Prima che l’opinione pubblica lo condannasse ad indefiniti anni di purgatorio per le sue malefatte, Louis CK viaggiava speditamente lungo una parabola ascendente di cui non si vedeva l’apice. Dal 1985, anno della sua prima esibizione dal vivo – descritta dal comico come una delle più brutte esperienze della sua vita – la scalata è stata inesorabile, anche se costellata di battute d’arresto.
Come descritto dallo stesso Louis CK durante la serata organizzata dopo la scomparsa del leggendario George Carlin, la sua carriera era entrata in un loop di battute scialbe e banali dal quale non riusciva a vedere l’uscita. Era finito ad esibirsi in ristoranti cinesi dove i presenti non sapevano neanche che sarebbe intervenuto un comico a tentare di farli ridere. Dopo una serata di queste capisce che così non si può andare avanti e, seguendo il modus operandi di George Carlin, decide di rinnovare materiale ogni anno e di eliminare tutto quello scritto negli ultimi 15.
Ecco che quindi nasce il Louis CK che conosciamo noi. Quello che comincia ad approfondire le viscere della sua persona: dal rapporto complicato con le figlie a quello con la cura di sé e la masturbazione (non sempre eseguita in maniera riservata a quanto pare). Il Louis re del politicamente scorretto, ma nei fatti cantore della verità.
Complice l’esperienza di relazione col pubblico accumulata nel corso degli anni, da questo punto in avanti Louis CK riesce a produrre spettacoli destinati a restare negli annali della stand up comedy americana e mondiale.
Non è solamente una questione di contenuti, ma soprattutto di forma. Louis sa perfettamente gestire i tempi comici, sa quando lasciar ridere il pubblico e quando calcare la mano sull’immagine mentale che ci vuole trasmettere. Le situazioni, come da lui stesso confermato, partono da una premessa di realtà, ma sono perlopiù inventate.
Con le tematiche trattate il pubblico può facilmente relazionarsi in modi che non si sarebbe mai aspettato. Louis è capace di guidarti tenendoti per mano in mondi fittizi e poi lasciarti all’improvviso tramite una battuta troppo pesante. Ti fa ridere quasi per inerzia, per poi riprenderti come se nulla fosse successo. È stato definito un “detective della morale” per via della sua capacità di far toccare al proprio pubblico il limite del moralmente accettabile. Un limite che sembra spostare di anno in anno.
Capita purtroppo, però, che nei giorni precedenti alla distribuzione internazionale del suo ultimo lavoro, I Love You, Daddy, il comico di Boston si sia visto costretto a ricomprarne i diritti e, di fatto, a farci perdere l’opportunità di godere della sua ultima fatica finalmente in una sala cinematografica.
In attesa che la nebbia nella quale lui stesso si è cacciato si diradi, tiriamo le fila e cerchiamo di stilare una classifica dei suoi migliori spettacoli. Impresa ardua, ma la redazione di ciakclub.it vi ha abituato a sfide peggiori.
Quindi ecco che ne pensiamo:
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