A quasi trent’anni dall’uscita nelle sale, torna al cinema la “trilogia dei colori”, summa indelebile della carriera di Krzysztof Kieślowski. Dopo aver riproposto il primo dei tre film (Tre colori – Film Blu tornato nelle sale del nostro Paese dall’11 al 13 dello scorso Settembre), Lucky Red riporta in sala anche il secondo capitolo della triade: Tre colori – Film Bianco.
Il film, uscito nel 1994, ottenne il premio per la “miglior regia” al Festival di Berlino e, nonostante i quasi trent’anni dall’uscita, mantiene inalterato il suo ruolo cruciale all’interno di una delle migliori trilogie di sempre. Ci siamo fatti un regalo, rivedendolo e recensendolo. Nella speranza di convincere anche voi ad andare al cinema per riassaporare l’arte di Kieślowski.
Tre Colori – Film Bianco: la trama

Il parrucchiere polacco Karol Karol è sposato con la francese Dominique. I due, conosciutisi all’estero e sposatisi in Francia, dopo sei mesi di matrimonio divorziano. L’uomo infatti, dopo la celebrazione del sacramento, non è riuscito a consumare il matrimonio. Terminata l’udienza che sancisce la fine del rapporto, Karol inizia a girovagare per Parigi, senza meta e senza mezzi di sussistenza. Dopo un primo tentativo, anche sessuale, di riconquistare l’amore della moglie, l’uomo inizia a mendicare per provare a tornare in Polonia.
L’incontro con un connazionale in metropolitana, Mikolaj, cambia però la situazione. L’uomo, ascoltata la storia di Karol, decide di aiutarlo: lo mette su un aereo diretto in Polonia nella valigia dello stesso parrucchiere, unico bene rimastogli dopo il matrimonio. Tornato in patria dopo un rocambolesco viaggio, l’atteggiamento di Karol nei confronti del mondo cambia radicalmente. Messi da parte gli abiti dismessi del parrucchiere, l’uomo si dà agli affari, accumulando in breve tempo una enorme fortuna. Nel frattempo, studia il francese e non dimentica il suo passato.
Raggiunto il successo, Karol decide quindi di vendicarsi della moglie. Grazie all’aiuto di Mikolaj (che l’ex parrucchiere ha salvato da un tentativo di suicidio), diventato suo fidato socio, Karol inscena la morte e intesta tutti i suoi beni alla moglie, costringendola ad andare in Polonia. Dopo aver visto la reazione della moglie alla simulazione della sua dipartita, Karol si palesa alla donna e finalmente riesce a consumare il suo matrimonio. Ma il piano non è ancora concluso: la vera vendetta di Karol Karol deve ancora iniziare.
Kieślowski e il revenge-movie d’autore

Abituati come siamo a revenge-movie realizzati in serie, senz’anima e senza scopo, un’opera come Tre colori – Film Bianco spiazza e riempie l’animo dei cinefili. Fare un film “sulla vendetta” senza Liam Neeson che mena le mani e insegue gente a caso è possibile! Eccome!
Krzysztof Kieślowski adatta il suo stile ad un racconto semplice, forse anche già vista, e la sublima, inserendola perfettamente nella sua trilogia. Meno riflessivo di Tre colori – Film Blu e meno concettuale di Tre colori – Film Rosso, Tre colori – Film Bianco ha la fermissima intenzione di raccontare una storia. La storia di un uomo fondamentalmente buono, per cui l’amore (fisico e sentimentale) è diventato un incubo. L’unico modo che ha Karol Karol (un grande Zbigniew Zamachowski) per liberarsi dal macigno dell’amore è quello di accettare il suo cuore spezzato e farne un’arma. La più letale.
Ed è qui che si innesta l’esistenzialismo di Krzysztof Kieślowski. L’uomo buono deve compiere una manovra complicata, un’inversione totale del suo modo di essere e di vedere il modno per poter superare il suo dolore e riprendere in mano la sua vita. Il modo in cui Kieślowski tratta l’anima di Karol è spietato. Lo fa soffrire, lo fa rialzare e lo fa soffrire di nuovo, logorato dal senso di colpa, dal rimpianto e dall’amore che non sembra voler abbandonarlo. Non c’è proprio speranza per i suoi personaggi? Il finale di Tre colori – Film Rosso ci può forse dare una risposta. Certamente, la vita è dura, durissima. E Krzysztof Kieślowski lo sa.
Bianca come il latte

Come per gli altri due film, il bianco non è solo nel nome della pellicola. Il colore è parte integrante della pellicola e permea tutte le scene dell’opera, diventando parte della regia di Kieślowski. Bianchissima è la pelle della donna che spezza il cuore di Karol (interpretata da Julie Deply), bianco è il matrimonio che non si consuma tra i due coniugi, bianco è il paesaggio polacco che fa da sfondo alla vendetta del protagonista.
Bianca, o meglio, candida, è anche l’anima di Karol prima che venga macchiata dal sangue del suo matrimonio. Il bianco si macchia, l’uguaglianza e il rispetto tra i personaggi si dissolve (prima a causa di Dominique, poi a causa dell’uomo, che la inganna quando l’equilibrio sembrava essere finalmente stato ristabilito). L’aspirazione all’equità si spezza, sancendo la fine della speranza cui tende l’ispirazione del film
L’aspirazione infranta: l’inafferrabilità dell’uguaglianza

Tre colori – Film Bianco è l’opera centrale della “trilogia del colori” di Krzysztof Kieślowski. Ispirata dalla bandiera francese, la triade cinematografica di Kieślowski attribuisce ad ogni colore un preciso significato, che il regista inserisce in ogni pellicola. Il blu è il simbolo della libertà (qui per sapere altro sul film), il bianco dell’uguaglianza e il rosso la fratellanza. “Liberté, Égalité, Fraternité“.
In Tre colori – Film bianco i personaggi, volenti o nolenti, cercano l’uguaglianza e il rispetto reciproco, senza tuttavia raggiungere mai lo scopo. Qualcuno è sempre in posizione di vantaggio, di superiorità. Ed è proprio per questo che il matrimonio non funziona, che la vendetta non porta al protagonista nessuna soddisfazione duratura. E la conclusione della pellicola non fa altro che ribadire l’inafferrabilità dell’uguaglianza. E della pace interiore.
Tre Colori – Film Bianco: il secondo tassello di una trilogia da recuperare

Per concludere, Tre colori – Film Bianco è un film da recuperare assolutamente, anche scisso dalle altre due pellicole della trilogia (i film non sono narrativamente legati: solo il concetto generale e alcuni particolari le collegano, oltre al finale di Tre colori – Film Rosso). Ma è tutta la trilogia di Krzysztof Kieślowski a meritare una nuova giovinezza (termine in realtà sbagliato: i tre film non sono mai invecchiati).
Le tre pellicole non sono facili: dolore, rimpianto e vita si mescolano in una formula che solo il compianto regista polacco avrebbe potuto rendere così efficace. Nonostante questo, i film sono sublimi e catartici, girati con uno stile riconoscibile e terribilmente affascinante: in poche parole, sono perle imperdibili che colpiscono l’anima. L’occasione di poterli rivedere al cinema è ghiotta e vi consigliamo di sfruttarla. Anche partendo Tre colori – Film Bianco.