Parlare di cinema è una delle cose più belle e che più ci piace fare al mondo. Discutere di tutti i film, nessun titolo escluso, è per un appassionato cinefilo fonte di emozione. A volte sono positive, altre negative, altre ancora neutre. Poi però ci sono titoli diversi realizzati da autori che hanno cambiato per sempre la storia del cinema e non solo. Krzysztof Kieślowski e le sue opere fanno parte della suddetta categoria. Per questo il ritorno in sala dall’11 al 13 settembre, grazie a Lucky Red, di Tre Colori: Film Blu rappresenta un’occasione imperdibile.
Chi è stato Krzysztof Kieślowski

Kieslowski nasce a Varsavia nel 1941. Ça va sans dire che la Polonia, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e per tutto il periodo – specialmente il primissimo – della Guerra Fredda, non è in quel momento il posto più semplice al mondo per essere bambini. Deturpato prima dal terrore nazista e poi dall’arrivo dello stalinismo, l’ambiente in cui si sviluppa Kieslowski è reso ancor più duro da una situazione familiare difficile, a causa della povertà e del padre malato. In questo contesto Kieslowski si appassiona inizialmente al mondo del teatro per poi arrivare in seguito al cinema.
L’idea iniziale è quella di realizzare documentari su situazioni della quotidianità polacca (come la condizione degli operai nelle fabbriche). Una tale rappresentazione del vero viene però osteggiata a livello istituzionale. Kieslowski si sposta quindi sulla fiction, convinto di poter veicolare gli stessi messaggi e contenuti ma con più facilità. L’idea si rivela vincente, i film scuotono e creano grandi divisioni nell’opinione pubblica ma perlomeno vengono diffusi. Il mondo è però ancora in buona parte diviso in due metà, le sue opere e il suo nome in Europa Occidentale sono roba per pochissimi.
Questo fino al 1989, anno in cui Decalogo – serie di 10 mediometraggi indipendenti l’uno dall’altro ispirati ai 10 comandamenti – viene presentato a Venezia suscitando grandissimo interesse. Il tutto pochi giorni prima della Caduta del Muro di Berlino, come a chiudere un grande e strano cerchio sociale, culturale e politico. Da questo momento ricomincia la storia dell’Europa unita e con essa l’approdo di Kieslowski in occidente, cosa che porterà alla realizzazione della Trilogia dei Colori e con essa Film Blu.
La Trilogia dei Colori e Film Blu

L’arrivo di Decalogo a Venezia, insieme a quello di Breve film sull’uccidere – la versione estesa del quinto capitolo della serie di mediometraggi – porta Kieslowski fuori dalla Polonia. L’impatto di queste sue opere fu tale che lo stesso Kubrick, uomo non propriamente generoso di commenti e complimenti, decise di esporsi parlando delle capacità drammaturgiche del regista e del fido sceneggiatore Piesiewicz. Arrivarono presto i primi produttori francesi interessati a produrre nuove opere dell’autore. E dopo un primo esperimento – straordinariamente riuscito – con La doppia vita di Veronica, Kieslowski entrò in contatto col produttore Marin Karmitz e la sua MK2.
L’idea era quella di realizzare una trilogia basata sui colori della bandiera francese, in cui ogni titolo riprendeva uno dei principi rivoluzionari: liberté, egalité, fraternité. Una progetto forte da affidare a un autore polacco e così legato alla sua terra d’origine. E come in Decalogo Kieslowski partiva da un comandamento per poi svariare e donare sfumature drammaturgiche inaspettate, nella Trilogia dei Colori va comporre un pantheon di emozioni, sfumature del dolore che ruotano attorno al principio di appartenenza con una grazia e un’intelligenza che raramente si erano viste all’interno di un’opera cinematografica.
Andare al cinema a vedere Film Blu

Film Blu, con protagonista assoluta Juliette Binoche, è il primo della Trilogia dei Colori e idealmente è il film che porta in scena il principio della libertà. Kieslowski dimostra però subito di non voler rendere banale quel tipo di operazione. O, meglio, di non volerla irrigidire all’interno di uno schema predefinito che porti poi alla libertà. Il film si apre, come tutta la trilogia, con un’inquadratura di oggetti: una ruota e un auto. E da quelli partirà il moto emotivo del film. Senza urlare, Kieslowski lavora attraverso suoni e immagini facendoci sprofondare prima in un percorso di dolore, sofferenza e auto-annullamento per poi successivamente parlarci del principio originario. Una libertà intesa come un profondo processo individuale ed emotivo, lontana da quella sociale o istituzionale. Film Blu, come tutta la Trilogia dei Colori, rappresenta un percorso di crescita straordinario per lo spettatore. E per affrontarlo al meglio non può esserci luogo più indicato di una sala cinematografica.
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