulcro del messaggio del film all’interno di un personaggio apparentemente marginale. Nel caso di questa pellicola, sebbene William Turner sia chiaramente il protagonista e seguiamo le sue vicende, il regista ci presenta un cast di personaggi che ruotano attorno a lui, e uno di essi riesce a lasciare un’impronta costante, pur restando nell’ombra. In una scena del film, il padre di Turner mostra ad alcuni acquirenti un dipinto in cui il figlio ha ritratto Annibale sulle Alpi, colto da una tempesta.

Il signor Turner chiede agli invitati di individuare la figura di un elefante. Essendo una piccola macchia di colore sullo sfondo, gli ospiti non riescono a riconoscere la sagoma dell’animale. Allo stesso modo il regista ci invita a prestare la stessa attenzione ai dettagli, alle sottili sfumature di colore che inserisce nel film. Tra questi, emerge il personaggio della domestica di Turner, affetta da psoriasi. E’ una figura dolce e sottomessa, ma costantemente presente e fedele. È proprio attraverso i suoi sguardi che comprendiamo l’intensità dell’affetto che la donna nutre per il pittore, mentre quest’ultimo non la considera minimamente e la utilizza soltanto come sfogo per i suoi impulsi sessuali. 

Tuttavia, il trattamento insensibile di Turner non è riservato solo alla governante. Nel corso del film, la sua vita personale viene dipinta come sempre più isolata e alienata, soprattutto nelle relazioni con le donne che fanno parte della sua cerchia egoista. Un primo incontro irritante con la signora Danby, madre delle sue due figlie trascurate, evidenzia la crudele riluttanza dell’artista ad ammettere le sue responsabilità di adulto. Egli preferisce essere viziato dal proprio padre anziché assumersi i fardelli della paternità.

Turner, l’unico Dio dell’artista britannico è il sole

Turner intento a catturare su carta un tramonto
Turner intento a catturare su carta un tramonto

Si potrebbe erroneamente supporre che il film dipinga Turner come un personaggio negativo, freddo e insensibile. Tuttavia, ciò che Leigh mette in scena è un uomo realistico. Grazie alla straordinaria interpretazione di Timothy Spall, che gli è valsa il premio per la migliore performance a Cannes nel 2014, entriamo in profondità nella vita di uno dei grandi pittori britannici dell’Ottocento. Turner è il pittore della luce, il cui stile lo rende uno dei precursori dell’astrattismo. La sua tecnica si basa esclusivamente su olio e acquerello, e grazie ad essa è in grado di catturare l’essenza della natura che ha di fronte.

Il suo obiettivo è sempre stato quello di imprimere la luce nelle sue opere. Nella sua ricerca, lo vediamo addirittura legato in cima a un albero su una nave durante una tempesta, al fine di sperimentare quel senso di sublime di fronte alla potenza della natura. Prima di morire, Turner esclama con gioia la frase Dio è il sole, come massima espressione della sua poetica. Per Turner, la morte è il non-essere, l’assenza di luce. Leigh dipinge un uomo che cerca qualcosa di indescrivibile tra i raggi di luce e la natura selvaggia, una persona solitaria di sua scelta. 

Tuttavia, questo ritratto non sarebbe completo senza il fondamentale contrasto offerto dallo sguardo attento della modesta governante, che sembra essere spesso inconsapevole e poco perspicace. È proprio lei, alla fine, a cercare affettuosamente il protagonista, quasi raggiungendo la soglia della sua nuova dimora. Solo allora si accorge che lui vive con un’altra donna e, in un’atmosfera di malinconia, si ritira. Leigh conferisce un grande rilievo a questa figura, tanto da dedicarle l’ultima inquadratura. Ed è forse proprio in lei che dobbiamo individuare la protagonista nascosta di Turner, l’elefante africano travolto dalla tempesta di neve.

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