Tomb Raider, commenti sessisti sul corpo di Alicia Vikander

È l’ultima follia del mondo del cinema e dei social. Alicia Vikander, secondo molti fan del videogioco e del film di Tomb Raider, sarebbe troppo poco formosa per interpretare Lara Croft. Il film, distribuito da Warner Bros., esce nelle sale italiane proprio oggi. Nonostante alcune prese di posizione dure e sessiste nei confronti dell’attrice, il web ha anche reagito positivamente. Diverse persone hanno difeso la Vikander, sostenendo che giudicarla in base a questo sia assurdo.

A scivolare su questi commenti poco opportuni, in particolare è stato un famoso YouTuber, TJ Kirk, che vanta un milione di utenti: “Devo essere io – ha scritto su Twitteril cog*** che dice che le sue tette sono troppo piccole perché io possa vederla come Lara Croft? Devo essere quel tipo? Devo essere quello che lo dice? Credo di sì. Scusate”.

 

La misura del reggiseno non può e non deve precludere a un’attrice la possibilità di interpretare qualsiasi ruolo voglia. Sono di questa idea i tanti fan indignati che hanno risposto a TJ Kirk. Una ragazza ha scritto: “Quando Tomb Raider è stato rilasciato nel 1996, le tette di Lara Croft erano triangolari: smettiamo di comportarci come se le dimensioni del seno di una donna incidessero sulla sua capacità di interpretare Lara Croft. Non mi interessa se tu non vedi Alicia Vikander come Lara. È lei a interpretarla, fattene una ragione”.

 

 

Qualcun’altro ha voluto difendere Alicia Vikander facendo notare come la nuova versione si rifaccia a un’edizione più recente del videogioco, nel 2013, in cui Lara è meno sproporzionata. Nel 1996 le proporzioni dell’eroina erano veramente esagerate; inutile specificare come sia sessista pensare, nel 2018, che una donna d’azione debba avere necessariamente una taglia così grande. Ma soprattutto sproporzionata, tanto da divenire inverosimile. Angelina Jolie, nella prima versione cinematografica, fu addirittura costretta ad imbottire il reggiseno. Ma per fortuna, sul web, c’è ancora qualcuno che ragiona. Ed è anche un’altra piccola vittoria di #MeToo e Time’s Up.

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